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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 CACCIATORI DI DIO - 🇵🇹 CAÇADORES DE DEUS

Aggiornamento: 31 gen 2021



🇮🇹 CACCIATORI DI DIO

Una riflessione per Domenica 17-1-2021

< Gv 1,35-42 (Maestro dove abiti?)


I.

L’amministrazione comunale di una piccola città che aveva dato i natali a un affermato attore di teatro, volle un giorno omaggiare l’illustre concittadino offrendo un banchetto a tutta la popolazione. Durante il banchetto gli invitati chiedevano a turno all’attore di recitare delle poesie o brani famosi da loro scelti e l’attore volentieri proclamava solennemente e magistralmente tutti i testi richiesti dai presenti, con grande soddisfazione generale. Tra gli invitati c’era anche il vecchio e umile parroco di quel paesino e anche lui timidamente fece la sua richiesta: “Vorrei che lei recitasse il mio salmo preferito, il salmo 23: Il Signore è il mio Pastore”. L’attore rispose al parroco: “Si conosco questo salmo e lo reciterò a una condizione, che dopo aver io recitato questo salmo anche lei lo reciti davanti a tutti”. Il parroco, timido com’era, tentò sottrarsi ma dovuto all’insistenza dell’attore e di tutti i presenti, acconsentì. L’attore cominciò a proclamare il salmo con enfasi e prosopopea “Il Signore è il mio Pastore, nulla mi mancherà; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. etc...". Quando terminò, tutti applaudirono con forza. L’attore ringraziò e quindi invitò il parroco, che tentava nascondersi, a recitare il salmo a sua volta. Il parroco si fece forza e cominciò con voce tremante e piena di commozione: “Il Signore è il mio pastore: nulla mi mancherà; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.... Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me”. Quando ebbe terminato, tutti si alzarono commossi e applaudirono. Allora l’attore prese la parola e disse a tutti i presenti: “Avete visto che differenza: io conosco il testo, ma lui conosce il Pastore”.

II.

Questa differenza la si può rincontrare spesso nel rapporto con Dio del quale possiamo avere una conoscenza solo teorica, retorica, esteriore oppure una conoscenza intima, profonda, di amore. Purtroppo si può credere in Dio solo teoricamente senza amarlo o senza conoscerlo veramente. Come per il giovane Samuele che viveva nel tempio tutto il giorno al servizio del sacerdote Eli, ma “non aveva ancora conosciuto il Signore”.

Può succedere che anche noi dopo anni che veniamo in chiesa e ascoltiamo la Parola di Dio, non abbiamo ancora conosciuto il Signore, fatto esperienza di Lui.

III.

Nel bellissimo racconto dell’incontro dei primi discepoli Giovanni e Andrea con il Messia, comprendiamo in che cosa consiste la sequela di Gesù.

Vediamo innanzitutto la grande figura di Giovanni Battista: lui ha saputo indicare il meglio ai suoi discepoli, che non era lui ma Gesù. Sapeva che indicando Gesù avrebbe perduto i suoi discepoli i quali si sarebbero innamorati subito di Lui. Un vero padre vuole il meglio per i suoi figli.

Questi due giovani corrono subito dietro a Gesù che chiede loro: “Che cosa cercate?”. Li mette subito in questione, li fa riflettere su che cosa cercano, su cosa vogliono veramente nella loro vita. Gesù vuole seguaci consapevoli, non credenti che non sanno neppure loro perché credono (“dare ragione della propria fede”).

Questi due giovani entusiasti, discepoli del più grande profeta del tempo, non si accontentano di quello che avevano vissuto fino a quel momento con il Battista, vogliono di più, il meglio, il massimo. E rispondono a Gesù con una domanda un poco impertinente. Invece di chiedere “Chi sei?”, oppure “Qual è il tuo messaggio?”, o “Quali sono i tuoi ideali e progetti?” loro vanno subito dritti al cuore, nell’intimo più profondo: “Maestro, dove dimori?”. Non vogliono una conoscenza teorica di Gesù ma vivere con Lui.

IV.

Anche la risposta di Gesù è sorprendente. Avrebbe potuto dare l’indirizzo della sua abitazione, che ne so “Via Roma 50” o “Piazza della sinagoga 14”, invece no, risponde “Venite e vedrete”. E li portò con se.

È stato un incontro marcante che ha rivoluzionato la loro vita. Dopo 50 anni quando Giovanni scrive il Vangelo ricorda tutti i particolari di quell’incontro, ogni parola detta, gli sguardi, e addirittura l’ora: circa le quattro del pomeriggio (circa, perché a quel tempo si regolavano con il sole, non c’era l’AppleWatch 😅).

Conoscere Gesù è fare esperienza di Lui, è mettersi in moto, in discussione. Bisogna essere giovani dentro, cacciatori che non si accontentano di pochezze o di passare tutta la vita sul divano. Conoscere Gesù è cambiare la propria vita, e quindi cambiare il mondo.

La conoscenza di Gesù non può essere ‘virtuale’ ma reale (belle le rivendicazioni di questi giorni degli studenti di Milano e di Roma che non vogliono una scuola ‘virtuale’: l’insegnamento a distanza, dicono, non è scuola, perché manca la cosa più importante che è l’interazione umana).

Dopo aver conosciuto Gesù i due giovani diventano missionari “Abbiamo conosciuto il Messia”, non possono tenerselo solo per sé e conducono Pietro da Gesù e più tardi, insieme agli altri apostoli e discepoli, portano l’annuncio di Gesù in tutto il mondo.

V.

Essere discepoli di Gesù vuol dire essere dei cacciatori sempre in cammino, mai degli arrivati. Persone capaci di sfide, di cambiamenti, capaci di entusiasmarsi, di appassionarsi. Non persone da divano. Chi aspira passare la sua vita sul divano non potrà mai essere discepolo di Gesù, perché è già morto dentro o si trova in una lenta agonia.

È già morto o condannato a una morte lenta, chi non cerca più, chi rimane sempre lo stesso, immobile, come descrive bene la poesia della scrittrice brasiliana Martha Medeiros (poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda) dal titolo “Lentamente muore...”


Lentamente muore

chi diventa schiavo dell'abitudine,

ripetendo ogni giorno

gli stessi percorsi,

chi non cambia la marcia,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente

chi evita una passione,

chi preferisce il nero sul bianco

e i puntini sulle "i" piuttosto che

un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,

quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

...

Lentamente muore

chi non viaggia,

chi non legge,

chi non ascolta musica,

chi non sa ridere di se stesso.

...

Lentamente muore

chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di

respirare.

...


Ed io concludo: Lentamente muore, chi nella vita non è alla ricerca di Dio, della sua dimora, chi non chiede mai “Maestro dove dimori?”.

Lentamente muore, o forse è già morto, chi vive mescolato nel gregge ma non ha mai conosciuto il Pastore.


(P.Ezio Lorenzo Bono. Se vuoi leggere altre miei riflessioni vedi www.eziobono.com/meditazioni )



🇵🇹 CAÇADORES DE DEUS

Uma reflexão para o domingo 15-1-2021

<Jo 1: 35-42 (Mestre, onde você mora?)


I.

A administração municipal de uma pequena cidade que dera à luz um ator de teatro consagrado, um dia quis homenagear o ilustre concidadão oferecendo um banquete a toda a população. Durante o banquete, os convidados se revezaram pedindo ao ator que recitasse poemas ou passagens famosas por eles escolhidas, e o ator proclamou de bom grado todos os textos solicitados pelos presentes com solenidade e maestria, com grande satisfação geral. Entre os convidados estava também o velho e humilde pároco daquela aldeia e também ele timidamente fez o seu pedido: «Gostaria que o senhor recitasse o meu salmo preferido, o Salmo 23: O Senhor é o meu Pastor». O ator respondeu ao pároco: "Sim, eu conheço este salmo e vou recitá-lo com a condição de que, depois de ter recitado este salmo, o senhor também o recite na frente de todos." O tímido pároco, tentava fugir mas por insistência do ator e de todos os presentes, concordou. O ator começou a proclamar o salmo com ênfase e prosopopéia “O Senhor é o meu pastor, nada me faltará; em pastagens gramadas ele me faz descansar, ele me leva a águas calmas, etc ... ”. Quando ele terminou, todos aplaudiram ruidosamente. O ator agradeceu e convidou o pároco, que tentava se esconder, a recitar o salmo sucessivamente. O pároco preparou-se e começou com voz trémula e emocionada: “O Senhor é o meu pastor: nada me faltará; faz-me descansar em pastos relvados, leva-me a águas calmas ... Se eu tivesse que andar num vale escuro, não temeria mal, porque tu estás comigo ”. Quando ele terminou, todos se levantaram emocionados e aplaudiram. Então o ator falou e disse a todos os presentes: “Vocês viram que diferença: eu conheço o texto, mas ele conhece o Pastor”.

II.

Essa diferença muitas vezes pode ser encontrada na relação com Deus, do qual podemos ter um conhecimento só externo teórico, retórico, ou um conhecimento íntimo e profundo de amor. Infelizmente, è possível acreditar teoricamente em Deus sem amá-lo ou conhecê-lo verdadeiramente. Como foi pelo jovem Samuel que vivia no templo o dia todo a serviço do sacerdote Eli, mas “ainda não conhecia o Senhor”.

Pode acontecer que, depois de anos vindo à igreja e ouvindo a Palavra de Deus, nós também não tenhamos ainda conhecido o Senhor, nem O tenhamos experimentado.

III.

Na bela história do Evangelho do encontro com Jesus dos primeiros discípulos João e André, entendemos em que consiste o seguimento de Jesus.

Vejamos primeiro a grande figura de João Batista: ele soube indicar o melhor aos seus discípulos, que não era ele, mas Jesus. Ele sabia que ao apontar para Jesus perderia seus discípulos que se apaixonariam imediatamente por Ele. Um verdadeiro pai quer o melhor para seus filhos.

Estes dois jovens correm imediatamente atrás de Jesus, que lhes pergunta: "O que procuram?". Ele imediatamente os questiona, faz com que reflitam sobre o que procuram, sobre o que realmente desejam na vida. Jesus quer seguidores conscientes, não crentes que nem mesmo sabem por que crêem ("dê razões para sua fé").

Esses dois jovens entusiastas, discípulos do maior profeta da época, não estão satisfeitos com o que viveram até aquele momento com o Batista, querem mais, o melhor, o máximo. E eles respondem a Jesus com uma pergunta um pouco impertinente. Eles poderiam ter perguntado "Quem é você?", ou "Qual é a sua mensagem?", ou "Quais são seus ideais e planos?". Mas não, vão direto ao coração, no mais profundo: "Mestre, onde moras?". Eles não querem um conhecimento teórico de Jesus, mas sim viver com ele.

IV.

A resposta de Jesus também é surpreendente. Ele poderia ter dado o endereço de sua casa, tipo "Via Roma 50" ou "Praça da sinagoga 14", mas não, Ele responde "Venham e vejam". E Ele os levou consigo.

Conhecer Jesus é experimentá-lo, é colocar-se em movimento, é questionar. É preciso ser jovem por dentro, caçador que não se contenta com poucas coisas ou de passar a vida inteira no sofá. Conhecer Jesus é mudar a vida e, portanto, mudar o mundo.

O conhecimento de Jesus não pode ser 'virtual', mas real (as recentes reivindicações de alunos em Milão e Roma que não querem uma escola 'virtual' são lindas: o ensino à distância, dizem eles, não é escola, porque falta a coisa mais importante que é a interação humana).

Depois do encontro com Jesus, os dois jovens tornam-se missionários “Conhecemos o Messias”, isso não pode ficar com eles sozinhos e assim levam Pedro a Jesus e depois, junto com os outros apóstolos e discípulos, levam o anúncio de Jesus a todo o mundo.

V.

Ser discípulos de Jesus significa ser caçadores que estão sempre em movimento, nunca pessoas que já chegaram. Pessoas capazes de desafios, de mudanças, capazes de se animar, de se apaixonar. E não pessoas no sofá. Quem aspira a passar a vida no sofá nunca poderá ser discípulo de Jesus, porque já está morto por dentro ou em lenta agonia.

Já estão mortos ou condenados a uma morte lenta, aqueles que não buscam mais, aqueles que sempre permanecem os mesmos, imóveis, como ilustra bem o poema da escritora brasileira Martha Medeiros (poema erroneamente atribuído a Pablo Neruda) intitulado "Morre lentamente ..."


Morre lentamente

quem se torna escravo do hábito,

repetindo todos os dias

os mesmos caminhos,

quem não muda de marcha,

que não arrisca e muda de cor de roupa,

quem não fala para quem não conhece.

Morre lentamente

quem evita uma paixão,

quem prefere preto ao branco

e os pontos no "i" em vez de

um conjunto de emoções,

os mesmos que fazem seus olhos brilhar,

aqueles que transformam um bocejo em um sorriso,

aquelas que fazem o coração bater diante do erro e dos sentimentos.

...

Morre lentamente

quem não viaja,

quem não lê,

quem não escuta musica,

que não acha graça em si mesmo.

...

Morre lentamente

que abandona um projeto antes de iniciá-lo,

aqueles que não fazem perguntas sobre tópicos que não conhecem,

que não responde quando lhe perguntam algo que ele sabe.

Vamos evitar a morte em pequenas doses

sempre lembrando que estar vivo

requer muito mais esforço do que simplesmente fazer

respirar.

...


E concluo: morre aos poucos quem na vida não procura Deus, a sua morada, quem nunca pergunta «Mestre onde moras?». Morre lentamente, ou talvez já esteja morto, aquele que vive confuso no rebanho mas nunca conheceu o Pastor.


(P. Ezio Lorenzo Bono. Se você quiser ler outras minhas reflexões veja www.eziobono.com/meditazioni )



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