🇮🇹 CHE FICO!
Una riflessione per la III Domenica QUA-C (20–3-2022)
< Lc 13,1-9 (Il fico sterile)
I.
Conoscete la storiella di quel paesino dove un giorno si scatenò un grande temporale e un fulmine cadde e distrusse il bordello? Alla domenica, il parroco pio e puritano di quella parrocchia, tuonò (anche lui come il temporale) dal pulpito dicendo: “Avete visto? Dio ha fatto giustizia, ha cancellato dal nostro paese quella casa di peccato e di vergogna”. Una settimana dopo un altro temporale si scatenò su quel paesino e un fulmine distrusse la casa del parroco. Non si sa ancora oggi cosa abbia detto il parroco nell’omelia della domenica seguente.
II.
Si tratta di una barzelletta, ma che ha un fondo di verità: Siamo troppo precipitosi a interpretare e giudicare i fatti che succedono nel mondo, spesso attribuendo a Dio ciò che Lui neanche s’è sognato di fare o di dire.
In nome suo si sono fatte guerre, chiamandole addirittura guerre sante, crociate e evangelizzazioni forzate, genocidi non solo i massacri raccontati dalla Bibbia che attribuiscono la vittoria alla protezione di Dio, ma anche in tempi più recenti i nazisti tedeschi esibivano il motto “Gott mit uns” (Dio con noi) accanto alla croce svastica; le forze americane accompagnano le loro missioni di guerra con l’inno “God bless (o “Save”) America” (Dio benedica, salvi l’America); “God Save the Queen” (Dio salvi la regina)per il Regno Unito e numerosi altri esempi.
Anche in questi giorni abbiamo sentito le orribile affermazioni del capo della chiesa ortodossa russa che giustificava l’intervento bellico come giustizia di Dio contro i modelli di vita occidentali (riferimento al gay Pride), e la scioccante citazione di Putin di ieri che ha citato le parole di Gesù per giustificare l’invasione dell’Ucraina. L’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, stimato e noto teologo ha reagito dicendo: «È una strumentalizzazione del Vangelo finalizzata ad una autogiustificazione. […] È certamente un atto sacrilego citare in questo modo il Vangelo e questo aggiunge alle gravissime colpe di cui si sta macchiando quella di una autentica bestemmia: usare Dio per giustificare il male compiuto tocca il vertice dell’immoralità e perfino della follia».
III.
Anche il vangelo di oggi ci parla di un’interpretazione errata di alcuni fatti successi al tempo di Gesù. Sembra che i farisei volessero attribuire al castigo di Dio l’uccisione di quei “poco di buono” di galilei (i galilei erano malvisti dai giudei). Per giustificare il male nel mondo e per non dare la colpa a Dio si diceva che il male, le disgrazie, le malattie erano i castighi di Dio per la colpa dei peccati degli uomini. Ma quando erano colpiti degli innocenti (tipo il cieco dalla nascita) ecco che la colpa era attribuita ai peccati dei genitori il cui castigo ricadeva sui figli. Gesù in più occasioni sostenne che le colpe dei padri non ricadono sui figli, e che Dio non punisce così i “cattivi”. Nel brano di oggi ribatte ai farisei: e allora i diciotto giusti giudei “santi” (o ritenuti tali) morti sotto il crollo di una torre che colpa avevano?
Di fronte al mistero del male nel mondo non riusciamo a dare una spiegazione. Anche Papa Francesco in quell’intervista a “Che tempo che fa”, quando Fabio Fazio gli chiese perché i bambini soffrono, rispose onestamente: “non lo so!”. La sofferenza degli innocenti è un mistero così grande che non possiamo comprendere. E il Papa ha fatto molto bene a dare quella risposta, senza arrampicarsi sui vetri, e ci ha insegnato che piuttosto di dire stupidaggini nel tentativo di spiegare l’inspiegabile è meglio tacere.
IV.
I Rettori delle università della Russia in questi giorni hanno fatto una figura a livello di tutto il mondo accademico mondiale, quando si sono espressi a favore dell’invasione militare giudicando quello di Putin un atto di coraggio. Non solo hanno perso una straordinaria occasione per denunciare il ricorso alla forza nella risoluzione dei conflitti e per riportare il loro capo alla ragione, hanno perso anche un’occasione d’oro per lo meno di fare silenzio, se non avevano il coraggio di prendere posizione contro.
Quello a cui ci troviamo di fronte è una crisi della razionalità e ciò che è più triste è vedere come coloro che devono essere garanti e difensori della razionalità, sono i primi a metterla da parte per sostituirla con la forza.
Per fortuna abbiamo il nostro Papa Francesco nel quale ci identifichiamo che non smette di richiamare gli uomini alla ragione (nel corso della storia più volta la Chiesa ha dovuto difendere la ragione dagli attacchi irrazionali, come ci ricordava Benedetto XVI) ricordandoci che siamo tutti fratelli e che la guerra è sempre una sconfitta dell’umanità.
Come aveva già espresso Francisco Goya nel 1700, il sonno della ragione genera mostri.
V.
Infine Gesù nella sua risposta ai farisei aggiunse la parabola del fico: per anni il padrone della pianta ha cercato frutti ma ha trovato solo foglie. Noi siamo stati fatti per dare frutti e i frutti sono qualcosa che la pianta produce per gli altri, non se li mangia lei. Noi in tutti gli anni della nostra vita che frutti siamo stati capaci di produrre per gli altri? Dopo 20, 40, 60, 80 anni abbiamo dato qualche frutto o abbiamo prodotto solo foglie, e quindi abbiamo vissuto inutilmente sfruttando il nostro posto nel mondo solo per noi stessi?
Dio è paziente, ma non fino all’infinito. Ci dà ancora del tempo per produrre qualcosa di buono, ma alla fine se saremo ancora sterili, saremo tagliati e buttai via. E ognuno dovrà rispondere per sé, e non per i genitori o per i figli.
Qualcuno potrebbe dire: ma io non ho fatto nulla di male contro nessuno. Alla fine saremo giudicati non solo per il male che abbiamo fatto ma anche per il bene che non abbiamo fatto.
Anche nell’altro episodio del fico, Gesù maledice un fico che non aveva frutti (l’evangelista dice che non era la stagione dei fichi) e lo fa seccare. Gesù avrebbe potuto far il miracolo di fargli fare frutti anche fuori stagione. Invece no. Ognuno deve dare i suoi frutti, sempre, anche fuori stagione, perché è sempre il momento di produrre, il momento di dare qualcosa di se agli altri e non solo quando ho la stagione o la luna giusta.
Ecco che allora dobbiamo essere fichi, non tanto nel senso della bellezza ma della bontà: saper produrre e offrire dolcezza (dolce come un fico) in un mondo di amarezza e cattiveria. Questo si che è davvero fico.
🇵🇹 ISSO É MUITO FIXE!
Uma Reflexão para o Terceiro Domingo QUA-C (20-3-2022)
< Lc 13:1-9 (A figueira estéril)
I.
Conhecem a história da pequena aldeia onde um dia rebentou uma grande tempestade e um relâmpago atingiu e destruiu o prostíbulo na zona? No domingo, o piedoso e puritano pároco daquela paróquia trovejou (como a tempestade) do púlpito, dizendo: "Viste? Deus fez justiça, Ele destruiu aquela casa de pecado e de vergonha da nossa terra". Uma semana mais tarde, outra tempestade atravessou a aldeia e um raio destruiu a casa do pároco. Ainda não se sabe o que disse o pároco na sua homilia no domingo seguinte.
II.
É uma piada, mas tem uma base de verdade: somos demasiado rápidos para interpretar e julgar os acontecimentos do mundo, atribuindo frequentemente a Deus o que Ele nem sequer sonhou em fazer ou dizer.
Em seu nome foram travadas guerras, mesmo chamadas de guerras santas, cruzadas e evangelizações forçadas, genocídios (não só os massacres narrados na Bíblia que atribuíam a vitória à protecção de Deus, mas também em tempos mais recentes). Os nazis alemães exibiam o lema "Gott mit uns" (Deus connosco) ao lado da cruz suástica; as forças americanas acompanham as suas missões de guerra com o hino “God bless, save America” Deus abençoe, salve a América; “God Save the Queen” Deus salve a Rainha para o Reino Unido e numerosos outros exemplos.
Também nos últimos dias temos ouvido as declarações horríveis do chefe da Igreja Ortodoxa Russa justificando a intervenção de guerra como justiça de Deus contra os padrões de vida ocidentais (referência ao gay Pride), e as palavras chocantes de Putin citando antes de ontem as palavras de Jesus para justificar a invasão da Ucrânia (“Não há amor maior de quem dá a vida”). O Arcebispo de Chieti-Vasto, Bruno Forte, um respeitado e conhecido teólogo, reagiu dizendo: "É uma instrumentalização do Evangelho que visa a autojustificação. […] É certamente um acto sacrílego citar o Evangelho desta forma e isto acrescenta aos pecados muito graves que ele está a cometer o de autêntica blasfémia: usar Deus para justificar o mal cometido toca o cume da imoralidade e mesmo da loucura".
III.
O Evangelho de hoje fala-nos também de uma má interpretação de certos acontecimentos que tiveram lugar na época de Jesus. Parece que os fariseus queriam atribuir ao castigo de Deus a matança daqueles galileus “trapaçeiros” (os galileus não eram apreciados pelos judeus). Para justificar o mal no mundo e para evitar culpar Deus, se dizia que o mal, a desgraça e a doença eram castigos de Deus pelos pecados da humanidade. Mas quando se tratava de sofrimento dos inocentes (como o cego desde o nascimento) a culpa era atribuída aos pecados dos pais, cujo castigo recaiu sobre os filhos. Jesus disse em várias ocasiões que os pecados dos pais não caem sobre os filhos, e que Deus não castiga os "maus" desta forma. Na passagem de hoje ele responde aos fariseus: “e os dezoito judeus justos que morreram num colapso de torre?”.
Confrontados com o mistério do mal no mundo, somos incapazes de dar uma explicação. Até o Papa Francisco, naquela entrevista na transmissão "Che tempo che fa", quando Fabio Fazio lhe perguntou porque é que as crianças sofrem, respondeu honestamente: "Não sei!”. O sofrimento dos inocentes é um mistério tão grande que não podemos compreender. E o Papa fez muito bem em dar essa resposta, sem trepar os vidros, e ensinou-nos que em vez de dizer coisas estúpidas numa tentativa de explicar o inexplicável, é melhor ficar calados.
IV.
Os Magníficos Reitores das universidades russas nestes dias passaram vergonha diante do mundo académico ao pronunciar-se a favor da invasão militar, definindo a intervenção de Putin um acto de coragem. Não só perderam uma oportunidade extraordinária de denunciar o uso da força na resolução de conflitos e de trazer o seu líder à razão, como também perderam uma oportunidade de ouro para pelo menos se calarem se não tivessem a coragem de tomar uma posição contra o seu chefe.
O que estamos a enfrentar é uma crise de racionalidade e o que é mais triste é ver como aqueles que supostamente são os garantes e defensores da racionalidade, são os primeiros a pô-la de lado e a substituí-la pela força.
Felizmente, temos o nosso Papa Francisco, com quem nos identificamos, que nunca deixa de chamar os homens à razão (ao longo da história a Igreja teve muitas vezes de defender a razão dos ataques irracionais, como falou Bento XVI), recordando-nos que somos todos irmãos e irmãs e que a guerra é sempre uma derrota para a humanidade.
Como Francisco Goya já tinha expresso em 1700, o sono da razão gera monstros.
V.
Finalmente, Jesus na sua resposta aos fariseus acrescentou a parábola da figueira: há anos que o proprietário da planta procurava frutos mas só tinha encontrado folhas. Nós fomos feitos para dar fruto, e o fruto é algo que a planta produz para os outros, não para si própria. Em todos os anos da nossa vida, que frutos conseguimos produzir para os outros? Após 20, 40, 60, 80 anos, teremos dado algum fruto ou teremos produzido apenas folhas, e por isso teremos vivido inutilmente, explorando o nosso lugar no mundo apenas para nós próprios?
Deus é paciente, mas não até ao infinito. Ele ainda nos dá tempo para produzir algo bom, mas no final como nos diz o evangelho hoje, se ainda formos estéreis, seremos cortados e deitados fora. E cada um terá de responder por si, e não pelos seus pais ou pelos seus filhos.
Nem adianta dizer: eu não fiz nada de mal contra ninguém. No final, seremos julgados não só pelo mal que fizemos, mas também pelo bem que não fizemos.
Também no outro episódio da figueira, Jesus amaldiçoa uma figueira que não tinha fruto (o evangelista diz que não era a época dos figos) e faz com que ela seque. Jesus poderia ter feito o milagre de a árvore dar frutos mesmo fora da estação. Mas não. Todos devem dar frutos, sempre, mesmo fora da época, porque é sempre o momento de produzir, o momento de dar algo de si aos outros e não apenas quando a época ou a lua está certa.
Portanto, devemos ser “figos”, não tanto no sentido da beleza (em italiano “figo” significa também bonito, fixe”) mas no sentido da bondade: saber produzir e oferecer doçura (“doce como um figo”) num mundo de amargura e mesquinhez. Isso que é muito fixe (“figo”).
댓글