top of page
Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 COME EDWARD MANI DI FORBICI 🇵🇹 COMO EDWARD MÃOS-DE-TESOURA 🇬🇧 LIKE EDWARD SCISSORHANDS


🇮🇹 COME EDWARD MANI DI FORBICI

(Video e testo in 🇮🇹 italiano)

Commento al Vangelo della V Domenica di Pasqua

Gv 15,1-8  (Io sono la vite e voi i tralci)

I.

Quarant’anni fa, quando ero poco più di un ventenne, uscì l’ultimo dei capolavori dei Pink

Floyd, “The Final Cut”. Era il 1983 e quella era la mia band preferita, avevo tutti i loro dischi e certamente quello fu uno dei gruppi musicali più grandi della storia del rock. Non era chiaro che cosa volessero intendere con quel “Taglio finale”, forse la fine del gruppo (anche se in seguito uscirono altre musiche loro), o più probabilmente la decisione del protagonista del brano  che, in preda al dolore e alla disperazione, pensa di suicidarsi per mettere fine alla sofferenza.  Proprio quando sta per suicidarsi arriva una telefonata (il cui  contenuto non viene svelato) che cambia tutto ed egli desiste dal dare il “taglio finale” alla propria vita. Roger Waters che è il vero autore dell’album (anche se suonato dai Pink Floyd), sembra voler comunicare che quando tutto sembra finito e ci sentiamo sopraffatti dal dolore, avviene qualcosa di inaspettato che cambia la vita.

Quarant’anni prima, e quindi negli anni quaranta, alla ribalta del mondo dell’arte contemporanea era apparso un nuovo artista con un’innovazione originale con la quale sfidava le convenzioni artistiche del tempo e  con le sue tele stimolava una nuova percezione tridimensionale dello spazio e della materia. Si trattava dell’italo-argentino Lucio Fontana con i suoi famosi tagli sulle tele con i quali voleva rompere la superficie tradizionale e esplorare lo spazio e il vuoto fondando così il movimento artistico conosciuto come "Spazialismo", che proponeva appunto una nuova concezione dello spazio nell'arte. Con i suoi tagli fatti con un semplice taglierino, il nostro artista intendeva esplorare le dimensioni fisiche e metafisiche dello spazio, invitando gli spettatori a riflettere sulla loro relazione con l'universo circostante. In questo modo dava un taglio al modo tradizionale di concepire l’arte. Lo stesso Fontana parlava della sua arte come di un'innovazione radicale e come un tentativo di portare l'arte contemporanea verso nuovi orizzonti espressivi e concettuali. Molti fin da subito lo hanno deriso per le sue tele tagliate (chissà quanti hanno pensato: sono capace anch’io di tagliare una tela col taglierino) eppure ancora recentemente in un’asta i suoi “tagli sulle tele” sono stati venduti per milioni di euro.

II.

Anche il Vangelo di oggi ci parla di tagli, come ci dice Gesù “il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. I tagli del Padre agricoltore, non sono tagli per porre fine a qualcosa ma per ricominciare, sono tagli “terapeutici”, e cioè tagli necessari per ridare vita, per produrre frutti migliori.

Domenica scorsa dicevamo dell’artigiano kintsugi che, riparando i cocci rotti incollandoli con oro colato, trasforma il danno in bellezza. Allo stesso modo il Padre agricoltore taglia con la maestria di un artista le parti inutili o morte per creare bellezza e vita. Come il protagonista del film  “Edward, mani di forbici” interpretato da uno straordinario John Deep, che con le sue mani di forbici, trasformava oggetti insignificanti in opere d'arte. Allo stesso modo, attraverso una buona potatura possiamo trasformare le sfide e i dolori della vita in occasioni per crescere, imparare e creare qualcosa di ancora più bello. Ecco che ciascuno di noi deve decidere cosa deve tagliare nella sua vita per poter sbocciare e produrre frutto. Decidere vuol dire etimologicamente “tagliare via”. Prendere una decisione implica necessariamente dei tagli. La nostra nascita stessa è marcata da un taglio, quello del cordone ombelicale, e questo è solo il primo di tanti tagli che dobbiamo operare lungo la vita. Così pure il taglio cesario è un’incisione necessaria per dare vita. Così fino al taglio finale quando ci separeremo da questo mondo. Ma anche il taglio della morte è una taglio necessario per entrare nella vita eterna.

Da qui il coraggio di fare dei tagli lungo la nostra esistenza, per generare vita: la cosa importante è quella di rimanere attaccati alla vite o meglio alla vita che è Gesù: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Se siamo staccati dalla vite non serviamo proprio a null’altro. Gesù ha scelto di proposito l’esempio della vite e i tralci che a differenza di altri rami che se staccati dal tronco possono essere utilizzati per fare qualcosa d’altro, i tralci staccati dalla vite non servono proprio a nulla, se non a essere gettati nel fuoco: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”.

III.

In conclusione.

Come abbiamo visto ci sono tagli e tagli: ci sono tagli buoni  che danno vita come tagliare le relazioni tossiche, le abitudini nocive (i vizi), stress, cose inutili, un passato che non serve più, tagliare i tradimenti, le infedeltà nei confronti delle persone che ci vogliono bene, tagliare la doppia vita. Sono tagli buoni anche se possono far male all’inizio, come i tagli del chirurgo o di un giardiniere. E poi ci sono tagli cattivi che uccidono, tagliano o meglio tolgono la vita, come il tagliare la gola o le vene, o i tagli autolesionisti e autodistruttivi, o quelli di chi si taglia fuori dal mondo e dalle relazioni con gli altri (come i giovani hikikomori o le persone che si autoisolano), i tagli di chi taglia fuori gli altri dalla propria vita.

I tagli di cui ci parla il Vangelo oggi sono tagli buoni, tagli terapeutici che solo possono migliorare la nostra vita. Abbiamo il coraggio di individuare tutto ciò che dobbiamo tagliare e quindi decidiamo (e cioè tagliamo) una volta per tutte.

Forse i nostri tagli non varranno milioni di euro come quelli di Lucio Fontana, né come i “final cut” dei Pink Floyd che nella loro carriera hanno venduto più di 250 milioni di dischi, ma potremo fare come Edward mani di forbici, che ha saputo fare dei veri capolavori con i suoi tagli.  Anche noi tagliando ciò che bisogna eliminare e potando ciò che bisogna vivificare possiamo fare della nostra vita un’opera d’arte. Noi non siamo responsabili dell’incipit del romanzo della nostra vita,  lo siamo però della sua trama e del suo finale.


  • Immagine di fondo: Edward mani di forbice

  • Musica d fondo: Ice Dance - Tim Burton's Edward Scissorhands [HD Piano Cover]


I video (in italiano, portoghese e inglese) dei miei commenti al Vangelo della Domenica li potete trovare sulla mia Pagina Facebook, sul mio canale Youtube o sul mio canale Whatsapp. I testi dei commenti tradotti in inglese e portoghese li potete trovare sulla mia WebPage.






🇵🇹 COMO EDWARD MÃOS-DE-TESOURA

(Vídeo e texto em 🇵🇹 português)

Comentário ao Evangelho do Quinto Domingo de Páscoa

Jo 15,1-8 (Eu sou a videira e vós sois os ramos)


I.

Há quarenta anos, quando eu tinha vinte e poucos anos, foi lançada a última das obras-primas dos Pink Floyd, "The Final Cut". Estávamos em 1983 e essa era a minha banda preferida, eu tinha todos os seus discos e era certamente uma das maiores bandas da história do rock. Não era claro o que eles queriam dizer com esse "Final Cut", talvez o fim da banda (embora mais música deles tenha sido lançada mais tarde) ou, mais provavelmente, a decisão do protagonista da canção que, em sofrimento e desespero, pensa em suicidar-se para pôr fim ao sofrimento. No momento em que está prestes a suicidar-se, chega um telefonema (cujo conteúdo não é revelado) que muda tudo e ele desiste de dar o "corte final" à sua vida. Roger Waters, que é o verdadeiro autor do álbum (embora interpretado pelos Pink Floyd), parece querer comunicar que, quando tudo parece ter acabado e nos sentimos esmagados pela dor, acontece algo inesperado que muda a vida.

Quarenta anos antes, na década de 1940, um novo artista tinha surgido na ribalta do mundo da arte contemporânea com uma inovação original com a qual desafiou as convenções artísticas da época e estimulou uma nova perceção tridimensional do espaço e da matéria com as suas telas. Trata-se do italo-argentino Lucio Fontana, com os seus famosos cortes em telas com os quais pretendia quebrar a superfície tradicional e explorar o espaço e o vazio, fundando assim o movimento artístico conhecido como "Espacialismo", que propunha uma nova concepção do espaço na arte. Com os seus cortes feitos com um simples cortador de caixas, pretendia explorar as dimensões físicas e metafísicas do espaço, convidando o espetador a refletir sobre a sua relação com o universo que o rodeia. Deste modo, rompeu com a forma tradicional de conceber a arte. O próprio Fontana falou da sua arte como uma inovação radical e como uma tentativa de levar a arte contemporânea a novos horizontes expressivos e conceptuais. Muitos troçaram imediatamente dele pelas suas telas cortadas (quem sabe quantos pensaram: também sou capaz de cortar uma tela com um alfinete) e, no entanto, ainda recentemente, num leilão, as suas "telas cortadas" foram vendidas por milhões de euros.

II.

O Evangelho de hoje também nos fala de cortes, quando Jesus nos diz: "Meu Pai é o agricultor. Ele corta todos os ramos que em mim não dão fruto e poda todos os que dão fruto, para que dêem mais fruto". Os cortes do Pai agricultor não são cortes para acabar com algo, mas para recomeçar, são cortes "terapêuticos", isto é, cortes necessários para restaurar a vida, para produzir melhores frutos.

No domingo passado, falámos do artesão kintsugi que, ao reparar as peças partidas, colando-as com ouro derramado, transforma o dano em beleza. Do mesmo modo, o Pai Agricultor corta as partes inúteis ou mortas com a habilidade de um artista para criar beleza e vida. Como o protagonista do filme "Edward, Mãos de Tesoura", interpretado por um extraordinário John Deep, que com as suas mãos de tesoura transformava objectos insignificantes em obras de arte. Da mesma forma, através de uma boa poda, podemos transformar os desafios e as dores da vida em oportunidades para crescer, aprender e criar algo ainda mais belo. É aqui que cada um de nós deve decidir o que precisa de cortar na sua vida para poder florescer e produzir frutos. Decidir significa, etimologicamente, "cortar". Tomar uma decisão implica necessariamente um corte. O nosso próprio nascimento é marcado por um corte, o do cordão umbilical, e este é apenas o primeiro de muitos cortes que temos de fazer ao longo da nossa vida. Assim também, a cesariana é um corte necessário para dar a vida. E assim até ao corte final, quando nos separamos deste mundo. Mas mesmo o corte da morte é um corte necessário para entrar na vida eterna.

Daí a coragem de fazer cortes ao longo de toda a nossa existência, para gerar vida: o importante é permanecer ligado à videira, ou seja, à vida que é Jesus: "Aquele que permanece em mim e eu nele, esse dá muito fruto, porque sem mim nada podeis fazer". Se estivermos desligados da videira, não servimos para nada. Jesus escolheu propositadamente o exemplo da videira e dos ramos que, ao contrário dos outros ramos que, se forem separados do tronco, podem servir para outra coisa, os ramos separados da videira não servem para nada, a não ser para serem lançados ao fogo: "Quem não permanece em mim é lançado fora como o ramo e murcha; depois recolhem-no, lançam-no ao fogo e queimam-no".

III.

Em conclusão.

Como vimos, há cortes e cortes: há cortes bons que dão vida, como cortar as relações tóxicas, os hábitos nocivos (vícios), o stress, as coisas inúteis, um passado que já não faz falta, cortar as traições, a infidelidade às pessoas que nos amam, cortar as vidas duplas. São cortes bons, embora possam doer no início, como os cortes de um cirurgião ou de um jardineiro. E depois há os cortes maus, que matam, cortam, ou melhor, tiram a vida, como o corte de gargantas ou de veias, ou os cortes autodestrutivos e autoagressivos, ou os cortes daqueles que se isolam do mundo e da relação com os outros (como os jovens hikikomori ou pessoas que se isolam), os cortes daqueles que isolam os outros da sua vida.

Os cortes de que nos fala hoje o Evangelho são cortes bons, cortes terapêuticos que só podem melhorar a nossa vida. Tenhamos a coragem de identificar tudo o que precisamos de cortar e depois decidamos (ou seja, cortemos) de uma vez por todas.

Talvez os nossos cortes não valham milhões como os de Lucio Fontana, nem como os “final cut” dos Pink Floyd, que venderam mais de 250 milhões de discos na sua carreira, mas podemos fazer como Edward Mãos-de-Tesoura, que conseguiu fazer verdadeiras obras-primas com os seus cortes. Cortando o que precisa de ser eliminado e podando o que precisa de ser animado, também nós podemos fazer da nossa vida uma obra de arte. Não somos responsáveis pelo incipit do romance da nossa vida, somos, no entanto, responsáveis pelo seu enredo e pelo seu final.


  • Imagem de fundo: Edward Mãos-de-Tesoura

  • Música de fundo: Ice Dance - Tim Burton's Edward Scissorhands [HD Piano Cover].


Os vídeos (em italiano, português e inglês) dos meus comentários ao Evangelho de Domingo podem ser encontrados na minha Página Facebook, no meu canal Youtube ou no meu canal Whatsapp. Os Textos dos comentários traduzidos para inglês e português podem ser encontrados no meu WebPage.






🇬🇧LIKE EDWARD SCISSORHANDS

(Video and text in 🇬🇧 English)

Commentary on the Gospel for the Fifth Sunday of Easter

Jn 15:1-8 (I am the vine and you are the branches)


I.

Forty years ago, when I was in my early twenties, the last of Pink Floyd's masterpieces, "The Final Cut", was released. It was 1983 and that was my favourite band, I had all their records and certainly that was one of the greatest bands in rock history. It wasn't clear what they meant by that 'Final Cut', perhaps the end of the band (although more of their music came out later), or more likely the decision of the protagonist of the song who, in grief and despair, thinks of committing suicide to put an end to the suffering. Just as he is about to commit suicide, a phone call arrives (the contents of which are not revealed) that changes everything and he desists from giving the 'final cut' to his life. Roger Waters, who is the real author of the album (although performed by Pink Floyd), seems to want to communicate that when everything seems to be over and we feel overwhelmed by pain, something unexpected happens that changes life.

Forty years earlier, in the 1940s, a new artist had appeared in the limelight of the contemporary art world with an original innovation with which he challenged the artistic conventions of the time and stimulated a new three-dimensional perception of space and matter with his canvases. This was the Italian-Argentine Lucio Fontana with his famous cuts on canvases with which he wanted to break the traditional surface and explore space and emptiness, thus founding the artistic movement known as 'Spatialism', which proposed a new conception of space in art. With his cuts made with a simple box cutter, he intended to explore the physical and metaphysical dimensions of space, inviting viewers to reflect on their relationship with the surrounding universe. In this way he gave a break with the traditional way of conceiving art. Fontana himself spoke of his art as a radical innovation and as an attempt to take contemporary art to new expressive and conceptual horizons. Many immediately mocked him for his cut canvases (who knows how many thought: I am capable of cutting a canvas with a box cutter too) and yet still recently at an auction his 'cut canvases' sold for millions of euros.

II.

Today's Gospel also speaks to us of cutting, as Jesus tells us 'My Father is the farmer. Every branch in me that bears no fruit, he cuts off, and every branch that does bear fruit, he prunes so that it may bear more fruit'. The cuts of the Father-farmer, they are not cuts to end something but to begin again, they are 'therapeutic' cuts, that is, cuts necessary to restore life, to produce better fruit.

Last Sunday we spoke of the kintsugi craftsman who, by repairing broken pieces by gluing them together with poured gold, transforms damage into beauty. In the same way, the Father Farmer cuts off useless or dead parts with the skill of an artist to create beauty and life. Like the protagonist of the film 'Edward, Scissorhands' played by an extraordinary John Deep, who with his scissorhands, transformed insignificant objects into works of art. In the same way, through good pruning we can turn the challenges and pains of life into opportunities to grow, learn and create something even more beautiful. Here is where each of us must decide what we need to cut back in our lives in order to blossom and produce fruit. To decide means etymologically 'to cut away'. Making a decision necessarily involves cutting. Our birth itself is marked by a cut, that of the umbilical cord, and this is only the first of many cuts we have to make throughout our lives. So too, the caesarean section is a necessary cut to give life. So until the final cut when we separate from this world. But even the cut of death is a necessary cut to enter eternal life.

Hence the courage to make cuts throughout our existence, to generate life: the important thing is to remain attached to the vine, or rather to the life that is Jesus: "He who abides in me, and I in him, bears much fruit, for without me you can do nothing". If we are detached from the vine we are of no use at all. Jesus purposely chose the example of the vine and the branches that, unlike other branches that if detached from the trunk can be used to do something else, branches detached from the vine are of no use at all, except to be thrown into the fire: "Whoever does not abide in me is thrown away like the branch and withers; then they gather it up, throw it into the fire and burn it".

III.

In conclusion.

As we have seen, there are cuts and cuts: there are good cuts that give life such as cutting toxic relationships, harmful habits (vices), stress, useless things, a past that is no longer needed, cutting betrayals, infidelity to people who love us, cutting double lives. These are good cuts even though they may hurt at first, like a surgeon's or a gardener's cuts. And then there are bad cuts that kill, cut or rather take away life, such as cutting throats or veins, or self-destructive cuts, or the cuts of those who cut themselves off from the world and from relationships with others (such as young hikikomori or people who cut themselves off), the cuts of those who cut others off from their lives.

The cuts of which the Gospel speaks to us today are good cuts, therapeutic cuts that can only improve our lives. Let us have the courage to identify all that we need to cut and then decide (i.e. cut) once and for all.

Perhaps our cuts will not be worth millions like those of Lucio Fontana, nor like the 'final cuts' of Pink Floyd, who sold more than 250 million records in their career, but we can do like Edward Scissorhands, who was able to make true masterpieces with his cuts. By cutting what needs to be eliminated and pruning what needs to be enlivened, we too can make our lives a work of art. We are not responsible for the incipit of the novel of our life, we are, however, responsible for its plot and its ending.


  • Background Image: Edward Scissorhands

  • Background music: Ice Dance - Tim Burton's Edward Scissorhands [HD Piano Cover].


The videos (in Italian, Portuguese and English) of my comments on the Gospel of Sunday can be found on my Facebook Page, on my Youtube  channel or on my Whatsapp channel. The texts of the comments translated into English and Portuguese can be found on my WebPage.

47 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2 Post
bottom of page