top of page

🇮🇹 INVICTUS. Indómito 🇵🇹 INVICTUS. Indomável


🇮🇹 INVICTUS. Indómito

(testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la VII Domenica del Tempo Comune A (19-2-2023)

< Mt. 5,38-48 (Amate i vostri nemici)

I.

Invictus (indómito) è la bellissima poesia scritta nel 1800 dal poeta inglese William Ernest Henley, dal letto di un ospedale. Henley per tutta la vita dovette affrontare gravi problemi a causa di una tubercolosi ossea contratta all’età di 12 anni e che causò l’amputazione di una gamba a 17 anni. Henley però non si diede mai per vinto e continuò i suoi studi e in seguito intraprese la carriera giornalistica. Fu un uomo tenace che ispirò anche lo scrittore Robert Louis Stevenson nel suo romanzo “L’isola del tesoro”.

La poesia Invictus che dice:

“Dal profondo della notte che mi ricopre Nera come la fossa da un polo all'altro Ringrazio gli dei qualunque essi siano Per la mia anima indomabile. Nella stretta morsa delle avversità Non mi sono tirato indietro né ho gridato. Sotto i colpi d'ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime Incombe soltanto l'orrore delle ombre. Eppure la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.”

Nelson Mandela diceva che questa poesia gli dava molto coraggio e la leggeva spesso durante i suoi lunghi anni di prigionia durante l’Apartheid in South Africa (27 anni di prigione, 9000 giorni), come viene ricordato nel bellissimo film su di lui di Clint Eastwood (Morgan Freeman e Matt Damon) intitolato appunto “Invictus” (tradotto come “Invincibile”, ma meglio: Invitto, imbattuto, Indomito).

Quando Mandela uscì di prigione e divenne presidente del SudAfrica, tutti i suoi aguzzini e specialmente i Boers (bianchi olandesi) responsabili del regime dell’Apartheid, erano terrorizzati perché si aspettavano una grande vendetta da parte sua. E invece la storia ci racconta come questo grande uomo non solo non si vendicò (anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto: stanza angusta di Robben Island e molte angherie) ma lanciò la campagna di riconciliazione di tutto il paese.

II.

La storia invece, così come molti libri e film, raccontano vicende di grandi vendette, molte delle quali sproporzionatamente esagerate, come quella di Alessandro Magno il quale dopo che gli abitanti dell’Isola di Tiro uccisero i suoi ambasciatori, fece costruire un terrapieno per raggiungere l’Isola , uccise 8000 Tirii e ne vendette 30.000 di loro come schiavi. O come la vendetta di Gengis Khan que distrusse un impero intero perché avevano ucciso i suoi emissari e ambasciatori. O quella di Giulio Cesare che imprigionò e crocifisse tutti i pirati che lo avevano rapito durante un viaggio nel Mar Egeo. O come Pietro figlio di Alfonso IV del Portogallo che una volta divenuto re mandò a catturare tutti i coinvolti nell’uccisione della sua amata Ines de Castro, li fece condannare e strappò a ciascuno il cuore con le sue proprie mani. Così molti romanzi di letteratura (basti pensare al Conte di Montecristo) e molti film che assistiamo ogni giorno, (Giustiziere della notte, L’angelo della vendetta, Revange…) dove per vendicarsi del proprio caro ucciso vengono eliminate decine di persone come se fossero mosche (o come quello che fece fuori tutti i responsabili della morte del suo cane). Pensiamo anche alle sanguinose faide tra clan mafiosi che in un vortice di sangue senza fine distruggono famiglie intere. Oppure le vendette più raffinate a suon di musica, come quella del mese scorso di Shakira che ha lanciato una canzone divenuta virale, contro il suo ex che l’ha lasciata.

III.

Sembra che la vendetta sia qualcosa di fisiologico, un impulso di sopravvivenza per superare l’affronto ricevuto. Spesso però la risposta è esageratamente superiore all’offesa ricevuta. Fu proprio per questo che introdussero la legge dell’ “occhio per occhio, dente per dente” (la legge del taglione che ha le sue origini nel Codice di Hammurabi) proprio per evitare che si facessero stragi per dei graffi ricevuti.

Invece, come abbiamo sentito in queste ultime domeniche dedicate al discorso della montagna (delle Beatitudini), Gesù vuole molto “di più” (Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei…). Il discorso di Gesù oggi giunge al culmine: è stato detto… MA IO VI DICO: “Amate i vostri nemici”. Al contrario, tutte le storie di vendetta citate prima raccontate prima (che sono solo un piccolissimo assaggio) dicono esattamente l’opposto.

Gesù ci dice di amare i nemici, quando noi invece non sappiamo neppure amare come si dovrebbe i nostri amici, né sappiamo amare coloro che non ci fanno del male. Figuriamoci amare chi ci fa del male.

E non basta neanche solo non odiarli.

C’è chi suggerisce di non reagire di fronte alle provocazioni, non vendicarsi ma mostrare loro che siamo felici e questo li farà morire di rabbia, come scrisse la brava poetessa Alda Marini: “La miglior vendetta? La felicità. Non c'è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.” Con tutto il bene e la stima per questa grande poetessa che ha subito tante angherie a causa della sua demenza, non possiamo essere d’accordo con lei, perché anche questa è vendetta, più sottile, ma pur sempre vendetta.

Gesù esige molto di più (questo è il top del messaggio cristiano, come ricordava già Giovanni Papini). Neppure la sapienza orientale ha saputo avvicinarsi a questo ideale. Il famoso proverbio di Confucio che dice di non vendicarsi ma “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico“ in realtà nasconde ancora un desiderio di vendetta. Ti dice di non vendicarti perché questo rovinerebbe la tua vita e la renderebbe angustiata (si ritorcerebbe contro di te) e di lasciare che gli eventi facciano il loro corso (e cioè delegare la tua vendetta al tempo che lo farà meglio di te). Anche il proverbio “La miglior vendetta è il perdono” nasconde ancora in sé un desiderio di vendetta. Il perdono non può essere una vendetta.

Gesù vuole “di più”: non solo non vendicarsi ma amare chi ti fa del male, non per gusti masochistici, ma per essere totalmente libero e liberare anche il tuo persecutore dalla sua propria schiavitù del male.

IV.

Il “di più” che Gesù ci chiede è quello della libertà assoluta. Cosa t’importa se se ne approfittano di te? Se ti considerano un ingenuo.

“Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra” perché chi ti colpisce è più ferito di te. Deve esternare tutto il male che attanaglia facendo del male agli altri. Tu allora pórgigli l’altra guancia, smonta la sua logica di violenza, diventa il suo “sacco della box” contro cui sfogare il dolore che porta dentro di sé.

Se qualcuno è smanioso di possedere, di accumulare e rubare e vuole anche “la tua tunica, tu lasciagli anche il mantello” e cioè tutto ciò che ti copre e rimani solo col perizoma: sarà che nei suoi occhi da arraffone brillerà più luce che nei tuoi occhi di persona libera?

E chi ti costringe a prestargli attenzione “ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due”, per soccorrere il suo grido di aiuto, la sua paura di essere solo, il suo bisogno di affetto.

E allora costoro si scioglieranno come neve al sole, si smonteranno di fronte a qualcuno che non si preoccupa per tutto ciò che loro invece sono angustiati: che non s’importa della reputazione, dell’immagine, dell’onore, del guadagno, del risparmiare il tempo e percepiscono che c’è un qualcosa “di più” che a loro però ancora sfugge.

“Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, perfetti nell’amore, e quindi liberi come il Padre.

V.

Per concludere:

Un giorno, dopo essere diventato presidente del Sudafrica, Nelson Mandela chiese alla sua scorta di andare a pranzo in un ristorante. Egli stesso racconta: «Ci siamo seduti e ognuno di noi ha chiesto ciò che ha voluto. Sul tavolo davanti, c’era un uomo che aspettava di essere servito. Quando gli hanno portato le sue pietanze, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quel signore di unirsi a noi. Il soldato è andato e gli ha trasmesso il mio invito. L’uomo si è alzato, ha preso il suo piatto e si è seduto proprio accanto a me. Mentre mangiava le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal suo cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza guardarmi, gli ho dato la mano e se n’è andato”. Il soldato ha sottolineato: “Presidente, quell’uomo doveva essere molto malato, visto che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava”. “No, assolutamente! - rispose-. La ragione del suo tremore è un’altra. Quell’uomo era il custode della prigione dove sono stato. Dopo che mi torturava, urlavo e piangevo chiedendo un po‘ d’acqua e lui veniva mi umiliava, rideva di me e invece di darmi acqua, urinava nella mia testa. Non è malato, aveva paura che io, ora presidente del Sudafrica, lo mandassi in carcere e gli facessi quello che mi ha fatto lui. Ma io non sono così, questa condotta non fa parte del mio carattere, né della mia etica».

Mandela, come cristiano qual era, aveva capito che “amare i propri nemici” avrebbe liberato lui e loro dal male di cui erano stati tutti prigionieri.


  • Nella musica di sottofondo: 9000 Days - Invictus Theme (Piano Cover + LYRICS)




🇵🇹 INVICTUS. Indomável

(texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o 7º Domingo do Tempo Comum A (19-2-2023)

< Mt 5:38-48 (Amai os vossos inimigos)

I.

Invictus é o belo poema escrito em 1800 pelo poeta inglês William Ernest Henley, a partir de uma cama de hospital. Henley enfrentou graves problemas ao longo da sua vida devido à tuberculose óssea contraída aos 12 anos de idade, que resultou na amputação de uma perna aos 17 anos de idade. Henley, no entanto, nunca desistiu e continuou os seus estudos e mais tarde prosseguiu uma carreira no jornalismo. Foi um homem tenaz que também inspirou o escritor Robert Louis Stevenson no seu romance "A Ilha do Tesouro".

O poema Invictus diz:

"Da profundidade da noite que me cobre

Preta como o poço de pólo a pólo

agradeço aos deuses, sejam eles quais forem,

pela minha alma indomável. No aperto da adversidade não vacilei nem gritei. Sob os golpes do machado do destino

a minha cabeça está a sangrar, mas indomável. Para além deste lugar de ira e lágrimas,

só o horror das sombras se apodera. No entanto, a ameaça dos anos encontra-me,

e vai encontrar-me, sem medo. Não importa quão estreita seja a passagem,

quão cheia de castigo é a vida. Sou o mestre do meu destino:

sou o capitão da minha alma".

Nelson Mandela disse que este poema lhe deu muita coragem e leu-o frequentemente durante os seus longos anos de prisão durante o Apartheid na África do Sul (27 anos de prisão, 9000 dias), como é recordado no belo filme sobre ele de Clint Eastwood (Morgan Freeman e Matt Damon) intitulado 'Invictus' (traduzido como 'Invencível', mas melhor: seria ‘Indomável’).

Quando Mandela saiu da prisão e se tornou presidente da África do Sul, todos os seus algozes e especialmente os bôeres (holandeses brancos) responsáveis pelo regime do Apartheid, ficaram aterrorizados porque esperavam uma grande vingança da sua parte. Em vez disso, a história conta-nos como este grande homem não só não se vingou (embora tivesse tido todo o direito. Eu vi a prisão dele a Robben Island a Cape Town) como lançou uma campanha de reconciliação em todo o país.

II.

A história, por outro lado, assim como muitos livros e filmes, contam histórias de grandes vinganças, muitas delas desproporcionadamente exageradas, como a de Alexandre o Grande que, depois dos habitantes da Ilha de Tiro matarem os seus embaixadores, fez construir um aterro para a Ilha, mandou matar 8000 Tyrianos e venderam 30.000 deles como escravos. Ou a vingança de Genghis Khan que destruiu um império inteiro por terem matado os seus emissários e embaixadores. Ou a de Júlio César que aprisionou e crucificou todos os piratas que o tinham raptado durante uma viagem no Mar Egeu. Ou como Pedro, filho de Afonso IV de Portugal, que uma vez se tornou rei, enviado para capturar todos os envolvidos no assassinato da sua amada Inês de Castro, mandou-os condenar e arrancar o coração de cada um com as suas próprias mãos. Assim, muitos romances literários (pensemos no “Conde de Monte Cristo”) e muitos filmes que vemos todos os dias, (O Justiceiro da Noite, O Anjo da Vingança, Revanche...) onde dezenas de pessoas são eliminadas como se fossem moscas para vingar o seu ente querido assassinado. (ou como aquele que matou todos os responsáveis pela morte do seu cão). Pense também nas disputas sangrentas entre clãs mafiosos que, num turbilhão interminável de sangue, destroem famílias inteiras por vingança. Ou as vinganças mais refinadas ao som da música, como a do mês passado por Shakira que lançou uma canção que se tornou viral, contra o seu ex que a deixou.

III.

Parece que a vingança é algo fisiológico, um impulso de sobrevivência para ultrapassar a afronta recebida. Contudo, muitas vezes, a resposta é exageradamente maior do que a ofensa recebida. Foi precisamente por esta razão que introduziram a lei do "olho por olho, dente por dente" (a lei da retaliação, que tem a sua origem no Código Hamurabi) precisamente para evitar que as pessoas fossem abatidas por arranhões recebidos.

Em vez disso, como ouvimos nestes últimos domingos dedicados ao Sermão da Montanha (das Bem-aventuranças), Jesus quer muito "mais" (se a vossa justiça não exceder a dos escribas e fariseus...). O discurso de Jesus chega hoje ao topo: foi dito... MAS EU VOS DIGO: "Amai os vossos inimigos".

Pelo contrário, todas as histórias de vingança mencionadas anteriormente (que são apenas uma amostra muito pequena) dizem exactamente o oposto.

Jesus diz-nos para amarmos os nossos inimigos, quando nem sequer sabemos amar bem os nossos amigos, nem sabemos amar aqueles que não nos fazem mal. Quanto mais amar aqueles que nos fazem mal.

Nem é suficiente simplesmente não os odiar.

Há aqueles que sugerem não reagir perante a provocação, não se vingando, mas mostrando-lhes que somos felizes e que isso os fará morrer de raiva, como escreveu a boa poetisa Alda Marini: "A melhor vingança? A Felicidade. Não há nada que enlouqueça mais as pessoas do que vê-lo feliz". Com toda a bondade e estima por esta grande poetisa que sofreu tanta angústia por causa da sua demência, não podemos concordar com ela, porque isto também é vingança, mais subtil, mas ainda assim vingança.

Jesus exige muito mais (este é o topo da mensagem cristã, como já recordou Giovanni Papini). Nem mesmo a sabedoria oriental foi capaz de se aproximar deste ideal. O famoso provérbio de Confúcio, que diz para não se vingar, mas "Senta-te à beira do rio e espera, mais cedo ou mais tarde verás passar o cadáver do teu inimigo", na verdade ainda esconde um desejo de vingança. Diz-lhe para não se vingar porque isso arruinaria a sua vida e a deixaria angustiada (iria contra si) e para deixar os acontecimentos seguirem o seu curso (ou seja, delegar a sua vingança no tempo que o fará melhor do que você). Mesmo o provérbio "A melhor vingança é o perdão" ainda esconde dentro dele um desejo de vingança. O perdão não pode ser vingança.

Jesus quer "mais": não só não se vingar, mas amar aqueles que lhe fazem mal, não por gostos masoquistas, mas para ser totalmente livre e libertar até mesmo o seu perseguidor da sua própria escravidão do mal.

IV.

O "mais" que Jesus nos pede é o da liberdade absoluta. Que lhe interessa se eles se aproveitam de ti? Se eles pensam que és ingénuo.

"Se um te dá uma bofetada na face direita, ofereces também a outra" porque aquele que te bate é mais ferido do que tu. Ele tem de exteriorizar todo o mal que lhe prende, ferindo os outros. Ofereces então a outra face, e assim desmantela-se a sua lógica de violência; torna-te o seu "saco de pancada" contra o qual ele pode descarregar a dor que carrega dentro de si.

Se alguém está ansioso por possuir, acumular e roubar e também quer 'a sua túnica, também lhe deixa o seu manto', ou seja, tudo o que te cobre, e fica apenas com a sua tanga: será que nos olhos do seu agarrado brilhará mais luz do que nos seus olhos como uma pessoa livre?

E aqueles que te obrigam a prestar atenção a ele "para o acompanhar durante uma milha, tu com ele fazes duas milhas", para o socorrer no seu grito de ajuda, no seu medo de estar sozinho, na sua necessidade de afecto.

E depois eles derretem-se como neve ao sol, e desmontam-se diante de alguém que não se preocupa com tudo o que preocupa a eles: alguém que não se preocupa com a reputação, com a imagem, com a honra, com ganhar dinheiro, com poupar tempo, e assim percebem que há algo "mais" que ainda lhes escapa.

"Sede, portanto, perfeitos como o vosso Pai celestial é perfeito", perfeitos no amor, e portanto livres como o Pai.

V.

Para concluir:

Um dia, depois de se tornar presidente da África do Sul, Nelson Mandela pediu à sua segurança para ir almoçar a um restaurante. Ele mesmo relata: "Sentámo-nos e cada um de nós pediu o que queria. Na mesa da frente, estava um homem à espera de ser servido. Quando lhe trouxeram a sua comida, eu disse a um dos meus soldados: vai e pede a esse cavalheiro que se junte a nós. O soldado foi e transmitiu-lhe o meu convite. O homem levantou-se, pegou no seu prato e sentou-se mesmo ao meu lado. Enquanto comia, as suas mãos tremiam constantemente e ele não levantava a cabeça da sua comida. Quando terminámos, cumprimentou-me sem olhar para mim, dei-lhe a minha mão e ele foi-se embora". O soldado salientou: "Presidente, aquele homem deve ter estado muito doente, pois as suas mãos não pararam de tremer enquanto comia. "Não, de modo algum! - respondeu ele. A razão do seu tremor foi outra coisa. Aquele homem era o guardião da prisão onde eu estava. Depois de ele me torturar, eu gritava e chorava a pedir água e ele veio e humilhou-me, riu-se de mim e, em vez de me dar água, urinou na minha cabeça. Ele não está doente, tinha medo que eu, agora presidente da África do Sul, o enviasse para a prisão e lhe fizesse o que ele me fez. Mas eu não sou assim, esta conduta não faz parte do meu carácter, nem da minha ética".

Mandela, como o cristão que era, compreendeu que "amar os inimigos" o libertaria, a ele e a eles, do mal do qual todos eram prisioneiros.


  • Na música de fundo: 9000 Days - Invictus Theme (Piano Cover + LYRICS)


21 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentários


Post: Blog2 Post
bottom of page