🇮🇹 MARE FUORI
(Video e testo in 🇮🇹 italiano)
Una riflessione per la XXIII Domenica del Tempo Comune (10–9-2023)
< Mt 18,15-20 (La correzione fraterna)
I.
Questa settimana sono andato a Genova dove ho incontrato i docenti di tre scuole della città e di altre collegate online, ho consigliato loro, per chi non lo avesse ancora fatto, di vedere la famosa serie di Netflix “Mare fuori”.
Nonostante la crudeltà di tante scene che raccontano le vicende di adolescenti rinchiusi in un carcere minorile, è una serie che ritengo molto istruttiva per gli educatori e per i genitori ma anche per gli adolescenti. Ognuno di quei giovani carcerati porta con sé storie drammatiche, fatte di violenze, soprusi, maltrattamenti, che li hanno resi, almeno apparentemente, duri come pietre e a loro volta violenti e crudeli con tutti, tra di loro e con i loro responsabili. In questo spazio di desolazione e di violenza però , ci sono dei fari, dei punti fermi che indicano la strada, sono quei gesti di amicizia sincera e amore vero che dicono che non tutto è perduto… c’è ancora il mare fuori come ripete più volte la canzone della serie: “Nun te preoccupá, guagliò. Ce sta ‘o mare fore” e cioè “Non preoccuparti ragazzo, ci sta il mare fuori. Dietro le sbarre, sotto al cielo ci sta il mare fuori”. Cade proprio a pennello la frase di Karen Blixen: “La cura per ogni cosa è l’acqua salata: sudore, lacrime o mare”. Certo quando si parla di mare e cielo non ci si riferisce semplicemente alle realtà atmosferiche o naturali, ma a qualcosa di più grande alle quali rimandano, che viene da fuori. Questo “mare fuori” per noi rappresenta la Speranza, che è una virtù teologale, e quindi per noi la Speranza è Dio. E quindi non preoccupiamoci, quando tutto sembra perduto, c’è sempre Dio là fuori.
Ciò che commuove nella serie “Mare fuori” è la perseveranza dei responsabili del carcere minorile: la direttrice Paola, il comandante Massimo, l’educatore Beppe e gli altri che non si arrendono mai, neanche dopo cocenti delusioni.
II.
Anche Gesù ci parla di fallimenti nell’educare e correggere i nostri fratelli, ma ci dice pure di non arrendersi mai in questa missione educativa: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo”. Gesù mette in conto il fallimento di questa missione educativa, per questo avverte: “se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”. Nonostante tutte le buone intenzioni nel cercare di andare incontro a chi ha sbagliato, si può fallire di nuovo, ma non bisogna arrendersi nel recuperare il nostro fratello. Infatti Gesù insiste: “Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità”. Ma anche se non ascoltasse la comunità, non ci si deve arrendere. Quando Gesù dice “se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano” non sta decretando una resa o la rinuncia davanti a un caso perduto, come se non ci fosse più niente da fare, ma dice che allora bisogna ricominciare da capo: questo fratello che era già stato evangelizzato e divenuto cristiano dovrà essere ri-evangelizzato e ri-cristianizzato come i pagani e i pubblicani. Quindi la missione educativa non finisce mai. Bisogna ripartire ogni volta.
Quante volte noi invece ci arrendiamo rapidamente, dopo il primo tentativo fallito. Oppure spiattelliamo davanti a tutti gli errori degli altri, con la scusa di dover dire la verità: la verità viene sempre dopo la carità. A cosa vale diffondere la verità del male fatto da qualcuno, se questo non aiuterà a rimarginare le ferite di nessuno ma le allargherà ancora di più? Distruggere le persone diffondendo il male che hanno commesso, è diffamazione, non permette loro di riparare gli errori fatti, ma li farà sprofondare ancora di più nel loro male. L’amore è sempre più grande di tutto, solo l’amore salva, il perdono. Per educare bisogna sapere amare, perdonare ed essere perseveranti.
III.
Per concludere.
Quando ero in Africa sono andato due volte a visitare vicino alla bellissima Cape Town in Sudafrica, il Capo di Buona Speranza, dove si incontrano i due oceani Atlantico e Indiano (anche se in realtà il punto esatto sarebbe il vicino Capo “das Agulhas”). Questo luogo si chiamava prima “Capo delle Tempeste” perché nessuna riusciva a oltrepassare questo punto e tutte le navi vi affondavano a causa delle correnti e delle tempeste. Il primo che vi riuscì nell’impresa fu Vasco di Gama che aprì così il cammino verso le Indie e ribattezzò quel punto col nome di “Capo di Buona Speranza”. Se Vasco di Gama, visto l’insuccesso dei suoi predecessori, avesse rinunciato all’impresa, non avrebbe mai raggiunto il suo obiettivo.
Il buon educatore è colui che non rinuncia mai all’impresa di educare, anche dopo tanti tentativi falliti e Gesù nel vangelo di oggi ci insegna a non arrenderci mai. Quando il “mare dentro” dei nostri figli, fratelli e nostro, pieno di tormenti e di tormente, si incontra con il “mare fuori” di Dio, si scateneranno si delle burrasche, come nell’incontro tra i due oceani del Sudafrica, ma con la perseveranza sarà possibile trasformare il Capo delle Tempeste in un Capo di Buona Speranza, e proseguire così il cammino verso la meta. E allora continuiamo imperterriti il nostro cammino e “Nun te preoccupá, guagliò. Ce sta ‘o mare fore”.
- Immagine di fondo: scena della serie “Mare fuori”.
- Musica di sottofondo: Stefano Lentini: Sonata dell'incontro per pianoforte a quattro mani (della serie “Mare fuori”)
🇵🇹 O MAR LÁ FORA
(Vídeo e texto em 🇵🇹 português)
Uma reflexão para o XXIII Domingo do Tempo Comum (10-9-2023)
< Mt 18,15-20 (Correção fraterna)
I.
Esta semana fui a Génova onde me encontrei com professores de três escolas da cidade e outros ligados online, e aconselhei-os, para aqueles que ainda não o tinham feito, a ver a popular série da Netflix “Mare fuori” (Há o mar lá fora).
Apesar da crueldade de tantas cenas que contam as histórias de adolescentes encerrados numa prisão juvenil, é uma série que considero muito instrutiva para educadores e pais, mas também para os adolescentes. Cada um daqueles jovens reclusos traz consigo histórias dramáticas de violência, abusos, maus tratos, que os tornaram, pelo menos aparentemente, duros como pedras e, por sua vez, violentos e cruéis para com todos, uns com os outros e com os seus responsáveis. Neste espaço de desolação e violência, porém, há faróis, pontos fixos que indicam o caminho, são aqueles gestos de amizade sincera e de amor verdadeiro que dizem que nem tudo está perdido... ainda há o mar lá fora, como repete várias vezes a canção da série: "Nun te preoccupá, guagliò. Ce sta 'o mare fore", ou seja, "Não te preocupes rapaz, há o mar lá fora. Atrás das grades, debaixo do céu, há o mar lá fora". A frase de Karen Blixen "A cura para tudo é a água salgada: suor, lágrimas ou o mar" encaixa-se perfeitamente. É claro que, quando falamos de mar e de céu, não estamos simplesmente a referir-nos a realidades atmosféricas ou naturais, mas a algo maior, que vem de fora. Este "mar lá fora” representa para nós a Esperança, que é uma virtude teologal, e por isso para nós a Esperança é Deus. Por isso, não nos preocupemos, quando tudo parece perdido, há sempre Deus lá fora.
O que comove na série "Mare fuori" é a perseverança dos responsáveis pela prisão juvenil: a directora Paola, o comandante Massimo, o educador Beppe e os outros, que nunca desistem, mesmo depois de amargas desilusões.
II.
Jesus também nos fala de fracassos na educação e na correção dos nossos irmãos, mas também nos diz para nunca desistirmos desta missão educativa: "Se o teu irmão cometer uma falta contra ti, vai e corrigi-o entre ti e ele só". Jesus prevê o fracasso desta missão educativa, e por isso adverte: "Se ele não quiser ouvir, leva mais uma ou duas pessoas contigo, para que tudo se resolva pela palavra de duas ou três testemunhas". Apesar de todas as boas intenções de tentar ir ao encontro de quem errou, podemos voltar a falhar, mas não devemos desistir de recuperar o nosso irmão. De facto, Jesus insiste: "Se ele não quiser ouvir estes, dize-o à comunidade". Mas mesmo que não se ouça a comunidade, não se deve desistir. Quando Jesus diz "se nem sequer quer ouvir a comunidade, seja para ti como para o pagão e o publicano", não está a decretar uma rendição ou uma desistência perante um caso perdido, como se não houvesse mais nada a fazer, mas está a dizer que então é preciso recomeçar: este irmão que já foi evangelizado e se tornou cristão deve ser re-evangelizado e re-cristianizado como os pagãos e os publicanos. Assim, a missão educativa nunca termina. É preciso recomeçar cada vez.
Ao contrário, quantas vezes desistimos rapidamente após a primeira tentativa falhada. Ou então, manifestamos a todos os erros dos outros, com a desculpa de que é preciso dizer a verdade: a verdade vem sempre depois da caridade. De que serve difundir a verdade sobre o mal cometido por alguém, se isso não ajuda a curar as feridas de ninguém, mas apenas as alarga? Destruir uma pessoa, divulgando o mal que ela cometeu, é uma difamação; não lhe permite reparar os males que cometeu, mas fá-la-á afundar-se ainda mais no seu mal. O amor é sempre superior a tudo, só o amor salva, o perdão. Para educar é preciso saber amar, perdoar e ser perseverante.
III.
Para concluir.
Quando estive em África, fui duas vezes visitar, perto da belíssima Cidade do Cabo, na África do Sul, o Cabo da Boa Esperança, onde os dois oceanos, Atlântico e Índico, se encontram (embora o ponto exato seja o vizinho Cabo das Agulhas). Este lugar costumava ser chamado de "Cabo das Tormentas" porque ninguém conseguia passar por este ponto e todos os navios se afundavam ali por causa das correntes e das tempestades. O primeiro a conseguir esta proeza foi Vasco de Gama, que abriu assim o caminho para as Índias e passou a chamar a este ponto "Cabo da Boa Esperança". Se Vasco de Gama, perante o fracasso dos seus antecessores, tivesse desistido da empresa, nunca teria atingido o seu objetivo.
O bom educador é aquele que nunca desiste da empresa de educar, mesmo depois de tantas tentativas falhadas, e Jesus, no evangelho de hoje, ensina-nos a nunca desistir. Quando o "mar interior" dos nossos filhos, nossos irmãos e nosso, cheio de tormentas e tormentos, se encontrar com o "mar lá fora” de Deus, desencadear-se-ão tempestades, como no encontro entre os dois oceanos da África do Sul, mas com a perseverança será possível transformar o Cabo das Tormentas num Cabo da Boa Esperança, e assim continuar o caminho em direção à meta. Por isso, continuemos o nosso caminho sem medo e "Não te preocupes rapaz, há o mar lá fora".
- Imagem de fundo: cena da série "Mare fuori".
- Música de fundo: Stefano Lentini: “Sonata dell'incontro” para piano a quatro mãos (da série "Mare fuori")
🇬🇧 THE SEA OUTSIDE
(Video and text in 🇬🇧 English)
A reflection for the XXIII Sunday of Common Time (10-9-2023)
< Mt 18:15-20 (Fraternal correction)
I.
This week I went to Genoa where I met with teachers from three schools in the city and others connected online, I advised them, for those who had not yet done so, to watch the popular Netflix series “’Mare fuori” (The sea outside).
Despite the cruelty of so many scenes that tell the stories of teenagers locked up in a juvenile prison, it is a series that I think is very instructive for educators and parents, but also for teenagers. Each one of those young inmates brings with them dramatic stories of violence, abuse, mistreatment, which have made them, at least apparently, as hard as stones and in turn violent and cruel to everyone, to each other and to their superiors. In this space of desolation and violence, however, there are beacons, fixed points that show the way, those gestures of sincere friendship and true love that say that all is not lost... there is still the sea outside, as the song of the series repeats several times: “Nun te preoccupá, guagliò. Ce sta 'o mare fore” that is “Don't worry boy, there's the sea outside. Behind the bars, under the sky there is the sea outside”. Karen Blixen's phrase “The cure for everything is salt water: sweat, tears, or the sea” fits right in. Of course, when we speak of sea and sky, we are not simply referring to atmospheric or natural realities, but to something greater to which they refer, which comes from outside. This 'sea outside' for us represents Hope, which is a theological virtue, and so for us Hope is God. And so let us not worry, when all seems lost, there is always God out there.
What is moving in the 'Mare fuori' series is the perseverance of those in charge of the juvenile prison: headmistress Paola, commandant Massimo, educator Beppe and the others who never give up, even after bitter disappointments.
II.
Jesus also speaks to us of failures in educating and correcting our brothers, but he also tells us never to give up in this educational mission: "If your brother commits a fault against you, go and admonish him between you and him alone". Jesus foresees the failure of this educational mission, which is why he warns: “if he will not listen, take one or two more people with you, so that everything may be resolved on the word of two or three witnesses”. In spite of all good intentions in trying to reach out to those who have done wrong, we may fail again, but we must not give up on recovering our brother. In fact, Jesus insists: “If you will not listen to these, tell it to the community”. But even if he does not listen to the community, one must not give up. When Jesus says "if you will not even listen to the community, let it be to you like the pagan and the publican" he is not decreeing a surrender or giving up in the face of a lost case, as if there was nothing more to be done, but he is saying that then we must start again: this brother who had already been evangelised and become a Christian must be re-evangelised and re-christianised like the pagans and publicans. So the educational mission never ends. We must start again each time.
How often do we quickly give up after the first failed attempt. Or we blurt out the errors of others, with the excuse of having to tell the truth: truth always comes after charity. What is the point of spreading the truth of the evil done by someone, if this will not help to heal anyone's wounds but will only make them wider? Destroying people by spreading the evil they have committed is defamation; it does not allow them to mend the wrongs they have done, but will make them sink even deeper into their evil. Love is always greater than everything, only love saves, forgiveness. To educate one must know how to love, forgive and be persevering.
III.
To conclude.
When I was in Africa I went twice to visit near the beautiful Cape Town in South Africa, the Cape of Good Hope, where the two oceans Atlantic and Indian meet (although the exact point would actually be the nearby Cape "das Agulhas"). This place used to be called 'Cape of Storms' because no one could get past this point and all ships sank there because of the currents and storms. The first to succeed in this feat was Vasco di Gama, who thus opened the way to the Indies and renamed this point the 'Cape of Good Hope'. If Vasco di Gama, given the failure of his predecessors, had given up the enterprise, he would never have achieved his goal.
The good educator is the one who never gives up the enterprise of educating, even after so many failed attempts, and Jesus in today's gospel teaches us never to give up. When the "sea inside" of our sons, brothers and ours, full of torments and storms, meets the "sea outside" of God, storms will be unleashed, as in the encounter between the two oceans of South Africa, but with perseverance it will be possible to transform the Cape of Storms into a Cape of Good Hope, and thus continue on the path towards the goal. So let us continue undaunted on our way and “Nun te preoccupá, guagliò. Ce sta ‘o mare fore”, “Don't worry boy, there's the sea outside”.
- Background image: scene from the series 'Mare fuori'.
- Background music: Stefano Lentini: Sonata dell'incontro for piano four hands (from the series "Mare fuori”),
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