🇮🇹 VOGLIAMO VEDERE GESÙ
Una riflessione per la V Domenica, Qua. -B (21-03-2021)
< Gv. 12,20-33 (I greci vogliono vedere Gesù).
I.
Conoscete la storiella dei quattro amici cacciatori che di buon mattino andarono a caccia insieme? Erano: Piero il più forte di tutti, Mario il più intelligente, Giovanni il più giovane e Sergio il più paziente. Mentre camminavano Giovanni disse: “Ho visto la lepre entrare nel bosco”, e subito tutti entrarono nel bosco alla ricerca della lepre. Dopo alcune ore di caccia uno di loro disse: “Sono stanco di cercare, per me non c’è nessuna lepre” e se ne tornò a casa. Verso mezzogiorno un altro disse: “Basta non ce la faccio più, anch’io me ne torno a casa”. Verso le quattro un altro ancora disse: “È tutto il giorno che cacciamo e della lepre neanche l’ombra” e pure lui se ne tornò a casa. Verso sera l’ultimo cacciatore rimasto, riuscì a incontrare la lepre, la prese e se la portò a casa.
Secondo voi, tra Piero il più forte di tutti, Mario il più intelligente, Giovanni il più giovane e Sergio il più paziente, chi tra loro ha preso la lepre?
Logicamente Giovanni, perché fu l’unico che aveva visto la lepre entrare nel bosco, e quindi era sicuro che la lepre c’era e non ha rinunciato a cercare.
II.
Alcuni greci, come abbiamo sentito nel Vangelo, volevano “vedere Gesù”. Il verbo greco “vedere” non indica tanto un guardare esteriormente ma vuol dire conoscere nel profondo. E vanno a chiedere aiuto a un discepolo che “ha visto Gesù”, che lo conosce nel profondo. Chi ha visto Gesù e Lo conosce nel profondo , costui che può indicarLo agli altri. Non chi ne ha solo sentito parlare, come quei cacciatori che avevano sentito parlare della lepre ma loro non l’avevano mai vista, e quindi hanno rinunciato ben presto alla ricerca. Il cacciatore Giovanni invece, l’unico che aveva visto la lepre, sapeva che c’era e l’ha trovata.
Se qualcuno venisse da noi perché sa che siamo credenti, praticanti, che veniamo sempre a messa, e ci chiedesse: “Voglio vedere Gesù”, noi come ci comporteremmo? Come quelli che hanno solo sentito parlare di Gesù o come chi lo conosce nel profondo, ha fatto esperienza di Lui?
III.
Noi cristiani abbiamo la missione di mostrare Gesù agli uomini, ma siamo credibili solo se conosciamo Gesù nel profondo e lo imitiamo. Ghandi ammirava molto Gesù Cristo, e diceva che senza lo studio di Cristo la sua vita era incompleta. Però non diventò mai cristiano e diceva ai suoi correligionari indù di non confondere Cristo con i cristiani, perché questi non mettono in pratica gli insegnamenti di Gesù. Ecco che invece di essere testimoni di Cristo, tante volte diventiamo contro-testimoni, invece di portare gli uomini a “Vedere Gesù”, li allontaniamo da Lui.
IV.
I greci si erano approssimati al Tempio per incontrare Dio, ma per i pagani, nel Tempio c’era un punto invalicabile, oltre il quale non era permesso loro di andare. Ecco che allora, non potendo vedere Dio nel Tempio, lo Spirito porta loro su un cammino nuovo. Vanno da Filippo e chiedono di vedere Gesù. Lo Spirito suggerisce loro che vedere Dio nel Tempio o vedere Gesù è la stessa cosa. Questo è il nuovo modo di vedere Dio: non dentro gli ori e splendori del Tempio, ma attraverso Gesù, che si presenta non nella sua gloria, ma nella sua fragilità, nella sua umanità, nella sua paura “Adesso l’anima mia è turbata”. Si presenta come il chicco di frumento che muore e rimane solo”.
V.
Mancano pochi giorni alla sua morte e Gesù è molto turbato. Ha paura, sarà torturato, abbandonato dai suoi amici, da tutti... ma non dal Padre che fa sentire la sua voce: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”. Anche se sulla croce Gesù dirà “Mio Dio, perché mi hai abbandonato...” in realtà queste sono le parole iniziali di quel salmo che termina con la professione di fede totale in Dio. Dio non abbandona mai i suoi figli.
Anche se Gesù sa che deve morire come il chicco di frumento, sa anche che è per produrre molto frutto. Anche se sa che tutti lo abbandoneranno, sa che quando sarà elevato da terra attirerà TUTTI a sé. Non solo qualcuno, i migliori, i più santi... ma TUTTI.
VI.
Ci prepariamo a cominciare tra pochi giorni la settimana santa, di passione e morte. Ma come abbiamo visto nel Vangelo di oggi: non si può parlare di morte se non parliamo di risurrezione. Non possiamo fermarci alla quattordicesima stazione della Via Crucis dove Gesù è deposto nel sepolcro, senza cantare la quindicesima stazione dove Gesù risorge.
VII.
Vorrei concludere parlando di poesia, perché oggi è la Giornata Mondiale della Poesia. Vi parlo di un confratello poeta della nostra Congregazione della Sacra Famiglia Padre Angelo Ubiali, del quale in questi giorni ricorre il centenario della nascita. Oltre ad essere un grande poeta era pure un uomo di grande fede. Lui aveva visto Gesù, non solo ne aveva sentito parlare. P. Ubiali diceva: “Quello che mi sembra dare tono ai miei versi è la fede, che affratella uomini e cose al Creatore del Cielo, il vero unico poeta”.
Molte delle sue poesie sono rivolte al Signore, termine fisso dei suoi pensieri e della sua lirica, così che la preghiera diventa poesia e la poesia preghiera. Per 18 anni è stato Superiore Generale della nostra Congregazione e contemporaneamente ha portato avanti una ricca attività letteraria come poeta (i suoi tre libri di poesie furono tutti premiati) e di critico letterario. Scrisse poesie fino a poco prima di morire, ormai malato, reso quasi cieco dal diabete e molto provato. Anche se le prove della vita hanno scosso a volte la sua fede (“perché, o Signore, quasi mi dimenticai d’amarti?”; “In quale notte finiranno i miei occhi opachi?”) non ha mai smesso di credere e di seguire il Signore: “Verrò con te Signore, Semmai una croce di cedro mi resta”; “Resto con te o Signore / nella casa dei muri screpolati / senza il rimpianto delle misere cicale”. La Congregazione ha raccolto tutte le sue poesie, molte inedite, e le ha pubblicate in un cofanetto di due volumi.
Il sipario di padre Angelo Ubiali si è chiuso su questa terra, ma il suo canto continua a risuonare tra noi, mentre lui continua ora a cantare insieme al “Creatore del Cielo, il vero e unico poeta” che adesso vede faccia a faccia.
Oggi vi invito tutti a leggere delle poesie, e se riuscite a trovarle, anche quelle di P.Angelo Ubiali. I suoi ultimi versi che ha scritto poco prima di morire, sono perfetti per il giorno che celebriamo oggi dell’inizio di primavera e della giornata mondiale della poesia:
“Vieni, sul prato troverai l’Inaspettato,
Lui, la sempre unica e vera primavera”.
🇵🇹 QUEREMOS VER JESUS
Uma reflexão para o 5º Domingo, QUA. -B (21-03-2021)
<João 12,20-33 (Os gregos querem ver Jesus).
I.
Vocês conhecem a história dos quatro amigos caçadores que foram caçar juntos de manhã cedo? Eram eles: Pedro o mais forte de todos, Mario o mais inteligente, João o mais jovem e Sérgio o mais paciente. Enquanto caminhavam, João diz: “Eu vi a lebre entrar no bosque”, e imediatamente todos entraram no bosque em busca da lebre. Depois de algumas horas de caça, um deles disse: “Cansei de procurar, para mim não há lebre" e foi para casa. Por volta do meio-dia outro disse: "Não aguento mais, vou para casa também". Por volta das quatro horas um outro disse: “Andamos caçando o dia todo e nem sombra da lebre” e ele também foi para casa. Ao anoitecer, o último caçador remanescente conseguiu encontrar a lebre, pegou-a e levou-a para casa.
Na sua opinião, entre Pedro o mais forte de todos, Mario o mais inteligente, João o mais jovem e Sérgio o mais paciente, quem entre eles encontrou a lebre?
Logicamente João, porque ele foi o único que viu a lebre entrar no mato e, portanto, tinha certeza de que a lebre estava lá e não desistiu de procurar.
II.
Alguns gregos, como ouvimos no Evangelho, queriam "ver Jesus". O verbo grego "ver" não indica tanto olhar para fora, mas significa conhecer profundamente. E vão pedir ajuda a um discípulo que "viu Jesus", que o conhece profundamente. É somente quem viu Jesus e O conheceu profundamente, que pode mostrá-Lo aos outros. Não são aqueles que apenas ouviram falar dele, como aqueles caçadores que só ouviram falar da lebre, mas nunca a viram e, portanto, logo desistiram da busca. Em vez disso, o caçador João, o único que tinha visto a lebre, sabia que ela estava lá e a encontrou.
Se alguém viesse a nós porque sabe que somos crentes, praticantes, gente que sempre vai à missa, e nos dissessem: “Quero ver Jesus”, como nos comportaríamos? Como aqueles que só ouviram falar de Jesus ou como aqueles que o conhecem profundamente e fizeram experiência dele?
III.
Nós, cristãos, temos a missão de mostrar Jesus aos homens, mas só temos credibilidade se conhecemos Jesus profundamente e o imitamos. Ghandi admirava muito Jesus Cristo e disse que sem o estudo de Cristo sua vida seria incompleta. Porém, ele nunca se tornou cristão e disse aos seus correligionários hindus para não confundirem Cristo com os cristãos, porque eles não colocam em prática os ensinamentos de Jesus. Eis que, em vez de sermos testemunhas de Cristo, tornamo-nos muitas vezes contra-testemunhas, em vez de conduzir os homens a «ver Jesus», afastamo-los Dele.
IV.
Os gregos se aproximaram do Templo para encontrar Deus, mas para os pagãos, havia um ponto intransponível no Templo, além do qual eles não podiam ir. Então, não podendo ver Deus no Templo, o Espírito os conduz por um novo caminho. Eles vão a Filipe e pedem para ver Jesus. O Espírito sugere que ver Deus no Templo ou ver Jesus é a mesma coisa. Esta é a nova maneira de ver Deus: não pelo ouro e pelo esplendor do Templo, mas por Jesus, que se apresenta não na sua glória, mas na sua fragilidade, na sua humanidade, no seu medo "Agora a minha alma está perturbada" . Parece o grão de trigo que morre e fica só ”.
V.
Faltam alguns dias para sua morte e Jesus está muito angustiado. Ele està con medo, porque será torturado, abandonado pelos amigos ... mas não pelo Pai que faz ouvir a sua voz: "Eu o glorifiquei e de novo o glorificarei". Mesmo que na cruz Jesus diga "Meu Deus, por que me abandonaste ...", na realidade, essas são as palavras iniciais daquele salmo que termina com a profissão de fé total em Deus. Deus nunca nos abandona.
Embora Jesus saiba que deve morrer como o grão de trigo, ele também sabe que é para dar muito fruto.
Mesmo sabendo que todos o abandonarão, ele sabe que quando for elevado atrairá TODOS para si. Não apenas alguém, o melhor, o mais sagrado ... mas TODOS.
VI.
Estamos nos preparando para começar a semana santa da paixão e da morte. Mas, como vimos no Evangelho de hoje: não podemos falar de morte se não falarmos de ressurreição. Não podemos parar na décima quarta estação da Via Crucis, onde Jesus vem sepultado, sem cantar a décima quinta estação onde Jesus ressuscitou.
VII.
Gostaria de concluir falando sobre poesia, porque hoje, além de ser o primeiro dia da primavera, é o dia mundial da poesia. Falo-vos de um irmão poeta da nossa Congregação da Sagrada Família, o Padre Ângelo Ubiali, cujo centenário se festeja nestes dias. Além de grande poeta, era também um homem de grande fé. Ele tinha visto Jesus, não apenas tinha ouvido falar dele. O P. Ubiali costumava dizer: “O que me parece dar tom aos meus versos é a fé, que aproxima os homens e as coisas ao Criador do céu, o único verdadeiro poeta”.
Muitos dos seus poemas são dirigidos a Deus, termo fixo de seus pensamentos e de suas letras, para que a oração se torne poesia e a poesia se torne oração. Durante 18 anos foi Superior Geral de nossa Congregação e ao mesmo tempo exerceu uma rica atividade literária como poeta (seus três livros de poesia foram todos premiados) e como crítico literário. Ele escreveu poesia até pouco antes de sua morte, agora doente, quase cego de diabetes e muito experimentado. Mesmo que as provações da vida às vezes tenham abalado sua fé ("por que, ó Senhor, quase me esqueci de te amar?"; "Em que noite terminarão meus olhos embotados?") Ele nunca deixou de acreditar e seguir. O Senhor: "Eu irei vem contigo Senhor, se de alguma forma me resta uma cruz de cedro ”; “Fico convosco ó Senhor / na casa de paredes fendidas / sem o arrependimento das cigarras miseráveis”. A Congregação reuniu todos os seus poemas, muitos deles inéditos, e os publicou em uma caixa de dois volumes.
A cortina do Padre Ângelo Ubiali fechou-se sobre esta terra, mas o seu canto continua a ressoar entre nós, enquanto ele continua a cantar junto com o "Criador do céu, o verdadeiro e único poeta" que agora ele vê face a face.
Hoje convido a todos a lerem alguns poemas, e se puderem encontrá-los, também os de P. Angelo Ubiali.
Suas últimas linhas, que escreveu poucos dias antes de morrer, são perfeitas para o dia que celebramos hoje no início da primavera e o Dia Mundial da Poesia:
"Venha, no gramado você encontrará o Inesperado,
Ele, a sempre única e verdadeira primavera ”.
🇬🇧 WE WANT TO SEE JESUS
A reflection for the 5th Sunday, Lent -B (21-03-2021)
<John 12.20-33 (The Greeks want to see Jesus).
I.
Do you know the story about four hunting friends who went hunting together early in the morning? They were: Peter the strongest of all, Mario the most intelligent, John the youngest and Sergio the most patient. As they walked John says: "I saw the hare enter the wood", and immediately everyone went into the wood in search of the hare. After a few hours of hunting one of them said: "I'm tired of looking, for me there is no hare" and he went home. Around noon another said: "I just can't take it anymore, I'm going home too". Around four o'clock another said: "We've been hunting all day and not even a shadow of the hare" and he too went home. Towards evening the last remaining hunter met the hare and took it home.
In your opinion, between Peter the strongest of all, Mario the most intelligent, John the youngest and Sergio the most patient, who among them took the hare?
Logically John, because he was the only one who had seen the hare enter the woods, and therefore he was sure that the hare was there and has not given up looking.
II.
Some Greeks, as we heard in the Gospel, wanted to "see Jesus". The Greek verb "to see" does not so much indicate looking outward but it means knowing deeply. And they go to ask for help from a disciple who "has seen Jesus", who know him deeply. Whoever has seen Jesus and knows Him deeply, the one who can show Him to others. Not those who have only heard of it, like those hunters who had heard of the hare but they had never seen it, and therefore soon gave up the search. The hunter Giovanni, on the other hand, the only one who had seen the hare, knew it was there and found it.
If someone came to us because he knows that we are believers, practitioners, we always come to mass, and asked us: “I want to see Jesus”, how would we behave? Like those who have only heard of Jesus or how did those who know him deeply experience him?
III.
We Christians have the mission of showing Jesus to men, but we are credible only if we know Jesus deeply and imitate him. Ghandi greatly admired Jesus Christ, and said that without the study of Christ his life was incomplete. However, he never became a Christian and told his Hindu co-religionists not to confuse Christ with Christians, because they do not put into practice the teachings of Jesus. So, instead of being witnesses of Christ, we often become counter-witnesses. Instead of showing Jesus to people, we turn them away from Him.
IV.
The Greeks had approached the Temple to meet God, but for the pagans, there was an impassable point in the Temple, beyond which they were not allowed to go. So then, not being able to see God in the Temple, the Spirit leads them on a new path. They go to Philip and ask to see Jesus. The Spirit suggests to them that seeing God in the Temple or seeing Jesus is the same thing. This is the new way of seeing God: not through the gold and splendors of the Temple, but through Jesus, who presents himself not in his glory, but in his fragility, in his humanity, in fear of him "Now my soul is upset ". He looks like the grain of wheat that dies and remains alone ”.
V.
There are a few days before his death and Jesus is very upset. He is afraid, he will be tortured, abandoned by his friends ... but not by the Father who makes his voice heard: "I glorified him and I will glorify him again". Even if on the cross Jesus will say "My God, why have you forsaken me ..." in reality these are the opening words of that psalm that ends with the profession of total faith in God. God never abandons us.
Even though Jesus knows that he must die like the grain of wheat, he also knows that it is to produce much fruit.
Even though he knows that everyone will abandon him, he knows that when he is elevated he will draw EVERYONE to him. Not just someone, the best, the holiest ... but ALL.
VI.
We are preparing to begin the holy week of passion and death in a few days. But as we have seen in today's Gospel: we cannot speak of death if we do not speak of resurrection. We cannot stop at the fourteenth station of the Via Crucis where Jesus is laid in the tomb, without singing the fifteenth station where Jesus is resurrected.
VII.
I would like to conclude by talking about poetry, because today, as well as being the first day of spring, is the World Poetry Day. I am speaking to you about a poet brother of our Congregation of the Holy Family, Father Angelo Ubiali, whose centenary of his birth occurs these days. Besides being a great poet he was also a man of great faith. He had seen Jesus, not only had he heard of him. Fr Ubiali used to say: “What seems to me to give tone to my verses is faith, which brings together men and things to the Creator of Heaven, the only true poet”.
Many of the his poems are addressed to the Lord, the fixed term of his thoughts and his lyrics, so that prayer becomes poetry and poetry becomes prayer. For 18 years he was Superior General of our Congregation and at the same time he carried on a rich literary activity as a poet (his three books of poetry were all awarded) and as a literary critic. He wrote poetry until shortly before his death, now ill, almost blind from diabetes and very tried. Even though life's trials have sometimes shaken his faith ("why, oh Lord, did I almost forget to love you?"; “Into what night will my dull eyes end?"), he never stopped believing and following the Lord: “I will go with you Lord, as well a cedar cross remains for me”; "I stay with you O Lord / in the house of cracked walls / without the regret of the miserable cicadas". The Congregation has collected all of his poems, many unpublished, and published them in a two-volume box.
The curtain of Father Angelo Ubiali has closed on this earth, but his song continues to resonate among us, while he now continues to sing together with the "Creator of Heaven, the true and only poet" that he now sees face to face.
Today I invite you all to read some poems, and if you can find them, also those of P. Angelo Ubiali.
The last lines of him that he wrote shortly before he died are perfect for the day we celebrate today in early spring and World Poetry Day:
"Come, on the lawn you will find the Unexpected,
Him, the always unique and true spring ”.
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