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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

CONVERTIRE I FIGLI DI PETER PAN. Commento al Vangelo della XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/07/2024) Mc 6,1-6




I.

Quando anni fa siamo andati in missione in Africa, quello che abbiamo fatto con i confratelli e consorelle fu di metterci a studiare la cultura e le tradizioni locali. Fin dall’inizio abbiamo fatto la scelta di investire le nostre maggiori energie nella pastorale giovanile. Abbiamo  lanciato una nuova pastorale giovanile e aperto un centro per i giovani; alla domenica abbiamo introdotto una santa messa solo per loro e abbiamo rinnovato la catechesi sostituendo i catechisti anziani con catechisti giovani, seguendo il consiglio di Papa Giovanni Paolo II che in quegli anni diceva che nessuno meglio dei giovani può evangelizzare i giovani. E i risultati non si fecero attendere. Al centro giovanile e alla pastorale giovanile in Parrocchia e nei villaggi aderirono migliaia di giovani e ogni anno avevamo centinaia di battesimi e cresime di adolescenti e giovani. La maggioranza di loro erano di famiglie non cattoliche che praticavano la religione tradizionale africana, così che i giovani che abbracciavano il cristianesimo lo facevano per scelta propria e non perché spinti dai loro genitori, anzi spesso  in contrasto con i parenti che li obbligavano invece a partecipare ai riti tradizionali contro la loro volontà. Per questi giovani si trattava dunque di una scelta personale e spesso era un modo di affrancarsi dai genitori e da tradizioni fossilizzate. Per noi missionari quindi è stata una scelta strategica quella di puntare a “convertire" i giovani perché più aperti alla novità, piuttosto che gli adulti e anziani radicati nelle loro tradizioni.

II.

Penso che anche Gesù, quando ha iniziato il suo apostolato, abbia fatto una scelta strategica simile (o meglio siamo noi che avevamo fatto una scelta strategica come la sua), quando decise di cominciare la predicazione non dalla sua piccola e ammuffita cittadina di 200 abitanti qual era Nazareth, ma decise di partire da Cafarnao, una città molto più vivace e aperta alle novità, e da lì cominciò ad avere   i suoi primi seguaci. Sapeva che da Nazareth non avrebbe cavato un ragno dal buco e quindi non valeva la pena spendere  energie vitali in imprese sterili.  Nonostante questo però Gesù ha voluto ugualmente fare un tentativo, come abbiamo sentito nel Vangelo di questa domenica: “venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono”.  Forse Gesù in fondo un poco ci sperava, infatti di fronte all’ostracismo dei suoi concittadini il vangelo ci dice che “si meravigliava della loro incredulità”.  Se era scontato al 100% che non si sarebbero convertiti, Gesù non avrebbe fatto nessun tentativo inutile e soprattutto non si sarebbe affatto meravigliato della loro reazione incredula. E il Vangelo conclude: “Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando”, cioè abbandonò la sua città e se ne andò altrove.

Il teologo Armando Matteo nel suo testo dal titolo “Convertire Peter Pan” parla della odierna crisi dell’adultità e della necessità di convertire gli adulti d’oggi che vogliono restare eternamente adolescenti e non vogliono crescere, proprio come Peter  Pan.  Io penso che invece di sprecare le nostre poche energie nel tentare di convertire i quarantenni o cinquantenni Peter Pan di oggi che sono ossessionati dal mito dell’eterna giovinezza, dovremmo capitalizzare le nostre energie tentando di convertire i “figli di Peter Pan”, che non si sono ancora anchilosati nello scheletro dell’ “homo peterpanicus”.

Certo la sfida consiste nel come intercettare i giovani d’oggi e come inviare gli input della fede, e cioè come raggiungere la modulazione di frequenza giusta per comunicare con loro.

III.

Per concludere.

È di questi giorni la notizia che in Finlandia la polizia usa la musica classica come repellente per i giovani per scoraggiarli dall'organizzare feste rumorose sulle spiagge. Mi verrebbe da suggerire un  “antidoto”  più efficace, quello di celebrare delle messe in spiaggia, e allora si che i giovani sparirebbero del tutto.

Quello che mi sconvolge è che invece di tentare di avvicinare i giovani alla musica classica la si usi come “repellente”, dando per scontato che loro non si avvicineranno mai a quest’arte. Così come noi  abbiamo dato per scontato che i giovani non si avvicineranno mai alle celebrazioni e alla fede e così non facciamo un granché per invertire la situazione.

Per quanto riguarda la musica classica, se i giovani non l’apprezzano, una delle ragioni è perché sono affetti dal cosiddetto “mere-exposure effect” e cioè l’effetto di mera esposizione, un fenomeno psicologico per cui le persone tendono a sviluppare una preferenza per le cose, semplicemente perché hanno familiarità con esse. Lo scienziato che all’inizio dell’800 per primo identificò l’effetto di mera esposizione è stato Robert Zajonc,  per il quale l’esposizione ripetuta di un individuo a uno stimolo è sufficiente a fargli sviluppare un’attitudine più forte verso quello stimolo che si trasforma in piacere che poi riflette sulla vita e su sé stessi. Se in famiglia i giovani non hanno mai ascoltato la musica classica o non sono mai stati introdotti ad essa difficilmente si avvicineranno da soli, in quanto si tratta di un genere di musica molto più complesso di quella a cui sono abituati. Alcuni studi suggeriscono una correlazione tra l'apprezzamento della musica classica e un QI più elevato, tuttavia, anche quelli che hanno un QI normale possono essere educati ad essa.

Così per la fede, se in casa non esiste nessuna familiarità e identificazione con essa, difficilmente i figli potranno avvicinarsene da soli. Da qui allora la necessità di inventare nuovi approcci al di là dello spazio familiare. Se i giovani di oggi si appassionano di tante cose belle e interessanti, come non potranno appassionarsi della cosa più bella e interessante che esista, il messaggio rivoluzionario del Vangelo? Esiste al mondo qualcosa di più straordinario di questo?

Sta a noi inventare nuove strategie e soprattutto, non tralasciamo di coinvolgere in questa missione i pochi giovani che già hanno fatto una scelta di fede, perché come ci ricorda San Giovanni Paolo II, nessuno saprà evangelizzare i giovani meglio dei giovani stessi.


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Ti invito a guardare il videomessaggio di 30 secondi (in italiano, portoghese o inglese) che puoi trovare (generalmente a partire da ogni mercoledì) sul mio profilo Facebook e Instagram, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp.

Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage.

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