🇮🇹 L'EPOCA DELLE PASSIONI TRISTI
(Video e testo in 🇮🇹 italiano)
Una riflessione per la XXXII Domenica del Tempo Comune (12-11-2023)
< Mt 25,1-13 (Parabola delle dieci vergini)
I.
"L'epoca delle passioni tristi" è il titolo dell'interessante libro di Miguel Benasayag che ho letto questa settimana. Questo psicanalista e filosofo sostiene che la nostra epoca è segnata dal disincanto di fronte alle promesse non mantenute della modernità, che prospettavano, col trionfo della ragione (illuminista), uno sviluppo e un benessere per tutti.
Il colpo di grazia a questa teoria illusoria fu dato dal trionfo non del razionalismo ma del nazismo, proprio nella terra germanica, "culla del pensiero razionale, della filosofia, dell'arte e della scienza". "Il secolo XX -dice il nostro autore- ha segnato la fine dell'ideale positivista gettando gli uomini nell'incertezza" che genera un'ideologia della crisi. Il fallimento di questo messianismo laico o ateo ha messo in crisi i "fondamenti stessi della nostra società". Il mondo e il futuro non sono visti più come un desiderio, una promessa, ma come una minaccia, qualcosa dal quale dobbiamo difenderci. "La minaccia è iatrogena, perché tende a rompere tutti i legami che uniscono le persone".
Il neoliberalismo offre come unico idolo l'economicismo e l'utilitarismo per i quali a scuola si dovrà insegnare solo ciò che è utile, che serve, funzionale, efficiente: da qui segue la gerarchia dei mestieri e delle professioni utili e quelle "inutili". Questo progetto utilitarista per Benasayag si può superare educando all'antiutilitarismo. L'utilità della vita è l'"utilità dell'inutile". Pochi giorni fa il Cardinale José Tolentino de Mendonça ha scritto sul giornale Avvenire: "Accanto al pane che rappresenta il necessario, mettiamo la rosa che rappresenta il gratuito" (Accogliere la sorpresa, Avvenire 15-10-2023).
Per far "fronte al dilagare delle passioni tristi", Benasayag intende sviluppare "una prassi governata dalle passioni gioiose", dalla creazione, dal coraggio, creando legami: "Siamo salpati tutti sulla stessa barca e, nella tempesta, nessuno può salvarsi da solo". (Di fronte a una mentalità che abolisce tutti i limiti e tutti i divieti, dobbiamo educare ai limiti e stabilire divieti per "risvegliare i giovani dal sogno di onnipotenza". Andare oltre le ragioni della ragione e educare a creare legami. "I legami non sono i limiti dell' io, ma ciò che conferisce potenza alla mia libertà e al mio essere”).
II.
Nella parabola del Vangelo di oggi delle vergini stolte e di quelle sagge, si può intravedere, secondo me, la rappresentazione delle passioni tristi e delle passioni gioiose.
Le vergini stolte, che fisicamente sono in attesa dell'arrivo del fantomatico sposo, in realtà, mentalmente e spiritualmente non sono lì. Le damigelle nelle cerimonie nuziali, avevano il compito di accogliere lo sposo con le lampade accese, perché in quel tempo non essendoci l'energia elettrica, bisognava illuminare l'oscurità della notte con delle lampade. Le damigelle stolte della parabola però, quando lo sposo arriva, hanno la luce spenta e sono senza olio. L'unica cosa che dovevano fare era di tenere accesa la luce, e loro non l'hanno fatto. Non solo che stoltezza, ma anche che tristezza. Cosa avevano di così importante da fare durante il giorno da non riuscire a trovare il tempo per andare a comprare dell'olio per lo sposo? Ci tenevano così tanto all'arrivo dello sposo che non si sono neanche accorte che non avevano con sé l'olio. O forse non avevano creduto fino in fondo che lo sposo sarebbe arrivato. Magari non conoscevano neanche bene lo sposo, per il quale non valeva poi la pena di scomodarsi tanto.
III.
Dall'altra parte abbiamo invece le vergini sagge, animate da passioni gioiose. Loro si erano preparate per tempo alla venuta dello sposo. Perché loro erano sicure che lo sposo, l'amato, sarebbe arrivato prima o poi. La lampada accesa e l'olio di riserva sono segni dell'amore che c'è: la luce accesa permette non solo di vedere lo sposo, che altrimenti al buio non si potrebbe vedere, ma anche di farsi riconoscere dallo sposo in mezzo all'oscurità.
Certo anche loro si erano addormentate come le stolte, ma forse si sono assopite sognando proprio lo sposo, l'Amato, e al risveglio (“Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.) il sogno diventa realtà, mentre per le stolte il risveglio si trasforma in un incubo: "e la porta fu chiusa.... In verità non vi conosco".
IV.
Durante la nostra vita abbiamo il compito di prepararci all'arrivo finale dello sposo: è un appuntamento per il quale dobbiamo prepararci per tempo, e non arrabattarci all'ultimo minuto correndo dietro a soluzioni improbabili (come goffamente hanno tentato di fare le vergini stolte). Che cosa abbiamo da fare di tanto importante durante la vita, da non trovare il tempo di preparare l'olio, e cioè di prepararci per l'incontro finale con lo Sposo?
La luce accesa è segno dell'amore: se la luce è spenta (e cioè se non amo) non potrò riconoscere lo sposo, l'amato, ci sarà solo il buio. Così pure l'amato non potrà riconoscermi se non ho la luce accesa (se non amo): nell'oscurità non si vede niente. Per questo chi non ama è nelle tenebre. Per questo lo sposo non riconosce le vergini stolte che non si erano preoccupate minimamente durante il giorno di prepararsi all'incontro con lui: "Non vi conosco".
V.
In conclusione.
Pochi anni dopo la pubblicazione di "L'epoca delle passioni tristi" Miguel Benasayag pubblicò: "Oltre le passioni tristi. Dalla solitudine contemporanea alla creazione condivisa". Un libro complesso rivolto soprattutto, anche se non esclusivamente, agli agli “psi”, psicologi, psicanalisti, psicoterapeuti, dove invita a uscire dalle passioni tristi trasformando la propria solitudine e la propria tristezza nella creazione di qualcosa di nuovo, lasciandosi rapire da una passione, da un desiderio, da una vocazione attraverso cui manifestare la propria singolarità e trovare il proprio posto nel mondo.
Dall'epoca delle passioni tristi, possiamo uscirne solo attraverso passioni gioiose, travolgenti. O con "sussulti di umanità" come ha detto Papa Francesco nel Settembre scorso (2023) a Marsiglia, parlando proprio di "passioni tristi". Anche Messaggio della CEI del 31 ottobre 2023 per la 35ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei che si celebrerà il 17 gennaio 2024 alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani porta il titolo “Oltre le passioni tristi. Credenti che contagiano speranza”.
Per noi cristiani il futuro che ci aspetta non è una minaccia dalla quale dobbiamo difenderci, ma il futuro è lo Sposo che viene, e cioé il sogno di un infinito amore che diventa realtà. La via di fuga dalle passioni tristi sono i legami (come dice Benasayag), o come ha detto Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (265):«la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore».
Immagine di fondo: particolare de "Il bacio" di Gustav Klimt
Musica di fondo: Osea. Io l'attireró... (https://www.youtube.com/watch?v=v0U-PAjmpas)
🇵🇹 O TEMPO DAS PAIXÕES TRISTES
(Vídeo e texto em 🇵🇹 português)
Uma reflexão para o XXXII Domingo do Tempo Comum (12-11-2023)
< Mt 25,1-13 (Parábola das dez virgens)
I.
"O tempo das paixões tristes" é o título do interessante livro de Miguel Benasayag que li esta semana. Este psicanalista e filósofo defende que a nossa época é marcada pelo desencanto com as promessas não cumpridas da modernidade, que prometia, com o triunfo da razão (iluminista), desenvolvimento e prosperidade para todos.
O golpe final a esta teoria ilusória foi dado pelo triunfo, não do racionalismo, mas do nazismo, precisamente no país germânico, "berço do pensamento racional, da filosofia, da arte e da ciência". "O século XX", diz o nosso autor, "marcou o fim do ideal positivista, lançando a humanidade na incerteza", gerando uma ideologia de crise. O fracasso deste messianismo laico ou ateu pôs em crise os "próprios fundamentos da nossa sociedade". O mundo e o futuro já não são vistos como um desejo, uma promessa, mas como uma ameaça, algo de que temos de nos defender. "A ameaça é iatrogénica, porque tende a quebrar todos os laços que unem as pessoas".
O neoliberalismo oferece como único ídolo o economicismo e o utilitarismo, para o qual só deve ser ensinado na escola o que é útil, o que serve, o que é funcional, o que é eficaz: daí a hierarquia dos ofícios e das profissões úteis e "inúteis". Este projeto utilitarista de Benasayag pode ser ultrapassado educando para o anti-utilitarismo. A utilidade da vida é a "utilidade do inútil". Há alguns dias, o Cardeal José Tolentino de Mendonça escreveu no jornal Avvenire: "Ao lado do pão que representa o necessário, coloquemos a rosa que representa a gratuidade" (Accogliere la sorpresa, Avvenire 15-10-2023).
Para fazer face à "difusão das paixões tristes", Benasayag pretende desenvolver "uma práxis regida pelas paixões alegres", pela criatividade, pela coragem, pela criação de laços: "Navegámos todos no mesmo barco e, na tempestade, ninguém se pode salvar sozinho". (Face a uma mentalidade que abole todos os limites e todas as proibições, é preciso educar para os limites e estabelecer proibições para "despertar os jovens do sonho da omnipotência". Ir para além da razão e educar para criar laços. "Os vínculos não são os limites do eu, mas o que dá poder à minha liberdade e ao meu ser".
II.
Na parábola evangélica de hoje, das virgens loucas e das virgens sábias, podemos ver, a meu ver, a representação das paixões tristes e das paixões alegres.
As virgens loucas, que fisicamente esperam a chegada do noivo, na realidade estão mental e espiritualmente ausentes. As damas de honor, nas cerimónias de casamento, tinham a tarefa de receber o noivo com lâmpadas acesas, porque naquele tempo não havia eletricidade e a escuridão da noite tinha de ser iluminada com lâmpadas. Mas as damas de honor insensatas da parábola, quando o noivo chegou, tinham as lâmpadas apagadas e não tinham azeite. Tudo o que tinham de fazer era manter a luz acesa, e não o fizeram. Não só que tolice, mas também que tristeza. O que é que elas tinham de tão importante para fazer durante o dia para não terem tempo de ir comprar azeite para o noivo? Preocupavam-se tão pouco com a chegada do noivo que nem sequer se aperceberam de que não tinham azeite consigo. Ou talvez não tivessem acreditado plenamente que o noivo chegaria. Talvez nem sequer conhecessem bem o noivo, para quem não valia a pena dar-se a esse trabalho.
III.
Por outro lado, temos as virgens prudentes, animadas por paixões alegres. Elas tinham-se preparado atempadamente para a vinda do noivo. Porque tinham a certeza de que o noivo, o amado, viria mais cedo ou mais tarde. A lâmpada acesa e o óleo de reserva são sinais do amor que existe: a luz acesa permite não só ver o noivo, que de outra forma não poderia ser visto na escuridão, mas também ser reconhecido pelo noivo no meio da escuridão.
É certo que também elas tinham adormecido como as virgens loucas, mas talvez tenham adormecido a sonhar com o noivo, o Amado, e, ao acordar ("Eis o noivo! Ide ao seu encontro!"), o sonho torna-se realidade, enquanto para as virgens loucas o acordar se transforma num pesadelo: "a porta estava fechada.... Em verdade, não vos conheço".
IV.
Ao longo da nossa vida, temos a tarefa de nos prepararmos para a chegada final do esposo: é um encontro para o qual nos devemos preparar atempadamente, e não andar em cima da hora a inventar soluções improváveis (como tentaram desajeitadamente as virgens loucas). O que é que temos a fazer de tão importante na vida, que não arranjamos tempo para preparar o azeite, ou seja, para nos prepararmos para o encontro final com o Esposo?
A luz acesa é um sinal de amor: se a luz estiver apagada (ou seja, se eu não amar) não poderei reconhecer o noivo, o amado, haverá apenas escuridão. Do mesmo modo, o amado não me poderá reconhecer se eu não tiver a luz acesa (se não amar): na escuridão não se vê nada. É por isso que aquele que não ama está nas trevas. É por isso que o noivo não reconhece as virgens loucas que não tiveram o menor cuidado durante o dia em preparar-se para o encontro com ele: "Não vos conheço".
V.
Conclusão.
Alguns anos após a publicação de "O tempo das paixões tristes", Miguel Benasayag publicou "Para além das paixões tristes. Da solidão contemporânea à criação partilhada". Um livro complexo dirigido sobretudo, embora não exclusivamente, aos "psi", psicólogos, psicanalistas, psicoterapeutas, onde nos convida a sair das paixões tristes transformando a nossa própria solidão e tristeza na criação de algo novo, deixando-nos arrebatar por uma paixão, um desejo, uma vocação através da qual manifestamos a nossa própria singularidade e encontramos o nosso lugar no mundo.
Do tempo das paixões tristes, só podemos emergir através de paixões alegres e avassaladoras. Ou com "suspiros de humanidade", como disse o Papa Francisco em setembro passado (2023) em Marselha, falando a respeito das "paixões tristes". A Mensagem da CEI de 31 de outubro de 2023 para a 35ª Jornada para o Aprofundamento e Desenvolvimento do Diálogo entre Católicos e Judeus, (a celebrar a 17 de janeiro de 2024, na véspera da Semana de Oração pela Unidade dos Cristãos), tem também o título "Para além das paixões tristes. Os crentes infundem esperança".
Para nós, cristãos, o futuro que nos espera não é uma ameaça da qual nos devemos defender, mas o futuro é o Esposo que vem, o sonho de um amor infinito que se torna realidade. A saída para as paixões tristes são os laços (como diz Benasayag), ou como disse o Papa Francisco na Evangelii Gaudium (265): "a nossa tristeza infinita só pode ser curada por um amor infinito".
Imagem de fundo: pormenor da obra O Beijo, de Gustav Klimt
Música de fundo: Osea. Io l'attireró... (https://www.youtube.com/watch?v=v0U-PAjmpas)
🇬🇧 THE SEASON OF THE SAD PASSIONS
(Video and text in 🇬🇧 English)
A reflection for the XXXII Sunday of Common Time (12-11-2023)
< Mt 25:1-13 (Parable of the Ten Virgins)
I.
"The Season of the Sad Passions" is the title of the interesting book by Miguel Benasayag that I read this week. This psychoanalyst and philosopher argues that our age is marked by disenchantment with the unfulfilled promises of modernity, which promised, with the triumph of reason (Enlightenment), development and prosperity for all.
The coup de grace to this illusory theory was delivered by the triumph not of rationalism but of Nazism, precisely in the Germanic land, 'the cradle of rational thought, philosophy, art and science'. "The 20th century," says our author, "marked the end of the positivist ideal by throwing mankind into uncertainty," generating an ideology of crisis. The failure of this secular or atheistic messianism has thrown into crisis the 'very foundations of our society'. The world and the future are no longer seen as a desire, a promise, but as a threat, something from which we must defend ourselves. "The threat is iatrogenic, because it tends to break all the bonds that unite people".
Neo-liberalism offers as its only idol economicism and utilitarianism, for which only what is useful, serving, functional, efficient should be taught in school: hence the hierarchy of useful and 'useless' trades and professions follows. This utilitarian project for Benasayag can be overcome by educating to anti-utilitarianism. The utility of life is the "utility of the useless". A few days ago, Cardinal José Tolentino de Mendonça wrote in the newspaper Avvenire: "Next to the bread that represents the necessary, let us place the rose that represents the gratuitousness" (Accogliere la sorpresa, Avvenire 15-10-2023).
To cope with "the spread of sad passions", Benasayag intends to develop "a praxis governed by joyful passions", by creation, by courage, by creating bonds: "We have all sailed in the same boat and, in the storm, no one can save himself". (In the face of a mentality that abolishes all limits and all prohibitions, we must educate about limits and establish prohibitions to "awaken young people from the dream of omnipotence". Go beyond reason and educate to create bonds. "Bonds are not the limits of the self, but what gives power to my freedom and my being”).
II.
In today's Gospel parable of the foolish virgins and the wise virgins, one can see, in my opinion, the representation of sad passions and joyful passions.
The foolish virgins, who physically are waiting for the arrival of the bridegroom, are actually mentally and spiritually not there. The bridesmaids in wedding ceremonies, had the task of welcoming the bridegroom with lighted lamps, because in those days there was no electricity, and the darkness of the night had to be illuminated with lamps. The foolish bridesmaids in the parable, however, when the bridegroom arrived, had their lights out and were without oil. All they had to do was to keep the light on, and they did not. Not only what foolishness but also what sadness. What did they have so important to do during the day that they could not find time to go and buy oil for the bridegroom? They cared so much about the arrival of the bridegroom that they did not even realise that they did not have any oil with them. Or maybe they had not fully believed that the bridegroom would arrive. Perhaps they did not even know the bridegroom well, for whom it was not worth the trouble.
III.
On the other hand, we have the wise virgins, animated by joyful passions. They had prepared themselves in good time for the coming of the bridegroom. For they were sure that the bridegroom, the beloved, would come sooner or later. The lighted lamp and the spare oil are signs of the love that is there: the light that is lit makes it possible not only to see the bridegroom, who otherwise could not be seen in the dark, but also to be recognised by the bridegroom in the midst of the darkness.
Of course, they too had fallen asleep like the foolish women, but perhaps they dozed off dreaming of the bridegroom, the Beloved, and on awakening ("Behold the bridegroom! Go meet him!") the dream becomes reality, while for the foolish women awakening turns into a nightmare: "and the door was shut.... Verily I do not know you''.
IV.
Throughout our lives we have the task of preparing ourselves for the final arrival of the bridegroom: it is an appointment for which we must prepare in good time, and not scramble at the last minute to come up with improbable solutions (as the foolish virgins clumsily attempted to do). What do we have to do that is so important in life, that we do not find time to prepare the oil, that is, to prepare ourselves for the final meeting with the Bridegroom?
The light on is a sign of love: if the light is off ( if I do not love) I will not be able to recognise the bridegroom, the beloved, there will only be darkness. Similarly, the beloved will not be able to recognise me if I do not have the light on (if I do not love): in the darkness one cannot see anything. That is why he who does not love is in darkness. That is why the bridegroom does not recognise the foolish virgins who had not taken the slightest care during the day to prepare themselves for the meeting with Him: "I do not know you".
V.
In conclusion.
A few years after the publication of "The Season of the Sad Passions" Miguel Benasayag published "Beyond the Sad Passions. From contemporary solitude to shared creation'. A complex book addressed above all, though not exclusively, to "psy", psychologists, psychoanalysts, psychotherapists, where he invites us to come out of the sad passions by transforming our own loneliness and sadness into the creation of something new, by allowing ourselves to be enraptured by a passion, a desire, a vocation through which to manifest our own singularity and find our place in the world.
From the age of sad passions, we can only emerge through joyful, overwhelming passions. Or with 'gasps of humanity' as Pope Francis said last September (2023) in Marseilles, speaking precisely of the 'sad passions'. The CEI's Message of 31 October 2023 for the 35th Day for the Deepening and Development of Dialogue between Catholics and Jews (to be celebrated on 17 January 2024 on the eve of the Week of Prayer for Christian Unity) also bears the title 'Beyond the Sad Passions. Believers infusing hope'.
For us Christians, the future that awaits us is not a threat from which we must defend ourselves, but the future is the coming Bridegroom, the dream of an infinite love that becomes reality. The way out of sad passions are bonds (as Benasayag says), or as Pope Francis said in Evangelii Gaudium (265): "our infinite sadness can only be cured by an infinite love".
Background image: detail from Gustav Klimt's The Kiss
Background music: Osea. Io l'attireró... (https://www.youtube.com/watch?v=v0U-PAjmpas)
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