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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 TOMAS TRANSTRÖMER. IL POETA DEL SILENZIO 🇵🇹 TOMAS TRANSTRÖMER. O POETA DO SILÊNCIO




🇮🇹 TOMAS TRANSTRÖMER. IL POETA DEL SILENZIO

(Video e testo in 🇮🇹 italiano)

Commento al Vangelo della Domenica 28 gennaio 2024 (IV. TO-B)

Mc 1,21-28  (Taci. Esci da lui)

I.

Sapete chi è stato definito “Il poeta del silenzio”? Tomas Tranströmer, il maggiore poeta svedese,  e uno dei più grandi poeti contemporanei, morto nel 2015. Fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2011 con la seguente motivazione: «Perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà». Fu definito "il poeta del silenzio" perché “la sua poesia si concentra profondamente sull'esplorazione del silenzio in molteplici sfaccettature, trasformandolo in una dimensione ricca di significato e ispirazione poetica”.

Il Silenzio è concepito non come assenza di rumore ma come presenza tangibile, quasi palpabile, come spazio per la contemplazione e la ricerca di un significato più profondo. Il silenzio "parla" di  una verità che non può essere detta espressamente con le parole. Tomas Tranströmer nelle sue poesie intrise di spiritualità manifesta la sua abilità nel catturare e esplorare il silenzio, la sua capacità di fare parlare il silenzio.

II.

Quello che mi impressiona nella pagina di Vangelo di questa domenica, che tratta del primo discorso ufficiale di Gesù alla sinagoga di Cafarnao, è che l'evangelista Marco non ha riportato nemmeno una parola di quel discorso.  Sarebbe come se un giornalista che deve fare una relazione sulla cerimonia del primo discorso di insediamento del presidente d’America e non riportasse nemmeno una parola di quel  discorso.  L’evangelista Marco parla invece delle reazioni al discorso di Gesù da parte degli ascoltatori e di quell’uomo posseduto da uno spirito impuro, che rappresenta l’umanità.  A quell’uomo posseduto che lo attacca con le sue domande e affermazioni,  Gesù dice “Taci”. Lui che per trent’anni ha vissuto nel silenzio prima di iniziare la sua missione pubblica, ha tutta l’autorità per dire a qualcuno “taci, fai silenzio”.  Tra le prime parole pronunciate da Gesù c'è il richiamo al silenzio. E le parole seguenti: “Esci da lui”, sono un grido di liberazione. Gesù attraverso quell'uomo che rappresenta tutti noi,  ci comanda di liberarci dai nostri rancori verso Dio (“Che cosa vuoi da noi?”), di liberarci dai timori nei confronti di Dio (“Sei venuto a rovinarci?”), di liberarci dalla supponenza  davanti a Dio (“Io so chi tu sei”). Tacere e liberarsi dai condizionamenti per mettersi in ascolto.

Ernest Hemingway aveva detto “Ci vogliono due anni per imparare a parlare e cinquanta per imparare a tacere”. Perché è molto più difficile imparare a tacere che imparare a parlare. Gesù ha prima imparato a tacere per 30 anni, prima di cominciare a parlare. Non trent'anni vuoti ma pieni della presenza di Dio che gli parlava nel Silenzio.

III.

Il Silenzio scelto consapevolmente e non quello subito a causa dell'isolamento, è stato riscoperto dalla scienza come foriero di  innumerevoli vantaggi al nostro benessere psicofisico. Praticare il silenzio cambia la percezione di noi stessi e di quello che ci circonda, ci aiuta a osservare meglio le persone e comprendere meglio le emozioni che traspaiono dai loro volti. Ci insegna a guardare negli occhi una persona per capire meglio che con le parole cosa sta passando, perché le parole possono mentire, ma gli occhi mai. Il Silenzio affina la nostra capacità di leggere gli occhi, gli occhi spenti che trasmettono una tristezza infinita e gli occhi poetici che trasmettono perdono.

Comunicare nel silenzio ci esonera dall'angustia di ricercare sempre le parole giuste al momento giusto, ci infonde pace. Il poeta-cardinale José Tolentino de Mendonça nel suo articolo "Elogio del Silenzio" dice "Siamo analfabeti del silenzio ed è questo uno dei motivi per cui non sappiamo vivere nella pace".

Il Silenzio è il luogo sacro attraverso il quale Dio comunica con noi. Nel frastuono della vita quotidiana non possiamo percepire il sussurro di Dio. Pregare è stare in Silenzio davanti a Dio, pregare non è parlare ma ascoltare.

La cosa che più mi ha colpito nella settimana della giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona nell'estate scorsa, non è stata l'allegria, la festa, i colori o la bellezza di quella gioventù, tutte cose straordinarie, ma il silenzio assoluto durante la veglia: un milione e mezzo di giovani e non si sentiva una mosca volare, tutti avvolti da un Silenzio Sacro, assoluto o per usare l’espressione di un altro poeta, leopardi avvolti dall’Infinito Silenzio.

Questi giovani d’oggi pieni di vita e di chiasso, hanno dato una lezione di silenzio a noi adulti, che nelle nostre celebrazioni siamo distratti continuamente da cellulari che squillano, persone che parlano o tossiscono, che fanno altro invece di ascoltare in silenzio.

IV.

Per concludere.

Oggi ricordiamo la Santa PAOLA ELISABETTA CERIOLI, Fondatrice della Congregazione della Sacra Famiglia alla quale appartengono i padri e i religiosi della nostra Parrocchia della Sacra Famiglia. Quando rimase sola straziata dal dolore per la morte dei 4 figli e del marito, si crucciava su cosa avrebbe fatto con i suoi averi, i suoi campi, il suo palazzo, i suoi soldi… Il suo Vescovo che era il suo direttore spirituale le disse parole veementi simili a quelle che Gesù disse all’uomo del vangelo di oggi: “Guarda che tu sei impedita e imbrogliata da tanti, non voglio più dire fili di stoppa, ma fili di ragnatele. Sbrigati, vieni fuori… Tu dici di essere disposta, di non voler altro che fare la volontà di Dio, di essere pronta… ma invero credimi che sei legata e impedita. … Tante cure, tanti pensieri, tanta importanza che dai a tante cose che non sono che bagattelle in fine! … Distaccati, muori, pensa all’anima tua… Procura di morire a tutto, distaccati da tutto e da te stessa.”

Quando ha messo tacere tutte le voci esterne e interne, a fare silenzio dentro di sé e liberarsi di tutti i suoi crucci, ha potuto mettersi all’ascolto di Dio che le ha parlato nel Silenzio e le ha rivelato la sua volontà.

Come Santa Paola Elisabetta che ha ascoltato il silenzio, come il poeta del silenzio Tomas Tranströmer, anche noi siamo chiamati a diventare poeti del Silenzio, per poter finalmente mettere a tacere tutto dentro di noi, liberarci dai fili di ragnatele per poter così ascoltare l’infinito silenzio di Dio.


  • Musica di sottofondo: Beethoven's Silence - ERNESTO CORTAZAR





🇵🇹 TOMAS TRANSTRÖMER. O POETA DO SILÊNCIO

(Vídeo e texto em 🇵🇹 Português)

Comentário ao Evangelho de domingo, 28 de janeiro de 2024 (IV. TO-B)

Mc 1,21-28 (Cala-te, saí dele)

I.

Sabeis quem foi chamado "o poeta do silêncio"? Tomas Tranströmer, o maior poeta da Suécia e um dos maiores poetas contemporâneos, falecido em 2015. Foi galardoado com o Prémio Nobel da Literatura em 2011, com a seguinte motivação: "Porque através das suas imagens condensadas e translúcidas, deu-nos um novo acesso à realidade". Foi chamado "o poeta do silêncio" porque "a sua poesia centra-se profundamente na exploração do silêncio em múltiplas facetas, transformando-o numa dimensão rica em significado e inspiração poética".

O silêncio é concebido não como uma ausência de ruído, mas como uma presença tangível, quase palpável, como um espaço para a contemplação e a procura de um significado mais profundo. O silêncio "fala" de uma verdade que não pode ser expressa por palavras. Nos seus poemas imbuídos de espiritualidade, Tomas Tranströmer manifesta a sua capacidade de captar e explorar o silêncio, a sua capacidade de fazer falar o silêncio.

II.

O que me impressiona na página do Evangelho deste domingo, que trata do primeiro discurso oficial de Jesus na sinagoga de Cafarnaum, é o facto de o evangelista Marcos não ter relatado uma única palavra desse discurso.  Seria como se um jornalista fizesse uma reportagem sobre a cerimónia do primeiro discurso de tomada de posse do presidente dos Estados Unidos e não relatasse uma única palavra desse discurso.  Em vez disso, o evangelista Marcos fala das reacções ao discurso de Jesus por parte dos ouvintes e daquele homem possuído por um espírito impuro, que representa a humanidade.  A esse homem possesso, que o ataca com as suas perguntas e afirmações, Jesus diz: "Cala-te". Ele, que durante trinta anos viveu no silêncio antes de iniciar a sua missão pública, tem toda a autoridade para dizer a alguém "cala-te".  Entre as primeiras palavras pronunciadas por Jesus está o apelo ao silêncio. E as palavras seguintes, "sai dele", são um grito de libertação. Jesus, através daquele homem que representa todos nós, ordena-nos que nos libertemos dos nossos ressentimentos em relação a Deus ("Que queres de nós?"), que nos libertemos dos nossos medos em relação a Deus ("Vieste para nos arruinar?"), que nos libertemos da arrogância perante Deus ("Eu sei quem tu és"). Calarmo-nos e libertarmo-nos dos condicionamentos para podermos escutar.  Ernest Hemingway tinha dito: "São precisos dois anos para aprender a falar e cinquenta para aprender a calar". Porque é muito mais difícil aprender a calar do que aprender a falar. Jesus aprendeu a estar em silêncio durante 30 anos antes de começar a falar. Não trinta anos vazios, mas cheios da presença de Deus que lhe falava no silêncio.

III.

O silêncio, escolhido conscientemente e não aquele sofrido devido ao isolamento, foi redescoberto pela ciência como prenúncio de inúmeros benefícios para o nosso bem-estar psicofísico. A prática do silêncio muda a nossa perceção de nós próprios e do que nos rodeia, ajuda-nos a observar melhor as pessoas e a compreender melhor as emoções que se manifestam nos seus rostos. Ensina-nos a olhar nos olhos de uma pessoa para compreender melhor do que com palavras o que ela está a passar, porque as palavras podem mentir, mas os olhos nunca o fazem. O silêncio aguça a nossa capacidade de ler os olhos, os olhos tristes que transmitem uma tristeza infinita e os olhos poéticos que transmitem o perdão.

Comunicar em silêncio liberta-nos da angústia de estar sempre à procura das palavras certas no momento certo, infunde-nos paz. O poeta-cardeal José Tolentino de Mendonça no seu artigo "Elogio do Silêncio" diz: "Somos analfabetos de silêncio e esta é uma das razões pelas quais não sabemos viver em paz".

O silêncio é o lugar sagrado através do qual Deus comunica connosco. No burburinho da vida quotidiana não conseguimos perceber o sussurro de Deus. Rezar é estar em silêncio diante de Deus, rezar não é falar, mas escutar.

O que mais me impressionou durante a semana da Jornada Mundial da Juventude em Lisboa, no verão passado, não foi tanto a alegria, a festa, as cores ou a beleza daquela juventude, todas coisas extraordinárias, mas o silêncio absoluto durante a vigília: havia um milhão e meio de jovens e não se ouvia uma mosca, todos envolvidos num Silêncio sagrado, absoluto, ou, para usar a expressão de outro poeta,Leopardi,  envolvidos pelo Silêncio Infinito.

Estes jovens dinâmicos, cheios de vida e de barulho, deram uma lição de silêncio a nós, adultos, que nas nossas celebrações somos constantemente distraídos por telemóveis a tocar, pessoas a falar ou a tossir, a fazer outra coisa qualquer em vez de ouvir em silêncio.

IV.

Para concluir.

Hoje recordamos Santa PAOLA ELISABETE CERIOLI, fundadora da Congregação da Sagrada Família, à qual pertencem os padres e religiosos da nossa Paróquia da Sagrada Família. Quando ficou sozinha, sufocada pela dor da morte dos seus quatro filhos e do seu marido, continuava a pensar sobre o que fazer com os seus bens, os seus campos, o seu palácio, o seu dinheiro... O seu bispo, que era também o seu diretor espiritual, disse-lhe palavras veementes, semelhantes às que Jesus disse ao homem do Evangelho de hoje: "Olha, estás atrapalhada e enganada por tantos, já não digo fios de estopa, mas fios de teias de aranha. Diz que está disposta, que não quer outra coisa senão fazer a vontade de Deus, que está pronta… mas, na verdade, acredita que está presa e impedida. Tanto cuidado, tantos pensamentos, tanta importância que dás a tantas coisas que, no fim de contas, não passam de ninharias! ... Desapega-te, morre, pensa na tua alma... Procura morrer para tudo, desapega-te de tudo e de ti mesma.”

Depois de ter calado todas as vozes exteriores e interiores, de se ter calada dentro de si mesma e de se ter libertada de todas as suas preocupações, pôde escutar Deus que lhe falava no Silêncio e lhe revelava a sua vontade.

Como Santa Paula Isabel que escutava o silêncio, assim como o poeta do silêncio Tomas Tranströmer, também nós somos chamados a tornarmo-nos poetas do Silêncio, a podermos finalmente silenciar tudo o que está dentro de nós, a libertarmo-nos das teias de aranha para podermos escutar o silêncio infinito de Deus.


- Música de fundo: O Silêncio de Beethoven - ERNESTO CORTAZAR

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