🇮🇹 ATARASSIA OVVERO LA FELICITÀ
(Testo e video in 🇮🇹 italiano)
Una riflessione per la V Domenica di Pasqua (7–5-2023)
< Gv 14,1-12 (Via, Verità e Vita)
I.
La felicità viene spesso definita come il raggiungimento dell’atarassia. Questo termine (che viene dal greco: ἀ-ταραξία = assenza di agitazione o tranquillità) in filosofia indica uno stato di calma interiore, di tranquillità e di serenità (in medicina invece indica una patologia vicino alla schizofrenia). In filosofia si tratta di uno stato mentale raggiungibile attraverso la conoscenza, la saggezza, l'autocontrollo e la razionalità, e che permette di evitare le emozioni negative come la paura, l'ira, la tristezza e l'ansia. Secondo gli stoici basterebbe accettare le cose così come sono senza condannarle o giudicarle. Dopo le scuole ellenistiche, questo concetto si svilupperà in epoca romana, soprattutto col filosofo stoico Seneca, che tradurrà atarassia con “De tranquillitate animi”. In questo suo libro afferma che la vera felicità non può essere raggiunta attraverso la ricchezza, la fama o il potere, ma solo attraverso la pace interiore e la serenità dell'animo. Lui intende la filosofia come “cura dell’anima” e affermava che l'obiettivo della filosofia stoica non era quello di eliminare le emozioni, ma di trasformarle in modo che diventassero fonte di saggezza e di virtù. Quindi atarassia è il potere egemonico su sé stessi e sulle proprie pulsioni per poter controllare il mondo e curare i propri mali.
II.
Gli ideali dello stoicismo e dell’atarassia influenzarono lungo i secoli molti filosofi, scrittori e artisti fino ai nostri tempi. Li ritroviamo ne "Le Enneadi" di Plotino, ne "Le Meditazioni" di Marco Aurelio, ne “Le confessioni” di S. Agostino dove parla dell'importanza dell'atarassia come stato di calma interiore che permette di avvicinarsi a Dio. E così via fino ai nostri tempi, ritroviamo questi ideali ne "I Malavoglia" di Giovanni Verga, "Meditazioni africane" di Cesare Pavese, "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi, “Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway, "La montagna incantata" di Thomas Mann, “L’insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera. Gli ideali stoici li ritroviamo anche in molte opere d’arte antiche e moderne, tra le contemporanee sono considerate ataràssiche le opere del grande artista Mark Rothko figura eminente del movimento dell'espressionismo astratto (una delle quali la potete vedere nell'immagine di fondo) autore della Rothko Chapel dell'università Cattolica di Houston (segnalata dal National Geographic come uno dei primi dieci posti più dispensatori di pace dell’intero globo). Paradossalmente però anche lui è morto suicida come Seneca. Così nella storia della musica incontriamo molte composizioni ataràssiche. Segnalo le bellissime "Gymnopédies" del pianista francese di fine ottocento Erik Satie: La melodia lenta e ripetitiva del pianoforte (che sentite nella musica di sottofondo) associata a un ritmo regolare e ipnotico, crea un senso di pace e serenità che può essere interpretato come una rappresentazione dell'ideale stoico di atarassia.
III.
Il termine atarassia viene usato anche da Gesù (come abbiamo sentito nel Vangelo di oggi) nel suo lungo discorso di addio riportato da Giovanni. Ad un certo punto (Gv. 14,1) Gesù dice ai suoi discepoli “Μὴ ταρασσέσθω ὑμῶν ἡ καρδία”, Non sia turbato il vostro cuore. “Μὴ ταρασσέσθω” viene da “ταράσσω”, da cui derivava anche ἀ-ταραξία. L’atarassia che Gesù propone ha in comune con quella degli stoici il raggiungimento dell’autocontrollo, della disciplina interiore, la ricerca della saggezza, della verità. Ma la grande differenza è che se per gli stoici si tratta di un’atarassia o una felicità umana e quindi caduca, per Gesù invece si tratta di un’atarassia divina che si raggiunge attraverso la fede: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Ecco quindi l’enorme differenza tra lo stoicismo (che sussiste ancora oggi) e il cristianesimo: per gli stoici la via per raggiungere la felicità è il mondo e l’uomo, per i cristiani la via è Cristo (“Io sono la Via”); per gli stoici la verità è la sapienza umana, per i cristiani la verità è Cristo (“Io sono la Verità”); per gli stoici la vita è una realtà terrena, per i cristiani la vita è Cristo (“Io sono la Vita”).
IV.
Per i filosofi stoici la felicità si deve raggiungere in questa vita (sarà che qualcuno di loro l’ha raggiunta veramente in questa terra?). La morte per loro è un processo naturale che fa parte dell'ordine cosmico, e quindi da accettare serenamente come parte integrante dell'esistenza umana.
Cari stoici, non venite a raccontarmi storielle: la morte fa parte del ciclo della vita e sarebbe da accettare serenamente solo se è una tappa dell’esistenza umana: se fosse invece il traguardo, sarebbe la più grande sciagura che possa esistere, perché sarebbe la distruzione e la fine di tutto quello che abbiamo vissuto, amato, creato, lavorato, sofferto, sperato… e cioè sarebbe la conferma che la nostra esistenza è solo una farsa. Come si può accettare serenamente tutto questo? I cristiani si che potranno accettare serenamente la morte perché credono in Colui che ha detto “Vado a preparavi un posto”. La vera atarassia, la vera felicità è credere nelle meravigliose parole che ci dice oggi Gesù: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”.
V.
Per concludere. Seneca è morto nel 65 dopo Cristo, ma non si hanno prove che abbia avuto conoscenza di Gesù, È probabile che ne abbia sentito parlare con altri filosofi o intellettuali dell'epoca. Inoltre lui fu maestro di Nerone persecutore dei cristiani e quindi ne avrà sentito certamente parlare.
Nonostante alcuni parallelismi tra lo stoicismo e la dottrina cristiana (come abbiamo visto prima) tra i due c’è una differenza abissale. La vera atarassia è quella che ha un futuro, che è eterna. Per gli stoici di allora e di oggi, la vita è un cammino in una strada che è a fondo chiuso, per i cristiani invece la vita è il cammino (la via) verso la verità dove la Vita, il Cammino e la Verità sono lo stesso Gesù Cristo. Gli stoici credono che quando arriveranno di fronte alla morte troveranno il cartello: “fine della corsa e fine di tutto”. I cristiani invece credono che troveranno il cartello: “il bello comincia adesso”.
Immagine di fondo: quadro astratto di Mark Rothko
Musica di fondo: Erik Satie: Gymnopédie No.1 - Khatia Buniatishvili
🇵🇹 ATARAXIA OU SEJA A FELICIDADE
(Texto e vídeo em 🇵🇹 português)
Uma reflexão para o Quinto Domingo de Páscoa (7-5-2023)
< Jo 14,1-12 (Caminho, Verdade e Vida)
I.
A felicidade é frequentemente definida como o alcance da ataraxia. Este termo (que vem do grego: ἀ-ταραξία = ausência de agitação ou tranquilidade) em filosofia indica um estado de calma interior, tranquilidade e serenidade (em medicina, por outro lado, indica uma patologia próxima da esquizofrenia). Em filosofia, é um estado de espírito alcançável através do conhecimento, da sabedoria, do autocontrole e da racionalidade, e que permite evitar emoções negativas como o medo, a raiva, a tristeza e a ansiedade. Segundo os estóicos, basta aceitar as coisas como elas são, sem as condenar ou julgar. Depois das escolas helênicas, este conceito desenvolver-se-á na época romana, sobretudo com o filósofo estóico Séneca, que traduziu ataraxia como "De tranquilitate animi". Nesta sua obra, afirma que a verdadeira felicidade não pode ser alcançada através da riqueza, da fama ou do poder, mas apenas através da paz interior e da serenidade de espírito. Entende a filosofia como "cuidado da alma" e afirma que o objectivo da filosofia estóica não é eliminar as emoções, mas transformá-las de modo a que se tornem uma fonte de sabedoria e virtude. Assim, a ataraxia é o poder hegemónico sobre si próprio e sobre as próprias pulsões, a fim de controlar o mundo e curar os próprios males.
II.
Os ideais do estoicismo e da ataraxia influenciaram muitos filósofos, escritores e artistas ao longo dos séculos até aos nossos dias. Encontramo-los nas "Enéadas" de Plotino, nas "Meditações" de Marco Aurélio, nas "Confissões" de Santo Agostinho, onde este fala da importância da ataraxia como um estado de calma interior que permite a aproximação a Deus. E assim até aos nossos dias, encontramos estes ideais em "I Malavoglia" de Giovanni Verga, em "Meditações Africanas" de Cesare Pavese, em "As Aventuras de Pinóquio" de Carlo Collodi, em "O Velho e o Mar" de Ernest Hemingway, em "A Montanha Mágica" de Thomas Mann, em "A Insustentável Leveza do Ser" de Milan Kundera. Os ideais estóicos encontram-se também em muitas obras de arte antigas e modernas. Entre as contemporâneas, são consideradas ataráxicas as obras do grande artista Mark Rothko, figura eminente do movimento do expressionismo abstracto (uma sua obra podem ve-la aqui atrás). Ele è o autor da Capela Rothko na Universidade Católica de Houston (considerada pela National Geographic como um dos dez lugares mais pacíficos de todo o mundo). Paradoxalmente, porém, também ele se suicidou como Séneca. Assim, na história da música, encontramos muitas composições ataráxicas. Gostaria de destacar as belas "Gymnopédies" do pianista francês do final do século XIX Erik Satie: a melodia lenta e repetitiva do piano (que podem ouvir na música de fundo) combinada com um ritmo regular e hipnótico cria uma sensação de paz e serenidade que pode ser interpretada como uma representação do ideal estóico da ataraxia.
III.
O termo ataraxia é também utilizado por Jesus (como ouvimos no Evangelho de hoje) no seu longo discurso de despedida, relatado por João. A certa altura (Jo 14:1) Jesus diz aos seus discípulos "Μὴ ταρασσέσθω ὑμῶν ἡ καρδία", Não se perturbe o vosso coração. "Μὴ ταρασσέσθω" vem de "ταράσσω", de onde também deriva ἀ-ταραξία. A ataraxia que Jesus propõe tem em comum com a dos estóicos a obtenção do auto-controle, da disciplina interior, a busca da sabedoria, da verdade. Mas a grande diferença é que, se para os estóicos se trata de uma ataraxia ou de uma felicidade humana e, portanto, limitada, para Jesus, pelo contrário, é uma ataraxia divina que se alcança através da fé: "Tende fé em Deus e tende fé também em mim". Eis, portanto, a enorme diferença entre o estoicismo (que ainda hoje existe) e o cristianismo: para os estóicos, o caminho da felicidade é o mundo e o homem, para os cristãos o caminho é Cristo ("Eu sou o Caminho"); para os estóicos, a verdade é a sabedoria humana, para os cristãos a verdade é Cristo ("Eu sou a Verdade"); para os estóicos, a vida é uma realidade terrena, para os cristãos a vida é Cristo ("Eu sou a Vida").
IV.
Para os filósofos estóicos, a felicidade deve ser alcançada nesta vida (será que algum deles a alcançou realmente nesta terra?). Para eles, a morte é um processo natural que faz parte da ordem cósmica e, portanto, deve ser aceite com serenidade como parte integrante da existência humana.
Caros estóicos, não me venham contar histórias: a morte faz parte do ciclo da vida e só deve ser aceite com serenidade se for uma etapa da existência humana: se fosse a meta, seria a maior desgraça que pode existir, porque seria a destruição e o fim de tudo o que vivemos, amámos, criámos, trabalhámos, sofremos, esperámos... ou seja, seria a confirmação de que a nossa existência é apenas uma farsa. Como é que se pode aceitar tudo isto com serenidade? Os cristãos podem aceitar serenamente a morte porque acreditam naquele que disse "vou preparar-vos um lugar". A verdadeira ataraxia, a verdadeira felicidade, é acreditar nas palavras maravilhosas que Jesus nos diz hoje: "Quando eu tiver ido e vos tiver preparado um lugar, voltarei e levar-vos-ei comigo, para que onde eu estiver estejais vós também".
V.
Para concluir. Séneca morreu em 65 d.C., mas não há provas de que tenha tido conhecimento de Jesus. É provável que tenha ouvido falar dele por outros filósofos ou intelectuais da época. Além disso, foi tutor de Nero o perseguidor de cristãos, pelo que deve certamente ter ouvido falar de Jesus.
Apesar de alguns paralelos entre o estoicismo e a doutrina cristã (como vimos anteriormente), há uma diferença abismal entre os dois. A verdadeira ataraxia é aquela que tem um futuro, que é eterna. Para os estóicos de então e de hoje, a vida é um caminho numa estrada sem saída; para os cristãos, pelo contrário, a vida é o caminho (a via) para a verdade, onde a Vida, o Caminho e a Verdade são o mesmo Jesus Cristo. Os estóicos acreditam que, quando chegar diante da morte, encontrarão a placa com escrito: "fim da corrida e fim de tudo". Os cristãos, pelo contrário, acreditam que encontrarão a placa com a escrita: “o melhor começa agora".
Imagem de fundo: quadro abstracto de Mark Rothko
Música de fundo: Erik Satie: Gymnopédie No.1 - Khatia Buniatishvili
🇬🇧 ATARAXIA THAT IS HAPPINESS
(Text and video in 🇬🇧 English)
A reflection for the Fifth Sunday of Easter (7-5-2023)
< Jn 14:1-12 (Way, Truth and Life)
I.
Happiness is often defined as the attainment of ataraxia. This term (which comes from the Greek: ἀ-ταραξία = absence of agitation or tranquillity) in philosophy indicates a state of inner calm, tranquillity and serenity (in medicine, on the other hand, it indicates a pathology close to schizophrenia). In philosophy, it is a state of mind attainable through knowledge, wisdom, self-control and rationality, and which allows one to avoid negative emotions such as fear, anger, sadness and anxiety. According to the Stoics, it is enough to accept things as they are without condemning or judging them. After the Hellenistic schools, this concept would develop in Roman times, especially with the Stoic philosopher Seneca, who translated ataraxia as 'De tranquillitate animi'. In this book he states that true happiness cannot be achieved through wealth, fame or power, but only through inner peace and serenity of mind. He understands philosophy as 'care of the soul' and stated that the goal of Stoic philosophy was not to eliminate emotions, but to transform them so that they become a source of wisdom and virtue. Hence, ataraxia is the hegemonic power over oneself and one's drives in order to control the world and cure one's ills.
II.
The ideals of Stoicism and Ataraxia influenced many philosophers, writers and artists down through the centuries up to our own time. We find them in Plotinus' "The Enneads", in Marcus Aurelius' "The Meditations", in St. Augustine's "The Confessions" where he speaks of the importance of ataraxia as a state of inner calmness that allows one to approach God. And so on to our own times, we find these ideals in Giovanni Verga's 'I Malavoglia', Cesare Pavese's 'African Meditations', Carlo Collodi's 'The Adventures of Pinocchio', Ernest Hemingway's 'The Old Man and the Sea', Thomas Mann's 'The Magic Mountain', Milan Kundera's 'The Unbearable Lightness of Being'. Stoic ideals can also be found in many ancient and modern works of art. Among the contemporary ones, the works of the great artist Mark Rothko, an eminent figure of the abstract expressionism movement (one of his paintings you can see behind me), author of the Rothko Chapel at the Catholic University of Houston (reported by National Geographic as one of the top ten most peace-giving places on the entire globe), are considered ataraxic. Paradoxically, however, he too died by suicide like Seneca. Thus in the history of music we encounter many ataraxic compositions. I would like to point out the beautiful 'Gymnopédies' by the late 19th century French pianist Erik Satie: The slow, repetitive piano melody (which you hear in the background music) combined with a regular, hypnotic rhythm creates a sense of peace and serenity that can be interpreted as a representation of the Stoic ideal of ataraxia.
III.
The term ataraxia is also used by Jesus (as we heard in today's Gospel) in his long farewell discourse reported by John. At one point (Jn. 14:1) Jesus says to his disciples "Μὴ ταρασσέσθω ὑμῶν ἡ καρδία", Let not your heart be troubled. "Μὴ ταρασσέσθω" comes from "ταράσσω", from which ἀ-ταραξία was also derived. The Ataraxia that Jesus proposes has in common with that of the Stoics the attainment of self-control, of inner discipline, the search for wisdom, for truth. But the great difference is that if for the Stoics it is an ataraxia or a human and therefore transient happiness, for Jesus, on the other hand, it is a divine ataraxia that is attained through faith: 'Have faith in God and have faith also in me'. Here then is the enormous difference between Stoicism (which still exists today) and Christianity: for the Stoics the way to happiness is the world and man, for Christians the way is Christ ("I am the Way"); for the Stoics truth is human wisdom, for Christians truth is Christ ("I am the Truth"); for the Stoics life is an earthly reality, for Christians life is Christ ("I am the Life").
IV.
For the Stoic philosophers, happiness is to be achieved in this life (did any of them really achieve it on this earth?). Death for them is a natural process that is part of the cosmic order, and therefore to be accepted serenely as an integral part of human existence.
Dear Stoics, don't come and tell me stories: death is part of the cycle of life and should only be accepted serenely if it is a stage in human existence: if it were the finish line, it would be the greatest misfortune that can exist, because it would be the destruction and the end of everything we have lived, loved, created, worked, suffered, hoped for... in other words, it would be the confirmation that our existence is just a farce. How can one serenely accept all this? Christians can serenely accept death because they believe in the One who said "I am going to prepare a place for you". True ataraxia, true happiness, is believing in the wonderful words Jesus says to us today: "When I have gone and prepared a place for you, I will come again and take you with me, so that where I am you may be also".
V.
To conclude. Seneca died in 65 A.D., but there is no evidence that he had knowledge of Jesus. It is likely that he heard of him from other philosophers or intellectuals of the time. Moreover, he was a teacher of Nero's persecutor of Christians, so he must certainly have heard of Him.
Despite some parallels between Stoicism and Christian doctrine (as we saw earlier) there is an abysmal difference between the two. True ataraxia is that which has a future, which is eternal. For the Stoics of then and now, life is a journey on a road that is closed-ended, for Christians, on the other hand, life is the path (the way) to truth where the Life, the Way and the Truth are the same Jesus Christ. Stoics believe that when they come face to face with death they will find the sign: 'end of the race and end of everything'. Christians, on the other hand, believe that they will find the sign: 'the best begins now'.
- Background image: abstract painting by Mark Rothko
- Background music: Erik Satie: Gymnopédie No.1 - Khatia Buniatishvili
Comments