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🇮🇹 ELITE (IT) 🇵🇹 ELITE (PT)


🇮🇹 ELITE (IT)

(testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la XVIII Domenica del Tempo Comune C (31-7-2022)

> Lc 12,13-21 (L’eredità)

I

Nel 1995 è uscito un film dal titolo KIDS (tradotto in italiano con Kids - monelli), che raccontava un giorno tipico di alcuni adolescenti residenti nei bassifondi di Manhattan, passato taccheggiando, picchiando e facendo largo uso di droghe, molta promiscuità sessuale e linguaggio scurrile. Voleva essere una sorta di crudo documentario in tempo reale, per descrivere senza mezzi termini la dura realtà della diffusione dell'AIDS e le problematiche dei giovani che vivono in ambienti simili. Ricordo che dopo aver visto il film ne rimasi sconvolto e dissi: mio Dio e questa sarebbe la gioventù americana?

Dopo circa 25 anni è uscita su Netflix una serie televisiva dal nome ELITE (quest’anno siamo alla quinta stagione) che presenta la vita di un gruppo di studenti di una scuola d’elite della Spagna: pur trattandosi di persone e ambiente totalmente opposti a quelli del film americano Kids, questi giovani hanno in comune con i kids americani la stessa violenza, abuso pesante di droghe e alcol, promiscuità sessuale (perfino l’incesto) e la stessa volgarità nel linguaggio. Anche qui mi sono detto sgomento: ma sono proprio così i giovani d’oggi?

Negli ultimi episodi di questa serie si è visto però un risvolto: dopo tante trasgressioni, ostentazione della ricchezza, violenza (fino all’omicidio), soprusi, bullismo e piaceri smisurati, quei ragazzi strafatti si sono resi conto che di tutto quella eccitazione e trasgressione non rimane assolutamente nulla, solo un vuoto disgustoso. In quel deserto desolante le uniche cose rimaste erano quelle brevi esperienze di sincero amore disperatamente cercato e raramente incontrato.

II.

Due settimane fa si è svolto a Praga la “Europe Youth Conference” (Conferenza dei giovani europei) dove i giovani presenti, rappresentanti dei giovani dei paesi dell’Unione Europea, si sono ritrovati a parlare di inclusione e sostenibilità. Hanno dimostrato un’intelligenza e capacità di riflessione critica e di intervento molto sorprendenti. Anche Papa Francesco ha sottolineato nel messaggio inviato a loro per questa occasione, che il giovani d’oggi sembrano più impegnati, meno ideologizzati, più sensibili ai temi del volontariato e dell’ecologia e li ha invitati a essere giovani dagli “occhi grandi”, prendendo spunto da una suggestiva interpretazione del nome “Europa” (eurús op) la figura mitologica chiamata la “ragazza dagli occhi grandi”. Occhi guardi per guardare oltre, per vedere l’altro non come nemico ma come un dono.

Il Papa, nello stesso messaggio, invita poi i giovani a non avere come aspirazione quella di entrare in ambienti educativi etilisti, perché questi non cambieranno il mondo, anzi avranno tutto l’interesse di mantenere lo status quo e di accrescere sempre più i propri profitti, ma li esorta a consegnarsi ad esperienze educative che educhino alla crescita della persona, al bene comune. “Saranno – scrive - queste esperienze solidali che cambieranno il mondo, non quelle esclusive (ed escludenti) delle scuole d’élite. Eccellenza sì, ma per tutti, non solo per qualcuno”. E conclude “Non lasciatevi sedurre dalle sirene che propongono una vita di lusso riservata a una piccola fetta del mondo: possiate avere ‘occhi grandi’ per vedere tutto il resto dell’umanità, …; aspirare a una vita dignitosa e sobria, senza il lusso e lo spreco, perché tutti possano abitare il mondo con dignità”.

Per questo motivo il Papa ha lanciato il grande progetto del Patto Educativo Globale, cioè la grande alleanza tra tutti gli educatori per educare le nuove generazioni al valore della fraternità universale.

III.

Essere fratelli non è tanto una questione di sangue, ma è una scelta. Si può essere fratelli solo di nome, per avere gli stessi genitori, ma non di fatto.

Nel vangelo di oggi, un uomo va da Gesù per chiedergli di dire a suo fratello di dividere l’eredità con lui. Erano fratelli si, ma solo di nome. Come dice quel detto: “amore di fratelli amore di coltelli”. Quante lotte per l’eredità allora come oggi. Invece di dividere l’eredità si dividono le famiglie. Chissà quanti genitori defunti si rivoltano nella cassa quando vedono l’odio che la loro eredità ha scatenato nei loro figli. Per questo dobbiamo chiederci: che cosa lasceremo ai nostri figli? Solo motivi per scannarsi tra loro? Se nel crescere i propri figli, i genitori insegnano loro solo la competitività, l’accumulo sfrenato di beni, il perseguimento della ricchezza a ogni costo. Se comunicano ai figli come aspirazione più grande quella di entrare in costosissimi, esclusivi (ed escludenti) college o scuole di elite, non sorprendiamoci allora se dopo la morte dei genitori i figli si scanneranno tra loro per accaparrasi i loro beni.

Insegniamo invece ai nostri figli ad essere generosi, ad aver “occhi grandi” come dice il Papa, per vedere le necessità degli altri.

Gesù, da grande pedagogo che è, racconta la strabiliante storia dell’uomo che aveva avuto un enorme raccolto e fa grandi progetti per mettere al sicuro i suoi beni, pensando solo in se stesso. “Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”.

A quell’uomo stolto non si rimprovera il suo desiderio di felicità (la giusta ricompensa dopo una vita di lavoro), ma il voler essere felice da solo. Nei suoi progetti non ha pensato minimamente agli altri e nemmeno ha pensato di ringraziare Dio per il raccolto abbondante. Ma farà un errore di valutazione: “Stolto, stanotte morirai”. Morirà non perché Dio lo castiga in modo crudele per non lasciargli godere i frutti della sua fatica, ma morirà di affanno, di lavoro pensando nei suoi progetti, di stress nel proteggere i suoi beni, di paura degli assalti dei ladri, morirà d’infarto.

Lui pensava di avere diritto a tutto ciò che aveva programmato, e di godere dei suoi beni frutto del suo lavoro. Ma Gesù gli dice in modo spietato: “Stolto, non hai diritto a nulla, tutto è dono, anche ogni giorno che ricevi non ti spetta di diritto, infatti non vedrai il giorno di domani. E tutto quello che hai accumulato di chi sarà?”.

IV.

Cosa resterà di noi? Resterà solo l’amore che abbiamo saputo dare. Tutto il resto, come ci ricorda il grande sapiente Qoelet nella prima lettura, è vanità, è inutile.

Invece quante persone, magari anche noi tra queste, vivono come se non dovessero morire mai. Come se dovessero restare per sempre in questo mondo. Per questo accumulano tante cose.

(Paolo de Martino) “Si narra che un giorno un visitatore arriva nella cella di un monaco del deserto e conversando gli domanda: «Come mai hai così poche cose nella tua cella? Un letto, un tavolo, una sedia, una lampada?». Il monaco replica: «E tu come mai hai solo una sacca con te?». «Ma perché io sono in viaggio», risponde il visitatore. E il monaco: «Anch'io sono in viaggio»“.


(La musica di sottofondo è "Luminous" di Ludovico Einaudi)

Per vedere il video in italiano vai sul mio canale Youtube: Ezio Lorenzo Bono https://www.youtube.com/channel/UCrxt2muCP5J2rM84vpMITaA )



🇵🇹 ELITE (PT)

(texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o 18º Domingo do Tempo Comum C (31-7-2022)

> Lc 12,13-21 (A Herança)

I

Em 1995 foi lançado um filme intitulado KIDS, que contava um dia típico de alguns adolescentes que viviam nos bairros de lata de Manhattan, onde passavam a roubar em lojas, a bater e a consumir drogas, muita promiscuidade sexual e linguagem grosseira. Pretendia-se que fosse uma espécie de documentário em bruto em tempo real, para descrever em termos inequívocos a dura realidade da propagação da SIDA e os problemas dos jovens que vivem em ambientes semelhantes. Lembro-me de, depois de ver o filme, que fiquei chocado e disse: meu Deus, e isto é a juventude americana?

Cerca de 25 anos depois, uma série de televisão chamada ELITE (este ano estamos na sua quinta temporada) saiu na Netflix, apresentando a vida de um grupo de estudantes de uma escola de elite em Espanha: embora estes jovens sejam o oposto total do povo e do ambiente do filme americano Kids, partilham a mesma violência, abuso de drogas e álcool, promiscuidade sexual (mesmo incesto) e a mesma vulgaridade na sua língua. Também aqui fiquei consternado: serão estes realmente os jovens de hoje?

Nos últimos episódios desta série, porém, vimos uma mudança: após tanta transgressão, ostentação de riqueza, violência (até ao ponto de assassinato), intimidação e prazer desenfreado, aquela rapaziada apercebeu-se de que de toda aquela excitação e transgressão não resta absolutamente nada, apenas um nojento vazio. Naquele deserto desolador, as únicas coisas que restaram foram aquelas breves experiências de amor sincero desesperadamente procurado e raramente encontrado.

II.

Há quinze dias, teve lugar em Praga a “Europe Youth Conference” (Conferência Europeia da Juventude), onde os jovens presentes, representantes de jovens dos países da União Europeia, se reuniram para falar sobre inclusão e sustentabilidade. Demonstraram uma inteligência e capacidade de reflexão crítica e de acção muito surpreendentes. Até o Papa Francisco salientou na mensagem que lhes foi enviada para esta ocasião, que os jovens de hoje parecem mais empenhados, menos ideologizados, mais sensíveis às questões do trabalho voluntário e da ecologia, e convidou-os a serem jovens com "olhos grandes", tirando a sua deixa de uma interpretação sugestiva do nome "Europa" (eurús op) a figura mitológica chamada a “menina com olhos grandes". Olhos para olhar para além, para ver o outro não como um inimigo mas como um presente.

O Papa, na mesma mensagem, convida então os jovens a não terem como aspiração entrar em ambientes educacionais etilistas, porque estes não mudarão o mundo, na verdade terão todo o interesse em manter o status quo e aumentar os seus próprios lucros, mas exorta-os a entregarem-se a experiências educacionais que eduquem para o crescimento da pessoa, para o bem comum. Serão", escreve, "estas experiências de solidariedade que irão mudar o mundo, não as experiências exclusivas (e excludentes) das escolas de elite". Excelência sim, mas para todos, não apenas para alguns". E conclui: "Não vos deixeis seduzir pelas sirenes que propõem uma vida de luxo reservada a uma pequena fatia do mundo: que tenhais 'olhos grandes' para ver todo o resto da humanidade, ...; aspireis a uma vida digna e sóbria, sem luxo e desperdício, para que todos possam habitar o mundo com dignidade".

Foi por isso que o Papa lançou o grande projecto do Pacto Educativo Global, ou seja, a grande aliança entre todos os educadores para educar as novas gerações para o valor da fraternidade universal.

III.

Ser irmãos não é tanto uma questão de sangue, mas uma escolha. Pode-se ser irmão apenas no nome, por ter os mesmos pais, mas não de facto.

No evangelho de hoje, um homem vai ter com Jesus para lhe pedir que diga ao seu irmão para partilhar a herança com ele. Eram irmãos sim, mas apenas no nome. Como diz aquele ditado: "amor dos irmãos amor das facas". Tantas lutas por herança nessa altura como agora. Em vez de dividirem a herança, dividem as famílias. Quem sabe quantos pais falecidos se “reviram nos seus caixões” quando vêem o ódio que a sua herança desencadeou sobre os seus filhos. É por isso que nos devemos perguntar: o que deixaremos aos nossos filhos? Apenas razões para se abaterem uns aos outros? Se ao criarem os seus filhos, os pais lhes ensinam apenas a competitividade, a acumulação desenfreada de bens, a busca de riqueza a qualquer custo. Se comunicarem aos seus filhos que a maior aspiração é entrar em universidades (college) ou escolas de elite caras e exclusivas (e de exclusão), então não nos surpreendamos se, após a morte dos pais, os filhos estiverem à lutar entre eles para acumularem a herança dos pais.

Em vez disso, ensinemos os nossos filhos a serem generosos, a terem "olhos grandes" como diz o Papa, a verem as necessidades dos outros.

Jesus, sendo o grande pedagogo que é, conta a história do homem que teve uma enorme colheita e fez grandes planos para assegurar os seus bens, pensando apenas para si próprio. "Ele raciocinou para si mesmo: 'O que devo fazer, uma vez que não tenho onde colocar as minhas colheitas? Farei isto", disse ele, "demolirei os meus armazéns e construirei armazéns maiores e aí recolherei todos os meus cereais e bens. Então direi a mim mesmo: "Minha alma, tendes à vossa disposição muitos bens, durante muitos anos; repastai, comei, bebei, e ficai bem".

O homem tolo não é censurado pelo seu desejo de felicidade (a justa recompensa após uma vida inteira de trabalho), mas por querer ser feliz sozinho. Nos seus planos, não pensou por nada nos outros, nem pensou em agradecer a Deus pela abundante colheita. Mas ele cometerá um erro de julgamento: “Tolo, hoje à noite morrerás”. Ele não morrerá porque Deus o castiga cruelmente por não o deixar desfrutar dos frutos do seu trabalho, mas morrerá de cansaço, de trabalho a pensar nos seus planos, de stress na protecção dos seus bens, de medo dos assaltos dos ladrões, morrerá de ataque cardíaco.

Ele pensava ter direito a tudo o que tinha planeado, e a desfrutar dos seus bens que eram o fruto do seu trabalho. Mas Jesus diz-lhe impiedosamente: “Tolo, não tens direito a nada, tudo é um presente, mesmo cada dia que recebes não é teu por direito, na verdade não verás o dia de amanhã. E tudo o que acumularam, de quem será?".

IV.

O que restará de nós? Apenas o amor que pudemos dar permanecerá. Tudo o resto, como o grande sábio Qoelet nos lembra na primeira leitura, é vaidade, é inútil.

Em vez disso, quantas pessoas, talvez mesmo nós entre eles, vivem como se nunca devêssem morrer. Como se tivessem de ficar neste mundo para sempre. É por isso que acumulam tantas coisas.

"A história conta que um dia um visitante veio à cela de um monge do deserto e em conversa lhe perguntou: 'Como é que tem tão poucas coisas na sua cela? Uma cama, uma mesa, uma cadeira, um candeeiro…’ . O monge responde: "E como é que só tens uma mala contigo? "Porque estou a viajar", responde o visitante. E o monge: 'Eu também estou em viagem'". (Paolo de Martino)


(A música de fundo é 'Luminous' de Ludovico Einaudi)

Para ver o vídeo em português vai no meu canal Youtube: Ezio Lorenzo Bono https://www.youtube.com/channel/UCrxt2muCP5J2rM84vpMITaA )


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