top of page

🇮🇹 LA SOSPENSIONE DELL’INCREDULITÀ 🇵🇹 A SUSPENSÃO DA INCREDULIDADE

Immagine del redattore:  P. Ezio Lorenzo Bono, CSF P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 LA SOSPENSIONE DELL’INCREDULITÀ

(Testo e vídeo in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la II Domenica di Pasqua (16–4-2023)

< Gv 20,19-31 (L’incredulità di Tommaso)

I.

La “sospensione dell’incredulità” è una teoria usata in campo letterario, cinematografico, artistico, etc. secondo la quale i lettori o gli spettatori attraverso una specie di accordo tacito o inconscio con gli autori, accettano descrizioni di fatti e fenomeni impossibili nella vita reale, come gli incantesimi, superpoteri, azioni fantastiche, operando (usando le parole del poeta Samuel Coleridge) una “volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica”. Si accettano quindi le gesta dei vari Supermen, maghi, o gli animali che parlano, per rendere godibile il racconto anche se non è realistico, in vista del divertimento. Il tutto però deve avvenire a certe condizioni e in una logica di coerenza perché cose troppo incredibili (attribuite soprattutto a delle persone normali) potrebbero portare a una rottura della “sospensione dell’incredulità”. Come nel caso del teatro dove l’attore non può oltrepassare la “quarta parete”, cioè il muro immaginario che divide il palco dal pubblico, mostrando di essere cosciente di far parte di una finzione. Questo comprometterebbe la credibilità della storia.

Un esempio riuscito nel campo letterario, oltre al classico “Alice nel paese delle meraviglie” con la coerente logica riscontrabile in tutto il racconto, c’è pure a mio modo di vedere il bellissimo romanzo “Cent’anni di solitudine” dove la storia delle sette generazioni della famiglia Buendía è raccontata dal Premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez attraverso lo stile del “realismo magico” che dissolve la demarcazione tra i vivi e i morti e offre ai vivi il dono della chiaroveggenza.

II.

Secondo Corrado Augias, anche i racconti biblici possono essere annoverati in questa teoria. Scrive infatti: «è, a mio parere, lo stesso meccanismo mentale delle fedi religiose che non conoscono nemmeno loro gli ostacoli della logica per cui è inutile chiedersi: ma com'è possibile? Com'è possibile che una donna resti vergine dopo il parto? Che un essere umano venga "assunto in cielo"? Quale cielo? Gli astronauti un giorno se lo troveranno davanti? Com'è possibile che un uomo "fermi il sole"? Questo vuol dire che il sole si muove? Se le fedi religiose non fossero intrise di fatti inverosimili non sarebbero fedi religiose ma scienze. È l'atto del dover "credere" che le rende fedi».

A suo parere questi fatti diventano accettabili solo grazie alla “sospensione dell’incredulità”, come avviene per i racconti di fantasia sopra citati.

Lo sbaglio grossolano di Augias, come quello di tanti altri tuttologi che si spacciano per esperti di religione, è quello di confondere il discorso della fede con i discorsi dei ciarlatani che parlano di fede. Augias sarebbe così ingenuo da confondere la medicina con la stregoneria, per il semplice fatto che entrambe parlano di cura?

In fatto di fede non abbiamo nessuna “sospensione dell’incredulità”, dove per incredulità si intende la razionalità, e quindi non abbiamo nessuna “sospensione necessaria e momentanea della naturale incredulità” dell’uomo razionale che gli permetterebbe di accedere al mondo magnifico e immaginifico della poesia (la fede poetica). Una fede vera è necessariamente razionale, altrimenti sarebbe una magia, una superstizione o stregoneria. Queste infatti rifuggono qualsiasi confronto con la razionalità.

III.

Questo emerge chiaramente nel brano di vangelo che abbiamo letto ora sull’incredulità di Tommaso. Tommaso dopo aver toccato con mano le piaghe di Gesù arriva alla professione solenne della fede (“Mio Signore e mio Dio”): questo però non avviene attraverso una “sospensione dell’incredulità” (e cioè una sospensione della razionalità) ma attraverso l’affermazione della razionalità stessa. Tommaso non si affida fideisticamente alle converse dei compagni che dicono di aver visto il Signore, ma lo vuole vedere e toccare lui stesso. E Gesù non si sottrae a questa esigenza di Tommaso, e mostra le sue ferite e si fa toccare. Gesù però inviterà Tommaso ad andare oltre. Credere non è una semplice e povera conferma empirica come quella di cui abbisogna la scienza, ma è un sapere che va oltre gli angusti confini della scienza naturale, verso le verità soprannaturali, anticipando in modo ragionevole quelle verità che saranno confermate solo alla fine, dopo averle scelte. Quella di Tommaso è tutt’altro che una “sospensione dell’incredulità”, è un atto propriamente razionale, confermato dalla verificazione empirica: ha visto e toccato, per questo ha creduto.

IV.

Gesù però, come abbiamo detto, pur non sottraendosi alla verificazione empirica (si fa vedere, si fa toccare, mangia…), invita ad andare oltre, a un piano di conoscenza superiore, che è quello della fede: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto -dice a Tommaso- : beati quelli che pur senza aver visto, crederanno!». Si tratta di un conoscere ad un livello superiore che coinvolge la decisione di tutta la persona e non richiede nessuna “sospensione dell’incredulità”. Infatti, anche il sapere della fede è un sapere razionale, che ti fa conoscere di più, perché non rimane ostaggio delle conferme empiriche, come fu invece per Tommaso: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Il credere di Tommaso è un credere empirico, che si basa sui fatti. Il credere nostro invece non si basa sui fatti, ma sulla fiducia, è la scommessa di credere in qualcosa di cui non abbiamo conferma ora, ma solo alla fine, dopo avere scelto. Se a Tommaso Gesù dice “Tu hai creduto perché hai veduto” a ciascuno di noi dirà: “Beato tu che hai creduto non perché hai veduto ma perché hai amato, perché hai avuto fiducia in me”. “La fede è conoscenza del cuore, oltrepassa il potere della dimostrazione”. (Kahlil Gibran)

V.

Per concludere: alla fine entrambi (Tommaso e noi) avremo creduto , però che differenza: Tommaso ha creduto da “scienziato”, convinto dalle prove; noi crediamo da “poeti”, convinti dall’amore che non abbisogna di prove ma che sperimenta la sua certezza in sé. Per questo siamo qui e professiamo la nostra fede, pur senza aver mai visto e toccato il Signore. Per questo per Gesù siamo beati e ne è felice, così come quando noi siamo felici nel vedere che qualcuno crede in noi pur senza avere delle prove della nostra affidabilità.

Noi possiamo scegliere se essere credenti scienziati o credenti poeti: in ogni caso saremo credenti razionali, non c’è nessuna “sospensione dell’incredulità”. E allora quale sarà la differenza? È la differenza tra uno scienziato un poeta.

Lo scienziato e il poeta guardando dentro a una pozza d’acqua trasparente entrambi vedranno l’acqua, ma lo scienziato vedrà il fondo della pozza, il poeta invece vedrà il cielo riflesso nell’acqua.


  • Musica di sottofondo: When You Believe - Mariah Carey & Whitney Houston (Piano Cover by Riyandi Kusuma)



🇵🇹 A SUSPENSÃO DA INCREDULIDADE

(Texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o Segundo Domingo da Páscoa (16-4-2023)

< Jo 20:19-31 (A descrença de Tomé)

I.

A "suspensão da incredulidade" é uma teoria utilizada na literatura, cinema, arte, etc., segundo a qual os leitores ou espectadores, através de uma espécie de acordo tácito ou inconsciente com os autores, aceitam descrições de factos e fenómenos impossíveis na vida real, tais como feitiços, super-poderes, actos fantásticos, operando (utilizando as palavras do poeta Samuel Coleridge) uma "suspensão voluntária da dúvida momentânea, o que constitui uma fé poética". Aceita-se, portanto, as façanhas dos vários Supermen, mágicos, ou animais falantes, para tornar o conto agradável mesmo que irrealista, com vista ao entretenimento. Tudo, porém, deve ter lugar sob certas condições e numa lógica de coerência, porque coisas que são demasiado inacreditáveis (atribuídas principalmente a pessoas normais) poderiam levar a uma ruptura na "suspensão da incredulidade". Como no caso do teatro onde o actor não pode ir além da 'quarta parede', ou seja, a parede imaginária que divide o palco do público, mostrando que está consciente de que faz parte de uma ficção. Isto iria minar a credibilidade da história.

Um exemplo de sucesso no campo literário, para além do clássico "Alice no País das Maravilhas" com a sua lógica consistente ao longo do conto, é também, a meu ver, o belo romance "Cem Anos de Solidão" onde a história das sete gerações da família Buendía é contada pelo Prémio Nobel colombiano Gabriel García Márquez através do estilo de "realismo mágico" que dissolve a demarcação entre os vivos e os mortos e oferece aos vivos o dom da clarividência.

II.

Segundo Corrado Augias, os contos bíblicos também podem ser contados nesta teoria. De facto, ele escreve: "É, na minha opinião, o mesmo mecanismo mental das fés religiosas que também não conhecem os obstáculos da lógica, pelo que é inútil perguntar: mas como é isto possível? Como é possível que uma mulher permaneça virgem depois de dar à luz? Que um ser humano seja "assumido no céu"? Que céu? Será que um dia os astronautas o enfrentarão? Como é possível que um homem 'pare o sol'? Será que isto significa que o sol se move? Se as fés religiosas não estivessem imersas em factos improváveis, não seriam fés religiosas mas sim ciência. É o acto de 'acreditar' que as tornam fés'.

Na sua opinião, estes factos tornam-se aceitáveis apenas através da "suspensão da descrença", como é o caso dos contos fictícios acima mencionados.

O grande erro de Augias, como o de tantos outros alólogos que se fazem passar por peritos religiosos, é confundir o discurso da fé com os discursos de charlatães que falam de fé. Seria Augias tão ingénuo a ponto de confundir medicina com feitiçaria, pelo simples facto de ambos falarem de cura?

Quando se trata de fé, não temos "suspensão da incredulidade”, onde por incredulidade se entende racionalidade, e por isso não temos "suspensão necessária e momentânea da descrença natural" do homem racional que lhe permitiria aceder ao magnífico e imaginativo mundo da poesia (fé poética). Uma verdadeira fé é necessariamente racional, caso contrário seria magia, superstição ou feitiçaria. De facto, estes escapam a qualquer confronto com a racionalidade.

III.

Isto emerge claramente na passagem do Evangelho que acabámos de ler sobre a incredulidade de Tomé. Tomé, depois de ter tocado as feridas de Jesus, chega à profissão solene da fé ("Meu Senhor e meu Deus"): isto, no entanto, não se realiza através de uma "suspensão da incredulidade" (ou seja, uma suspensão da racionalidade), mas através da afirmação da própria racionalidade. Tomé não confia fideisticamente nos contos dos seus companheiros que afirmam ter visto o Senhor, mas quer vê-lo e tocá-lo ele próprio. E Jesus não se furta a esta exigência de Tomé, e mostra as suas feridas e deixa-se tocar. Jesus, contudo, convida Tomé a ir mais longe. A crença não é uma simples e pobre confirmação empírica como a que a ciência necessita, mas é um conhecimento que vai além dos limites estreitos da ciência natural, em direcção a verdades sobrenaturais, antecipando razoavelmente essas verdades que só serão confirmadas no final, depois de as ter escolhido. Tomé faz tudo menos uma "suspensão da incredulidade", é um acto devidamente racional, confirmado por verificação empírica: ele viu e tocou, por isso acreditou.

IV.

Jesus, porém, como já dissemos, embora não se subtrai à verificação empírica (deixa-se ver, deixa-se tocar, come...), convida-nos a ir mais longe, a um nível superior de conhecimento, que é o da fé: "Porque me viste, acreditaste", diz a Tomé, "bem-aventurados aqueles que, embora não tenham visto, acreditarão!”. É um saber a um nível superior que envolve a decisão de toda a pessoa e não requer qualquer "suspensão da incredulidade". De facto, mesmo o conhecimento da fé é um conhecimento racional, que nos faz saber mais, porque não permanece refém de confirmações empíricas, como foi para Tomé: "Se não vejo nas suas mãos o sinal dos pregos e não ponho o meu dedo no sinal dos pregos e não ponho a minha mão no seu lado, não acredito". A crença de Tomé é uma crença empírica, baseada em factos. A nossa crença, por outro lado, não se baseia em factos, mas em confiança, é a aposta de acreditar em algo que não temos confirmação de agora, mas apenas no final, depois de termos escolhido. Se a Tomé Jesus disse "Acreditaste porque viste" a cada um de nós, ele dirá "Abençoado sejas tu que acreditaste não porque viste, mas porque amaste, porque confiaste em mim". "A fé é conhecimento do coração, ultrapassa o poder da manifestação". (Kahlil Gibran)

V.

Para concluir: no final, ambos (Tomé e nós) teremos acreditado, mas que diferença: Tomé acreditava como 'cientista', convencido pela evidência; nós acreditamos como 'poetas', convencidos pelo amor que não precisa de provas mas experimenta a sua certeza em si mesmo. É por isso que estamos aqui e professamos a nossa fé, ainda que nunca tenhamos visto ou tocado no Senhor. É por isso que para Jesus somos abençoados e Ele é feliz, tal como quando estamos felizes por ver que alguém acredita em nós, mesmo que não há provas da nossa fiabilidade.

Podemos escolher entre ser crentes cientistas ou crentes poetas: de qualquer forma seremos crentes racionais, não há "suspensão da incredulidade". Então qual é a diferença? É a diferença entre um cientista e um poeta.

Tanto o cientista como o poeta que olha para um charco de água transparente verão água, mas o cientista verá o fundo do charco, o poeta, por outro lado, verá o céu reflectido na água.


  • Musica de fundo: When You Believe - Mariah Carey & Whitney Houston (Piano Cover by Riyandi Kusuma)


32 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2 Post
  • Facebook
  • LinkedIn

©2020 di Ezio Lorenzo Bono. Creato con Wix.com

bottom of page