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HOMO CURVATUS

Una riflessione per la Prima Domenica di Avvento (28-11-2021) < Lc 21,25-28.34-36 (La liberazione è vicina)

I. In Piazza San Pietro in questi giorni stanno montando il presepio e hanno già issato il grande albero di Natale. (Ci sono molte persone che hanno criticato il taglio di quest’albero. Solo l’anno scorso, nella sola amazzonia sono bruciati più di 730 milioni di alberi e non ho sentito lamenti a riguardo come per l’albero di San Pietro). Molte vie di Roma sono già addobbate e alcune hanno già acceso le luci natalizie. Oggi, essendo la prima domenica di avvento, ci saremmo aspettati di sentire un Vangelo più mite, più “natalizio”. Invece abbiamo appena sentito le esternazioni di Gesù parlando di catastrofi e fine del mondo. Non dico che il Vangelo avrebbe dovuto parlare di Babbo Natale o consigli per i regali, però qualcosa di più dolce magari. II. Gesù a modo suo ci parla del Natale, cioè della nuova nascita o rinascita portata da Lui con la sua entrata nel mondo. Dobbiamo essere capaci di interpretare le parole di Gesù: tutto ciò che era prima, le falsità, identificate negli astri considerati come divinità, il mondo vecchio, i nostri idoli… tutto terminerà e comincerà il mondo nuovo. III. Avvento vuol dire propriamente “venuta”, ha la stessa etimologia di avventura. Inizia l’avventura di Dio tra gli uomini e quindi la novità assoluta che irrompe nel mondo. Gesù ci invita a aprici al nuovo e abbandonare il vecchiume, dissoluzioni, ubriachezze, affanni. E ci invita a saper aspettare. Aspettare è un verbo sparito dal vocabolario. Un padre della psicoanalisi Wilfred Bion afferma che il tossicomane è colui che non sa aspettare. Vuole subito, qui e ora la sua gratificazione. Tutti noi siamo un po’ dei tossicomani quando vorremmo anticipare qui e ora quello che invece esige il suo tempo per accadere. Sapere aspettare, con dolcezza, senza ansia. Come i frutti dell’albero che hanno bisogno del loro tempo per crescere e maturare. Il tempo dell’avvento dovrebbe aiutarci a esercitare quest’arte dell’attesa. IV. “Risollevatevi e alzate il capo” ci dice oggi Gesù. L’uomo prima di diventare homo erectus era una specie di quadrupede. Quando si è alzato (per avvistare meglio le prede o i pericoli oltre la vegetazione) ha liberato le mani e ha liberato la bocca dalla funzione prensile sviluppando così la parola. (André Leroi-Gourhan (Parigi, 25 agosto 1911 – Parigi, 19 febbraio 1986). Oggigiorno sembra che dall’ homo erectus, siamo ritornati all’ homo curvatus, dove l’uomo si è ripiegato su se stesso sia nel senso figurato (egoismo) ma anche nel senso fisico con il ripiegamento sullo smartphone. Uno studio ha mostrato come sarà l’evoluzione, o meglio l’involuzione della specie umana: uomo curvo, col pollice storto e col cervello rimpicciolito. Un uomo che via via smette di comunicare attraverso la bocca (speriamo che la bocca non riacquisti la funzione prensile, essendo le mani occupate con i dispositivi elettronici). Sul treno o in qualsiasi posto tutti sono curvati sullo smartphone e non parlano con nessuno. “Raddrizzatevi e alzate la testa. La vostra liberazione è vicina” ci dice Gesù. Non lasciamo che ci passi accanto senza nemmeno accorgercene, curvati su noi stessi. Impariamo a vedere il mondo attorno a noi, oltre il nostro ombelico e il nostro dispositivo. Buon avvento e buona avventura.

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