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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

POCO CON DIO È MOLTO.

POCO CON DIO È MOLTO. Una riflessione per Domenica 2-08-2020 < Mt 14,13-21

I. In queste ultime settimane mi sono dedicato allo studio dei discorsi del Santo padre Papa Francesco dedicati al tema dell’educazione. È stato molto interessante conoscere e approfondire il grande progetto del Patto Educativo che ha come obiettivo la creazione di un villaggio educativo globale, ossia una comunione universale di intenti per educare le nuove generazioni e tutti gli uomini alla fratellanza. Per il raggiungimento di questo fine il Papa dice che bisogna ricomporre le relazioni che sono state spezzate tra la famiglia e la scuola, tra le generazioni, dentro nella società, tra ricchi e poveri, maschio e femmina, frattura con la natura, etc. II. Il Papa descrivendo le situazioni di ingiustizia economica del mondo, parla di “iniquità universale”: Le 50 persone più ricche del mondo hanno un patrimonio equivalente a 2,2 mila miliardi di dollari. Da sole potrebbero risolvere il problema della salute e dell’educazione di tutti i bambini poveri del mondo. Potrebbero salvare milioni di vite ogni anno, e non lo fanno. Quasi la metà delle ricchezze del pianeta sono in mano all’1% della popolazione mondiale. Questa è una mostruosità che non devi lasciarci indifferenti e per superare questa ingiustizia è necessario ribellarsi e fare qualcosa. Sono problemi risolvibili dice il Papa, non è un destino immutabile. Il cammino è quello di educare gli uomini all’idea che siamo tutti fratelli, passare dalla co-irresponsabilità alla co-responsabilità, alla solidarietà universale. Superare la mentalità della competizione, dell’arraffare il maggior numero di beni per se stessi, dell’idea che il più forte vince. III. Questa mentalità della cupidigia o come dice il Papa della “egolatria” (idolatria dell’io) non è una novità degli ultimi anni, ma è molto antica. Anche il Vangelo di oggi ci mostra la presenza di questa mentalità: di fronte a una folla affamata l’unica soluzione trovata dai discepoli è quella di mandarli tutti via, che vadano nella villaggi vicini per comprarsi da mangiare. In altre parole la soluzione è “ognuno si arrangi“. Chi ha i soldi potrà comprarsi da mangiare, e chi non li ha?Si arrangi. E non bastano solo i soldi, perché nei piccoli villaggi attorno al deserto non c’è cibo per tutti, e allora oltre i soldi ci vuole anche la forza per correre, per arrivare prima degli altri, per accaparrarsi il cibo prima che finisca.. IV. Come vediamo la mentalità dei discepoli è la stessa del mondo d’oggi: nel mondo chi ha i soldi o chi è forte vince, c’è la fa, gli altri che si arrangino. Chi ha i soldi può permettersi una bella vita, salute, un’istruzione nelle migliori scuole e università del mondo, chi non li ha si accontenti o che si arrangi. Gesù però capovolge questa logica, e dice agli apostoli di provvedere loro il cibo per tutto quella gente. Non permette loro si sottrarsi davanti alla loro responsabilità: “Dategli voi da mangiare”. La logica di Gesù non è quella del “ognuno si arrangi“ o del “vince il piùforte” ma è la logica del “bene per tutti” perché tutti hanno il diritto a una vita buona, a un mangiare sano, a una salute soddisfacente, a un’istruzione adeguata. V. I discepoli trovano appena cinque pani e due pesci e Gesù parte da qui, dalla pochezza, per fare grandi cose. Questi pochi mezzi potevano restare nelle mani del loro proprietario (come fanno i ricchi del mondo) e invece sono messi a disposizione di tutti. I beni dunque anche se pochi devono essere messi a disposizione, devono essere condivisi, perché le risorse del mondo sono di tutti. C’è un proverbio che ho sentito molte volte in Africa che diceva: “poco con Dio è molto” e quando ero là in Africa rimanevo sempre ammirato nel vedere come ciascuno pur nella sua pochezza e miseria aiutava gli altri, mettendo a disposizione il poco che aveva. VI. Ciascuno di noi deve allora chiedersi e io cosa faccio per venire incontro alle necessità e sofferenze degli altri? Dobbiamo aprici alla solidarietà e considerare l’altro come fratello e non come nemico o un incomodo da evitare, perché in questo caso lo vorremo sempre scrollare di dosso, sia che si tratti, dice il Papa, del povero che ci chiede aiuto per strada, o dell’immigrato che respingiamo dai nostri porti, o di una vita che bussa alla porta e la sopprimiamo prima ancora di vedere la luce. Tutto è connesso. Ognuno di noi deve fare la sua parte, non ci sono scuse. Quello che facciamo nella nostra povertà, anche se è una goccia nel mare, non sarà forse qualcosa che salverà il mondo, ma di sicuro salverà la nostra vita.

(eziolorenzobono@hotmail.com)


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