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🇮🇹 I MESTIERI PIÙ FELICI DEL MONDO 🇵🇹 OS EMPREGOS MAIS FELIZES DO MUNDO


🇮🇹 I MESTIERI PIÙ FELICI DEL MONDO

(testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la III Domenica del Tempo Comune A (22-1-2023)

< Mt 4,12-23 (Pescatori di uomini)

I.

Pochi anni fa, l’Università di Chicago, ha condotto una ricerca sui mestieri del mondo che rendono più felici. I risultati furono sorprendenti e vennero confermati in seguito da una ricerca governativa in GranBretagna e da ricerche in altri paesi, compresa l’Italia.

Il primo dato sorprendente è che ciò che rende felice un lavoratore non è il salario: nella lista non appaiono mestieri superpagati (magari uno o due). E nemmeno i lavori che danno più fama o prestigio. Tra i nove mestieri indicati dallo studio dell’università di Chicago appaiono, cominciando dal basso: Ingegneri, Educatori speciali, Psicologi, Scrittori, Artisti (pittura, scultura, design, cinema, etc.), Insegnanti, Fisioterapisti, Vigili del fuoco e… indovinate chi c’è al primo posto in classifica? I Sacerdoti e i religiosi consacrati. Dalla ricerca risulta che più del 90% dei Sacerdoti sono felici del loro lavoro (secondo altre ricerche, addirittura il 94,4%). Com’è possibile trovare nella stessa lista mestieri così disparati? Secondo il direttore di questa ricerca dell’università di Chicago, nonostante le diversità tra un lavoro e l’altro, ciò che li accomuna è che si tratta di professioni riguardanti la cura dell’altro, l’attenzione, l’istruzione, la protezione, ossia professioni che si basano sul donare qualcosa agli altri. Quando si pensa a una professione per diventare ricchi, per la propria autorealizzazione, per il proprio soddisfacimento e piacere, ecco che non stiamo pensando alla professione che ci renderà più felici.

Un altro studio dell’Università di Harvard che dura da decenni (e di cui vi ho già parlato) mostra che anche se all’inizio per la maggioranza degli intervistati il desiderio più grande per essere felici era la ricchezza e la fama, alla fine, dopo decenni, sono risultati essere più felici non i più ricchi e famosi, ma chi aveva costruito solide relazioni di affetto con gli altri. Sembra proprio vero quel che troviamo scritto negli Atti degli Apostoli. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At. 20,35). Nel caso dei sacerdoti/religiosi, ciò che dà felicità alla loro vita oltre la donazione di sé agli altri, è la sequela di Cristo: stare con Lui, pregare, la meditazione quotidiana, lo studio della teologia…questo riempie di bellezza e di senso la loro vita.

II.

Ecco che allora non ci sorprendiamo se nel Vangelo di oggi della chiamata dei primi apostoli, questi dopo avere udito la chiamata di Gesù «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini», SUBITO lasciarono le reti e lo seguirono. SUBITO! Cosa c’era da aspettare? Seguire Gesù e prendersi cura degli altri (pescatori di uomini) è ciò che di più grande si possa desiderare. Quei giovani apostoli ventenni (o ancora più giovani come nel caso di Giovanni) avevano già un lavoro, una famiglia, una casa, una fede (frequentavano la sinagoga e il Tempio). Anche così, lasciarono tutto e seguirono Gesù. Se fossero rimasti nella barca con il loro padre e non avessero avuto il coraggio di cambiare, sarebbero rimasti dimenticati e né conosceremmo i loro nomi (come non conosciamo il nome del giovane ricco che non ebbe il coraggio di seguire Gesù e di staccarsi dalle sue ricchezze). Gesù prese la loro vita e ne fece molto di più. E dopo 2000 anni noi stiamo ancora qui a parlare di loro e siamo cristiani grazie a loro che sparsero il Vangelo nel mondo. Lasciarono tutto e incontrarono molto di più, la felicità.

III.

E noi come ci rassegniamo facilmente all’infelicità. Ci fermiamo alla prima difficoltà e rinunciamo così ad essere felici. Ma questo è una follia, come ci dice Antoine de Saint-Exupéry nel suo “Piccolo principe”: “È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio”.

IV.

Nella vita a volte bisogna avere il coraggio di cambiare. Anzi la nostra vita è un continuo cambiamento (vi avevo già parlato di Sloterdjik e del suo libro “You must change your life” , “Devi cambiare la tua vita”). Cambiamo ogni volta che impariamo cose nuove (in pedagogia, soprattutto nel campo dell’Educazione degli Adulti, si è imposta l’idea del “Lifelong Learning”, Apprendimento lungo tutta la vita).

Gesù ha cambiato la vita di quei giovani apostoli pescatori, e vuole cambiare anche la nostra. Ancora oggi il Signora chiama, e se sentiamo la sua voce mettiamoci SUBITO alla sua sequela.

Gesù ci chiama innanzitutto per restare con Lui, e cioè per parlargli, pregare, meditare, leggere e studiare la sua Parola (oggi è proprio la “Domenica della Parola”, voluta da Papa Francesco. A questo proposito vorrei invitarvi non solo a leggere o ascoltare la Parola di Dio come facciamo sempre, ma anche a studiare e approfondire la Parola di Dio attraverso lo studio leggendo qualche bel libro di teologia. Questa è la scienza più bella di tutte ve lo garantisco: anche se ho laurea e dottorato in altre materie, vi assicuro che nessuna disciplina si compara alla Teologia).

In secondo luogo Gesù ci chiama per diventare “pescatori di uomini”, e cioè “pescare altre persone” a Lui, perché anche loro se ne innamorino come noi. Quali reti possiamo usare in questa “pesca di uomini”? Nel nostro tempo, tra le varie reti, abbiamo una rete potente che è proprio la rete informatica (Inter-net: “net” vuol dire proprio “rete”). Tra tante stupidaggini che si trovano in rete, incontrare qualche messaggio bello, rinfrescante, che ci parla di Dio, della fede, del senso delle cose, fa totalmente la differenza. Anche noi buttiamo la nostra rete in internet, e certo pescheremo qualche persona a Gesù. Non servono discorsi lungi e noiosi. Basta un messaggio, una benedizione, un’immagine, una preghiera… L’evangelista Matteo riporta oggi le parole della prima predicazione di Gesù, che si riducono a una frase: «Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino». Poche parole ma che dicono tutto. Anche Papa Francesco ha ribadito ancora in questi giorni ai sacerdoti che le “prediche” non devono durare più di 7/8 minuti. (Penso di averli già superati, e quindi mi accingo alla fine).

V.

Concludo parlandovi di una donna che dopo essere passata attraverso prove di sofferenza indicibile per la morte dei 4 figli e del marito, ha ritrovato infine la sua felicità. Sto parlando di Santa Paola Elisabetta Cerioli, Fondatrice del nostro Istituto della Sacra Famiglia e che ricordiamo oggi alla vigilia della sua festa liturgica. Ella, rimasta senza figli e vedova, fece un radicale cambiamento nella sua vita: abbandonò la sua ricchezza e il lusso (era una nobile che sposò un conte), si consacrò a Dio e divenne “pescatrice di uomini” donando la sua vita a tanti orfani e figli di contadini. Quando le donne nobili amiche del suo defunto marito la visitarono e videro il palazzo spogliato dai preziosi arredi, la trascuratezza delle stanze e dei giardini, e videro la vedova stessa vestita modestamente e sciupata nell’aspetto, dissero alle compagne di lei che a causa del dolore era diventata “scimunita” (sic) o pazza. Quando la santa venne sapere di questo commento disse alle sue compagne: “Vedete come parla il mondo e qual ne é il suo spirito? Quando si opera da pazzi si è reputati da senno: e quando si fa il bene si è stolti. Andiamo a ringraziare il Signore che ce l’ha fatto intendere. Poverette, sono loro le martirelle che si rendono schiave delle massime del mondo. Purtroppo lo ero anch’io” (Manoscritto Longoni, Memorie, pag. 70).

VI.

Probabilmente i ricercatori di Chicago e delle altre città si sono meravigliati nello scoprire che i lavoratori più felici erano i sacerdoti e i religiosi. In realtà siamo noi che ci meravigliamo che loro si sono meravigliati.


(Nella musica di fondoAlmeno tu nell' universo”, M. Martini, piano )




🇵🇹 OS EMPREGOS MAIS FELIZES DO MUNDO

(texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o 3º Domingo do Tempo Comum A (22-1-2023)

< Mt 4:12-23 (Pescadores de homens)

I.

Há alguns anos atrás, a Universidade de Chicago realizou uma investigação sobre as profissões mais felizes do mundo. Os resultados foram surpreendentes e foram posteriormente confirmados por uma investigação governamental na Grã-Bretanha e pela investigação noutros países, incluindo a Itália.

A primeira descoberta surpreendente é que o que faz um trabalhador feliz não é o salário: nenhum trabalho super-remunerado (talvez um ou dois) aparece na lista. Nem os trabalhos que dão mais fama ou prestígio. Entre as nove profissões indicadas pelo estudo da Universidade de Chicago aparecem, começando pela base: Engenheiros, Educadores Especiais, Psicólogos, Escritores, Artistas (pintura, escultura, design, cinema, etc.), Professores, Fisioterapeutas, Bombeiros e... adivinhem quem está no topo da lista? Sacerdotes e religiosos consagrados. A investigação mostra que mais de 90% dos padres e religiosos/as estão felizes no seu trabalho (de acordo com outras investigações, até 94,4%). Como é possível encontrar profissões tão díspares na mesma lista? Segundo o director desta pesquisa da Universidade de Chicago, apesar das diferenças entre um trabalho e outro, o que têm em comum é que são profissões que se preocupam em cuidar dos outros, educar os outros, proteger os outros, por outras palavras, profissões que se baseiam em dar algo aos outros. Quando pensamos numa profissão para nos tornarmos ricos, para o nosso próprio auto-realização e prazer, não estamos a pensar na profissão que nos fará mais felizes.

Um outro estudo da Universidade de Harvard que se prolonga há décadas (e de que já vos falei) mostra que embora no início para a maioria dos inquiridos o maior desejo para ser feliz fosse a riqueza e a fama, no final, após décadas, não eram os mais ricos e famosos que eram mais felizes, mas aqueles que tinham construído sólidas relações de afecto com os outros. O que encontramos escrito nos Actos dos Apóstolos soa verdadeiro. "Há mais alegria em dar do que em receber" (Act 20:35). No caso dos sacerdotes/religiosos, o que dá felicidade às suas vidas para além da doação de si mesmos aos outros é o seguimento de Cristo: estar com Ele, rezar, meditar diariamente, estudar teologia...isto enche as suas vidas de beleza e significado.

II.

Aqui então, não nos surpreende se no Evangelho de hoje do chamamento dos primeiros apóstolos, eles, depois de ouvirem o chamamento de Jesus "Vinde após mim, far-vos-ei pescadores de homens", IMEDIATAMENTE deixaram as suas redes e seguiram-no. IMEDIATAMENTE! O que havia para esperar? Seguir Jesus e cuidar dos outros (ser “pescadores de homens”) é a melhor coisa que se poderia desejar. Os jovens apóstolos na casa dos vinte anos (ou ainda mais jovens como no caso de João) já tinham um emprego, uma família, um lar, uma fé (frequentavam a sinagoga e o Templo). Mesmo assim, eles deixaram tudo e seguiram Jesus. Se tivessem ficado no barco com o seu pai e não tivessem tido a coragem de mudar, teriam permanecido esquecidos e nós não saberíamos os seus nomes (tal como não sabemos o nome do jovem rico que não teve a coragem de seguir Jesus e romper com as suas riquezas). Jesus pegou a vida deles e a tornou algo de muito maior. E depois de 2000 anos ainda estamos aqui a falar deles e somos cristãos por causa deles que difundiram o Evangelho no mundo. Deixaram tudo para trás e encontraram muito mais, a felicidade.

III.

E nós, quão facilmente nos resignamos com a infelicidade. Paramos na primeira dificuldade e assim desistimos de ser felizes. Mas isto é uma loucura, como nos diz Antoine de Saint-Exupéry no seu 'Pequeno Príncipe': "É loucura odiar todas as rosas porque um espinho te picou, desistir de todos os sonhos porque um deles não se realizou, desistir de todas as tentativas porque uma vez se falhou. É uma loucura condenar todas as amizades porque alguém o traiu, não acreditar em nenhum amor só porque um foi infiel, deitar fora todas as hipóteses de felicidade só porque algo não correu bem. Haverá sempre outra oportunidade, outra amizade, outro amor, uma nova força. Para cada fim há um novo começo".

IV.

Na vida, por vezes é preciso ter a coragem de mudar. De facto, a nossa vida é uma mudança constante (já vos tinha falado de Sloterdjik e do seu livro 'You must change your life'. Deve mudar a sua vida"). Mudamos cada vez que aprendemos coisas novas (na pedagogia, especialmente no campo da Educação de Adultos, a ideia de “Lifelong Learning” Aprendizagem ao Longo da Vida, tornou-se estabelecida).

Jesus mudou a vida daqueles jovens apóstolos pescadores, e Ele quer mudar a nossa também. Ainda hoje o Senhor chama, e se ouvirmos a sua voz, sigamo-lo IMEDIATAMENTE.

Jesus chama-nos antes de mais para ficarmos com Ele, isto é, para falarmos com Ele, rezarmos, meditarmos, lermos e estudarmos a Sua Palavra (hoje é precisamente o 'Domingo da Palavra', desejado pelo Papa Francisco. A este respeito, gostaria de vos convidar não só a ler ou a ouvir a Palavra de Deus como sempre fazemos, mas também a estudar e aprofundar a Palavra de Deus através do estudo, lendo alguns bons livros sobre teologia. Esta é a melhor ciência de todas, asseguro-vos: embora tenha licenciaturas e doutoramentos noutras disciplinas, asseguro-vos que nenhuma disciplina se compara à Teologia).

Em segundo lugar, Jesus chama-nos a tornarmo-nos "pescadores de homens", ou seja, a "pescar outras pessoas" para Ele, para que também eles se apaixonem por Ele como nós o fazemos. Que redes podemos utilizar nesta 'pesca de homens'? No nosso tempo, entre as várias redes, temos uma rede poderosa, que é a rede informática (Inter-net: 'net' significa realmente 'rede'). Entre tantos disparates na rede, deparar com uma mensagem bela e refrescante que nos fala de Deus, a fé, o significado das coisas, faz toda a diferença. Também nós lançamos a nossa rede na Internet, e iremos certamente apanhar algumas pessoas para Jesus. Não são necessários discursos longos e enfadonhos. Basta uma mensagem, uma bênção, uma imagem, uma oração... Hoje, o evangelista Mateus relata as palavras da primeira pregação de Jesus, que se resumem a uma frase: "Arrependei-vos, porque o reino dos céus está próximo". São poucas palavras, mas que dizem tudo. Até o Papa Francisco reiterou novamente nestes dias aos padres que os 'sermões' não deveriam durar mais do que 7/8 minutos. (penso que já ultrapassei isso, por isso vou terminar).

V.

Terminarei falando-vos de uma mulher que, depois de ter passado por provas indizíveis de sofrimento devido à morte dos seus quatro filhos e do seu marido, encontrou finalmente a sua felicidade. Estou a falar de Santa Paula Elisabeth Cerioli, fundadora do nosso Instituto da Sagrada Família, que hoje recordamos na véspera da sua festa litúrgica. Ela, sem filhos e viúva, fez uma mudança radical na sua vida: abandonou a sua riqueza e luxo (era uma nobre mulher que casou com um conde), consagrou-se a Deus e tornou-se uma "pescadora de homens", dando a sua vida a muitos órfãos e filhos de camponeses. Quando as nobres amigas do seu falecido marido a visitaram e viram o palácio despojado do seu precioso mobiliário, a negligência dos quartos e jardins, e viram a própria viúva vestida modestamente e desgrenhada na aparência, disseram às suas companheiras que por causa da dor ela se tinha tornado 'scimunita' (sic) ou louca. Quando a santa soube deste comentário, disse às suas companheiras: “Vedes como o mundo fala e qual é o seu espírito? Quando se age tolamente, tem-se a reputação de ser inteligentes, e quando se faz o bem, é-se tolo. Vamos e agradeçamos ao Senhor por nos ter feito compreender. Coitadas, são pobrezinhas que se tornaram escravas das máximas do mundo. Infelizmente, também eu era assim” (Manoscritto Longoni, Memorie, p. 70).

VI.

Provavelmente os investigadores em Chicago e em outras cidades ficaram surpreendidos ao descobrir que os trabalhadores mais felizes eram padres e religiosos. Na verdade, somos nós que nos maravilhamos que eles se tenham maravilhado.


(Na música de fundo "Almeno tu nell' universo", M. Martini, piano )


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