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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 IL DONO DEL TORCICOLLO 🇵🇹 O DOM DE UM TORCICOLO

Aggiornamento: 19 lug 2023


🇮🇹 IL DONO DEL TORCICOLLO

Una riflessione per la V Domenica QUA-C (3–4-2022)

< Gv 8,1-11 (La donna sorpresa in adulterio)

Per vedere il video in italiano clicca qui: https://youtu.be/HgB2xXsTTKw

I.

Esistono delle persone che amano criticare sempre tutto e tutti, giudicare, condannare, giustizialisti e intransigenti con gli altri, però quando si tratta di se stessi o dei propri familiari, ecco che la musica cambia. Abbiamo visto anche lo scorso anno quel personaggio pubblico che sempre sparava sentenze contro tutto e tutti, quando però si è trovato davanti a un errore commesso da suo figlio, non ha usato lo stesso metro di giudizio e condanna, ma anzi, lo abbiamo visto sbraitare e difendere suo figlio, come un leone ferito difende i suoi cuccioli dagli attacchi esterni.

II.

Il vangelo di oggi ci parla della donna sorpresa in adulterio, e ci mostra una turma di giustizialisti che avevano già in mano una pietra da scagliare contro la donna, l’avevano già giudicata, condannata a morte e la strattonavano da una parte all’altra come un sacco di patate, compiendo così degli atti irrispettosi, molto peggiori di quello che aveva commesso lei. Eppure se quella donna fosse stata la loro figlia o qualcuno che amavano davvero, ecco che i loro atteggiamenti sarebbero stati molto diversi.

III.

Gesù si trova improvvisamente davanti a quella donna e la guarda non come la guardano gli altri, Lui la vede come sua figlia. Gesù non si associa a quei giustizialisti, e non tratta la donna come fanno loro. Non giustifica la donna e non le dice che quello che ha fatto non è poi così grave, ma opera una separazione tra il peccato e la persona che ha commesso il peccato. A noi invece piace identificare la persona con il male che ha fatto: questa donna è sempre stata identificata come l’adultera, ma sarà che in tutta la sua vita ha fatto solo quello? (Come il caso di questi giorni di quella donna uccisa e fatta a pezzi: i giornali si sono precipitati a definirla in modo volgare, senza interessarsi di chi fosse realmente, della sua vita, senza conoscere le sue lotte, i suoi desideri, senza curarsi dello strazio dei suoi genitori). Per Gesù quella del racconto evangelico di oggi non è l’adultera ma una “Donna” (così la chiama, come ha chiamato più volte così anche sua madre: “Donna non è ancora giunta la mia ora”, “Donna ecco tuo figlio”. La chiama con lo stesso nome con cui chiama sua madre). Impariamo da Gesù a non identificare mai il peccato con la persona che lo ha commesso. Quella donna quindi non è l’ “adultera” ma una persona che ha commesso adulterio. Così vale per gli altri casi: non “ladro” ma persona che ha commesso un furto; non “assassino” ma persona che ha commesso un omicidio; non “bugiardo” ma persona che ha detto una bugia; non “traditore” ma persona che ha fatto un tradimento. Prima viene sempre la persona che è qualcosa di sacro, poi viene quello che fa. Una persona rimane sempre persona, e se commette sbagli e peccati, non diventa “sbagliato” o “peccatore”, ma una persona che ha commesso sbagli, che ha commesso peccati. Ricordarci della nostra dignità di persona ci spinge a rimediare, a riparare il nostro sbaglio.

IV.

Sembra che per secoli questo brano non sia stato inserito nella Bibbia e non si leggeva mai nelle celebrazioni liturgiche, perché dava fastidio, soprattutto ai rigoristi che trovavano indecente la tolleranza di Gesù il quale invece di condannare o di scagliare la pietra, dice “Neanch’io ti condanno”. Queste persone rigorose non potevano accettare che le loro donne non si sentissero terrorizzate dalla punizione in caso di tradimento. Quindi si doveva punire in modo esemplare quella donna per disincentivare l’emulazione. Per loro Gesù sembrava invece che incentivasse la dissolutezza.

Per Gesù non era necessario infierire oltre: quella donna aveva già pagato fin troppo con l’ignominia, con l’infamia caduta sulla sua persona e sulla sua famiglia, con il ludibrio pubblico… non servivano altre condanne. Ora bisognava ricominciare, ridare vita nuova, ridare un futuro. Il perdono non ci cambia il passato, perché quel che è stato è stato e non si può cambiare, ma ci cambia il futuro.

Le condanne capitali (la pena di morte) non servono a nulla, solo accumulano male al male.

Si racconta che una volta in una piazza mentre si eseguiva l’impiccagione pubblica di alcuni ladri con l’intento di dissuadere le persone a rubare con quella punizione esemplare, c’erano dei ladri che rubavano agli spettatori.

Deve esistere un altro modo di fare giustizia, che non sia attraverso condanne irreversibili. Punire il male con la morte non produce nessun effetto positivo ma accresce il male nel mondo. Dare a chi ha sbagliato la possibilità di riscattarsi è permettere al bene di riparare il male fatto.

Le persone che sbagliano, ha detto recentemente Papa Francesco, hanno diritto al perdono. Una persona che ha sbagliato ed è stata perdonata, avrà la possibilità di riscattarsi e fare del bene. Una persona condannata a morte non avrà la possibilità di fare più nulla, non potrà riparare il male col bene, ma al male si aggiungerà altro male, e viene così precluso ogni futuro di redenzione.

V.

Gesù con quella risposta stupefacente “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” non solo salverà la donna, ma salverà anche tutte le persone presenti evitando loro di compiere un male ancora peggiore, quello dell’omicidio.

Il fatto che tutti dal più vecchio al più giovane, se ne sono andati via, rivela che l’umanità non si divide in due categorie: i santi e i peccatori, ma esiste una sola categoria, quella delle persone che commettono peccati, distinti tra loro in due sottocategorie: quella di coloro il cui peccato è stato smascherato e sventolato davanti a tutti, e quella di coloro il cui peccato è rimasto ancora nascosto. Per questo se ne vanno via tutti lasciando cadere in terra la pietra che avevano in mano perché hanno capito che in fondo siamo tutti adulteri quando tradiamo le persone che ci amano, quando inganniamo, quando rinneghiamo Dio, gli amici, gli altri e noi stessi.

VI.

Gesù non giudica questa donna, così come non giudica noi, ma vuole che ripariamo il male con il bene: “Neanch’io ti condanno. D’ora in poi non peccare più”.

Ecco il grande messaggio di oggi: bisogna guardare avanti, sempre. Se c’è una malattia che tutti dovremmo avere dovrebbe essere quella del torcicollo: Avete già provato ad avere il torcicollo? Risulta impossibile girarsi si può guardare solo avanti.

Inoltre, un bel “sano e santo” torcicollo, non solo ci impedirebbe di guardare indietro, ai nostri errori del passato, ma ci impedisce anche di guardare a lato, agli altri per giudicarli e condannarli. Ciascuno deve preoccuparsi dei suoi errori e non di quelli degli altri, perché Dio alla fine non ci chiederà conto dei peccati degli altri, ma solo dei nostri.


🇵🇹 O DOM DE UM TORCICOLO

Uma reflexão para o V Domingo QUA-C (3-4-2022)

< Jo 8:1-11 (A mulher apanhada em adultério)

para ver o vídeo em português clicar aqui: https://youtu.be/8vz9kJOSqfg

I.

Há algumas pessoas que gostam sempre de criticar tudo e todos, julgar, condenar, justificar e ser intransigentes com os outros, mas quando se trata de si próprios ou das suas famílias, a música muda. No ano passado, vimos aquela figura pública que estava sempre a condenar tudo e todos, mas quando foi confrontado com um erro cometido pelo seu filho, não usou a mesma bitola de julgamento e condenação. Pelo contrário, vimo-lo a gritar e a defender o seu filho, como um leão ferido defende as suas crias de ataques do exterior.

II.

O evangelho de hoje fala-nos da mulher apanhada em adultério, e mostra-nos um enxame de justicialistas que já tinham uma pedra nas mãos para atirar à mulher, já a tinham julgado, condenado à morte, e estavam a puxá-la de um lado para o outro como um saco de batatas, cometendo assim actos de desrespeito muito piores do que aquilo que ela tinha cometido. No entanto, se aquela mulher tivesse sido sua filha ou alguém que amassem realmente, as suas atitudes teriam sido muito diferentes.

III.

Jesus está subitamente diante daquela mulher e não a olha como os outros a olham, ele vê-a como sua filha. Não se associa a esses justicialistas, e não trata a mulher como eles a tratam. Ele não justifica a mulher, e não lhe diz que o que ela fez não é assim tão mau, mas faz uma separação entre o pecado e a pessoa que cometeu o pecado. Nós, por outro lado, gostamos de identificar a pessoa com o mal que ela fez: esta mulher sempre foi identificada como adúltera, mas será que toda a sua vida ela fez somente isso? (Como o caso destes dias daquela mulher que foi morta e despedaçada: os jornais apressaram-se a defini-la de forma vulgar, sem se preocuparem com quem ela realmente era, com a sua vida, sem conhecerem as suas lutas, os seus desejos, sem se preocuparem com a dor dos seus pais). Para Jesus, a que está na história do Evangelho de hoje não é a adúltera mas sim uma "Mulher" (é assim que ele a chama, tal como chamou a sua mãe várias vezes: "Mulher, a minha hora ainda não chegou", "Mulher, aqui está o teu filho". Ele chama-a pelo mesmo nome que chama à sua mãe). Aprendemos de Jesus a nunca identificar o pecado com a pessoa que o cometeu. Portanto, a mulher não é a "adúltera" mas sim uma pessoa que cometeu adultério. O mesmo se aplica aos outros casos: não "ladrão" mas uma pessoa que cometeu roubo; não "assassino" mas uma pessoa que cometeu homicídio; não "mentiroso" mas uma pessoa que contou uma mentira; não "traidor" mas uma pessoa que cometeu traição. Primeiro vem a pessoa que é algo sagrado, depois vem o que ela faz. Uma pessoa permanece sempre uma pessoa, e se comete erros e pecados, não se torna uma pessoa "errada" ou "pecadora", mas uma pessoa que cometeu erros, que cometeu pecados. Recordar-nos da nossa dignidade como pessoas incita-nos a emendar, a reparar o nosso erro.

IV.

Parece que durante séculos esta passagem do Evangelho não foi incluída na Bíblia e nunca foi lida em celebrações litúrgicas, porque incomodava, especialmente aos rigoristas que achavam indecente a tolerância de Jesus que, em vez de condenar ou atirar a pedra, diz "Eu também não te condeno". Estas pessoas rigorosas não podiam aceitar que as suas mulheres não se sentissem aterrorizadas com a punição em caso de traição. Assim, esta mulher tinha que ser punida de uma forma exemplar para desencorajar a emulação. Para eles, Jesus parecia encorajar a deboche.

Para Jesus, não era necessário ir mais longe na condenação: a mulher já tinha pago demasiado em ignomínia, com a infâmia que tinha caído sobre ela e a sua família, com a vergonha pública... não havia necessidade de mais condenações. Agora era tempo de recomeçar, de dar nova vida, de dar um futuro. O perdão não muda o passado, porque o que foi feito está feito e não pode ser mudado, mas muda o futuro.

A pena capital (a pena de morte) não serve qualquer propósito, apenas acumula o mal para o mal.

Diz-se que uma vez numa praça, enquanto o enforcamento público de alguns ladrões estava a ser realizado com a intenção de dissuadir as pessoas de roubar com aquele castigo exemplar, havia ladrões a roubar dos espectadores.

Deve haver outra forma de fazer justiça, que não seja através de condenação irreversível. Punir o mal com a morte não produz nenhum efeito positivo mas aumenta o mal no mundo. Dar aos malfeitores uma oportunidade de se redimirem é permitir que o bem repare o mal feito.

As pessoas que erram, disse recentemente o Papa Francisco, têm direito ao perdão. Uma pessoa que tenha feito mal e tenha sido perdoada terá a oportunidade de se redimir e fazer o bem. Uma pessoa condenada à morte não poderá fazer mais nada, não poderá reparar o mal com o bem, mas o mal será acrescentado ao mal, e qualquer redenção futura está assim excluída.

V.

Jesus com aquela resposta genial "Quem estiver sem pecado atire a primeira pedra" não só salvará a mulher, mas também salvará todas as pessoas presentes evitando de cometerem um mal ainda pior, o do assassinato.

O facto de todos, desde os mais velhos aos mais novos, terem ido embora, revela que a humanidade não está dividida em duas categorias: santos e pecadores, mas que existe apenas uma categoria, a das pessoas que cometem pecados, dividida em duas subcategorias: aqueles cujos pecados foram desmascarados e expostos a todos, e aqueles cujos pecados ainda estão escondidos. É por isso que todos eles vão embora, deixando cair a pedra das suas mãos, porque compreenderam que somos todos adúlteros quando traímos os nossos entes queridos, quando enganamos, quando negamos a Deus, traímos os nossos amigos, os outros e nós próprios.

VI.

Jesus não julga esta mulher, tal como não nos julga a nós, mas quer que compensemos o mal com o bem: "Nem eu vos condeno. De agora em diante, não pequem mais".

Aqui está a grande mensagem de hoje: devemos olhar para a frente, sempre. Se existe uma doença que todos nós deveríamos ter, deve ser o torcicolo: Já alguma vez tiveram o torcicolo? É impossível virar a cabeça pra trás, só se pode olhar em frente.

Além disso, um "saudável e santo" torcicolo não só nos impediria de olhar para trás para os nossos erros passados, como também nos impediria de olhar de lado para os outros para os julgar e condenar. Cada um de nós tem de se preocupar com os seus próprios erros e não com os dos outros, porque Deus no fim não irá pedir-nos conta dos pecados dos outros, mas apenas dos nossos.


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