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🇮🇹 IL DONO DELLE LACRIME 🇵🇹 O DOM DAS LÁGRIMAS


🇮🇹 IL DONO DELLE LACRIME

(testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la V Domenica di Quaresima A (26–3-2023)

< Gv 11,1-45 (La resurrezione di Lazzaro)

I.

Nel bellissimo Film di Mel Gibson “The Passion” qualche istante prima della scena della morte di Gesù, vediamo l’inquadratura ripresa dall’alto di una goccia che cade verso la croce, come quando tentiamo di vedere qualcosa con gli occhi pieni di lacrime. Fu un’intuizione geniale del regista che ha voluto riprendere la scena dagli occhi di Dio che dall’alto guardava con gli occhi pieni di lacrime suo figlio che stava morendo. Una scena bellissima, piena d’amore e di perdono. "Il vero messaggio del mio film, dirà Mel Gibson, è il perdono. La lacrima di Dio che piove dal cielo nel momento in cui Gesù muore significa questo". Sono lacrime d’amore. Ma molti si saranno chiesto: perché Dio non è intervenuto in quel momento per annientare tutti all’istante e salvare così suo figlio dai carnefici?”. Dio, invece di intervenire per strappare suo figlio dalla morte, piange. Interverrà tre giorni dopo, facendolo risuscitare. Non scavalcando la morte, ma passando attraverso la morte.

II.

Una scena simile era avvenuta qualche tempo prima a Betania: Gesù di fronte alla tomba del suo amico Lazzaro scoppia in pianto. Ma perché non era intervenuto prima per salvarlo dalla morte? Se lo chiedevano anche gli astanti (i Giudei) come abbiamo sentito nel vangelo: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Eppure le sorelle l’avevano avvisato per tempo mandandogli a dire «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Anche non abbiamo un “pronto intervento” ma si lascia che la morte faccia il suo corso. Solamente dopo quattro giorni Gesù interviene per ridargli la vita.

Il bravo padre Ermes Ronchi dice: “Dove sta il perché finale della risurrezione di Lazzaro? Sta nelle lacrime di Gesù, la sua dichiarazione d'amore fino al pianto. Piangere è amare con gli occhi. L'uomo risorge per le lacrime di Dio, risorgiamo perché amati.”

Parafrasando Dostojevski direi “Le lacrime salveranno il mondo”. Che bello questo nostro Dio che piange. Come lo sentiamo nostro.

III.

Il pianto è l’espressione forse più alta dell’amore.

Piange solo chi ama. Chi non sa cos’è l’amore non verserà mai una lacrima.

Quando si piange per la morte di persone che amiamo, in quelle lacrime si nasconde una “bellezza collaterale”, sono lacrime che trasudano d’amore. Il pianto è il segno più lampante che noi amiamo davvero. La “bellezza collaterale” a cui accenno è quella che si manifesta quando per esempio si partecipa ad un funerale dove si vedono lacrime scorrere copiose dagli occhi delle persone. È la bellezza dell’amore allo stato liquido. L’amore che rimane.

Anche quelli che avevano visto Gesù piangere rimasero incantati dalla “bellezza collaterale” che sprigionava con il suo pianto al punto che arrivarono a dire «Guarda come lo amava!». Il pianto è una forma artistica di esprimere l’amore, come la poesia, l’arte, la musica.

(A proposito di “Bellezza collaterale” vi ho già accennato altre volte al bellissimo film “Collaterale Beauty” che consiglio a tutti di vederlo, dove uno straordinario Will Smith piange in modo straziante fiumi di lacrime per la morte della sua bambina”. Cosa c’è di più straziante della morte di un figlio?

IV.

Nell’arte, nella letteratura soprattutto nella poesia ritroviamo molte descrizioni del pianto. La prima poesia che mi è apparsa subito alla mente quando stavo meditando sul pianto di Gesù, è quella di Vincenzo Monti che dal letto della sua agonia vede la moglie che non riesce a nascondere il suo dolore e tenta, invano, di nascondere le lacrime. E Monti, scrive la sua meravigliosa poesia dal titolo “Pel giorno onomastico della mia donna. Teresa Pikler”:

“Donna, dell’alma mia parte più cara, perché muta in pensoso atto mi guati, e di segrete stille rugiadose si fan le tue pupille?

Di quel silenzio, di quel pianto intendo, o mia diletta, la cagion. L’eccesso de’ miei mali ti toglie la favella, e discioglie in lagrime furtive il tuo dolore”.

Questa è “bellezza collaterale” allo stato puro. Noi forse non arriveremo mai a descrivere l’amore con parole così belle, ma anche noi siamo poeti quando descriviamo l’amore non con la tinta di inchiostro, ma con la tinta delle lacrime.

V.

Nella tradizione spirituale della chiesa l’amore e il pianto sono legati sempre anche al perdono (come diceva sopra anche Mel Gibson a riguardo del pianto di perdono di Dio). Il dono delle lacrime è uno dei doni più antichi della Chiesa primitiva, un dono che ci lava dai nostri peccati e ci porta a una vera conversione, attraverso un processo di guarigione interiore. A piangere non sono tanto gli occhi quanto il cuore che si commuove davanti alla presenza del Signore.

VI.

Per concludere. La scienza dice che i nostri occhi producono decine di litri di lacrime all’anno e che il pianto oltre a far bene agli occhi fa bene anche all’anima. E quindi non abbiamo paura di piangere.

L’inquadratura del film “The Passion” di cui dicevo all’inizio, ci dice che vedere il mondo con gli occhi velati dalle lacrime, non è vederlo in modo annacquato o confuso, ma è vedere il mondo con gli occhi di Dio.


- Musica di sottofondo: GIOVANNI ALLEVI - Back to life



🇵🇹 O DOM DAS LÁGRIMAS

(texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o Quinto Domingo da Quaresma A (26-3-2023)

< Jo 11,1-45 (A ressurreição de Lázaro)

I.

No belo filme de Mel Gibson “The Passion” (A Paixão) alguns momentos antes da cena da morte de Jesus, vemos o enquadramento do alto de uma gota que cai em direcção à cruz, e a imagem è confusa (aguada) como quando tentamos ver algo com os nossos olhos cheios de lágrimas. Foi uma intuição engenhosa do realizador que quis filmar a cena a partir dos olhos de Deus que olhava de cima para baixo com os olhos cheios de lágrimas para o seu filho moribundo. Uma bela cena, cheia de amor e de perdão. "A verdadeira mensagem do meu filme", dirá Mel Gibson, "é perdão. A lágrima de Deus que chove do céu no momento em que Jesus morre, significa isto”. São lágrimas de amor. Mas muitos terão perguntado: porque é que Deus não interveio naquele momento para aniquilar todos instantaneamente e assim salvar o seu filho dos assassinos?”. Deus, em vez de intervir para salvar o seu filho da morte, chora. Ele intervirá três dias mais tarde, ressuscitando-o. Não pulando a morte, mas passando pela morte.

II.

Uma cena semelhante tinha tido lugar algum tempo antes em Betânia: Jesus em frente do túmulo do seu amigo Lázaro irrompe em lágrimas. Mas porque não tinha ele intervindo mais cedo para o salvar da morte? Até os presentes (os judeus) se interrogaram sobre isto, como ouvimos no evangelho: "Aquele que abriu os olhos do cego, não poderia ele também tê-lo impedido de morrer?”. No entanto, as irmãs tinham-no avisado a tempo, enviando-lhe a mensagem: "Senhor, eis que aquele que amas está doente". Também aqui não temos "intervenção imediata", mas se deixa que a morte siga o seu curso. Só após quatro dias é que Jesus intervém para restaurar a vida de Lázaro.

O bom Padre Ermes Ronchi diz: "Onde está a razão final para a ressurreição de Lázaro? Está nas lágrimas de Jesus, na sua declaração de amor ao ponto de chorar. Chorar é amar com os olhos. O homem ressuscita pelas lágrimas de Deus, nós ressuscitamos porque somos amados".

Parafrasando Dostojevski diria “As lágrimas salvarão o mundo”. Quão belo é este nosso Deus que chora. Como o sentimos como nosso.

III.

Chorar é talvez a mais alta expressão do amor. Apenas aqueles que amam choram. Aqueles que não sabem o que é o amor, nunca derramarão uma lágrima.

Quando choramos a morte de pessoas que amamos, há uma "beleza colateral" escondida nessas lágrimas, são lágrimas que transbordam de amor. Chorar é o sinal mais claro de que amamos verdadeiramente. A 'beleza colateral' a que me refiro é a que se manifesta quando, por exemplo, se assiste a um funeral onde se vêem lágrimas a correr copiosamente dos olhos das pessoas. É a beleza do amor no seu estado líquido. O amor que permanece.

Mesmo aqueles que tinham visto Jesus a chorar ficaram encantados com a 'beleza colateral' que ele libertou com o seu choro, ao ponto de dizerem: “Vejam como ele o amava!”. O choro é uma forma artística de expressar amor, como a poesia, a arte, a música.

(Falando de 'Beleza Colateral', mencionei-vos do belo filme “Colateral Beauty” (Beleza Colateral), que recomendo a todos que vejam, onde um extraordinário Will Smith chora de desesperadamente pela morte da sua filhinha. O que poderia ser mais desolador do que a morte de um filho?

IV.

Na arte, na literatura, especialmente na poesia, encontramos muitas descrições de choro. O primeiro poema que me veio imediatamente à mente quando estava a meditar sobre o choro de Jesus, é o de Vincenzo Monti, que do leito da sua agonia vê a sua mulher que não consegue esconder o seu sofrimento e tentando em vão esconder as suas lágrimas. E Monti, escreve o seu maravilhoso poema intitulado “Pel giorno onomastico della mia donna. Teresa Pikler” (Pelo dia onomástico da minha mulher. Teresa Pikler).

"Mulher, da minha alma parte mais querida,

porquê muda em acto pensativo me olhas

E de secretas gotas

estão orvalhadas as tua pupilas?

Desse silêncio, desse choro entendo,

ó minha amada, a razão. O excesso

dos meus males tira de ti

a fala, e dissolve

em lágrimas furtivas a tua dor”

Esta poesia é "beleza colateral" no seu estado mais puro. Podemos nunca conseguir descrever o amor em palavras tão belas, mas também nós somos poetas quando descrevemos o amor não com tinta de nanquim, mas com a tinta das lágrimas.

V.

Na tradição espiritual da igreja, o amor e o choro também estão sempre ligados ao perdão (como Mel Gibson também disse acima sobre o choro de perdão de Deus). O dom das lágrimas é um dos primeiros dons da igreja primitiva, um dom que nos lava dos nossos pecados e nos leva à verdadeira conversão, através de um processo de cura interior. Não são tanto os olhos que choram, mas o coração que é movido pela presença do Senhor.

VI.

Para concluir. A ciência diz que os nossos olhos produzem dezenas de litros de lágrimas por ano e que chorar não é apenas bom para os olhos, mas também bom para a alma. E por isso não tenhamos receio de chorar.

A filmagem do filme "A Paixão" que mencionei no início, diz-nos que ver o mundo com os olhos velados de lágrimas, não é vê-lo de uma forma diluída ou confusa, mas é ver o mundo com os olhos de Deus.

- Musica no fundo: Giovanni Allevi, Black to life



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