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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 L’ECCESSO DEL DONO 🇵🇹 O EXCESSO DO DOM



🇮🇹 L’ECCESSO DEL DONO

(Testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la XI Domenica del Tempo Comune (18–6-2023)

< Mt 9,36-10,8 (Gesù sentì compassione)

I.

Si dice che i giovani d’oggi sono di poche parole, ma non nel senso che parlano poco, che sono introversi o timidi, ma sono di poche parole perché conoscono poche parole. Il loro vocabolario si è ristretto rispetto alle generazioni precedenti perché il loro comunicare è più per immagini, parole in codice, abbreviazioni, emojis … e così il vocabolario ne risente. Più il linguaggio diventa asfittico più il pensiero diventa asfittico. Da un vocabolario povero ne consegue un ragionamento povero. Don Milani diceva: “Ogni parola che non conosci è un calcio in più che avrai nella vita” e che “La parola è la chiave fatata che apre ogni porta”. Una delle cause di questa povertà lessicale è la mancanza di educazione alla lettura. Sembra che dove abbiamo genitori dediti alla lettura, il 90% dei figli sono loro pure dei lettori “accaniti”, la percentuale invece scende al 36% quando i genitori non hanno nessun interesse per la lettura. I giovani non leggono perché pensano che “leggere è una fatica” e quindi è meglio fare cose più divertenti.

Lo stesso vale per l’ascolto della musica classica che per i giovani è qualcosa di troppo impegnativo per cui propendono per generi musicali più immediati. Eppure è stato dimostrato che l’ascolto della musica classica porta molti benefici non solo psichici ma anche fisici. Aiuta a sviluppare di più l’intelligenza e l’autonomia, in quanto si ascolta ciò che dai coetanei è considerato fuori moda, e quindi è segno di una “libertà dal gregge”. Infatti da una ricerca fatta in America tra gli studenti, risulta che generalmente quelli che ascoltano musica classica (per es. Beethoven) sono anche quelli che hanno risultati migliori nei test di facoltà, mentre chi ascolta determinate musiche e cantanti (per es. Beyoncé) risulta meno intelligente. Anche qui lo sviluppo del gusto musicale dipende dall’educazione: se per esempio in casa non si è mai ascoltato musica classica ma solo canzonette, è difficile che nasca l’amore per la musica classica nei figli. E come detto a riguardo del vocabolario linguistico così vale per il vocabolario musicale: più i riferimenti sono poveri, più i gusti saranno poveri.

Lo stesso vale per il teatro: Nei dati pubblicati dalla Siae nel 2021 il teatro è tra gli ultimi posti come luogo scelto dai giovani. Così pure i musei sono disertati dai giovani semplicemente perché non interessano. Si pensava che il motivo fosse il prezzo dei biglietti di ingresso, ma anche con la riduzione drastica del loro prezzo per i giovani non ne è conseguito nessun aumento del pubblico giovanile.

Sembra che in gioventù, tutto ciò che è impegnativo non interessa.

II.

Con le dovute differenze, lo stesso vale anche per quanto riguarda la religione, che è senz’altro tra le cose più serie e impegnative, e che conseguentemente non riscuote l’interesse dei giovani. Dio è sentito come qualcosa di lontano, come dice il testo della canzone “Il dono della vita” dei Maneskin uscita quest’anno: “E pure Dio era girato di spalle mentre gli dicevo che stavo cadendo”.

Se siamo preoccupati per le diserzioni dei giovani a riguardo della lettura, per la povertà del loro gusto musicale, e cerchiamo strategie per portarli a teatro e nei musei, a maggior ragione dovremmo preoccuparci per il loro disinteresse riguardo alla fede. Se la maggioranza dei giovani non ha mai letto un classico di letteratura, non ha mai ascoltato una sinfonia di Beethoven, non ha mai calpestato il pavimento di un teatro o di un museo ci preoccupa, ma alla fine ce ne facciamo una ragione, se però non credono questo non è solo preoccupante ma angustiante, perché ciò compromette non solo la loro maturità culturale ma quella esistenziale. Perché quando si spegne la musica assordante, o le euforie del calcio o dell’alcool ecco che si aggira tra i giovani quello che Galimberti chiama l’“ospite inquietante” del non-senso.

III.

Tutto questo disorientamento a cui assistiamo suscita la stessa “compassione” (dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con.., percepire la sofferenza altrui desiderando di alleviarla), quindi dicevo suscita la stessa compassione di Gesù di cui ci parla il Vangelo di oggi, che “vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore”. E per venire incontro a quelle folle stanche e sfinite sceglie i suoi apostoli e “diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità”. Gesù è preoccupato della stanchezza e delle malattie e infermità (non solo fisiche) della gente, e quindi mosso a “compassione”, cioè dal desiderio di alleviare le sofferenze altrui, invia noi, suoi apostoli, soprattutto per le pecore perdute, per annunciare la speranza: “Il Regno di Dio è vicino”, e cioè Gesù è vicino.

A differenza di 2000 anni fa che le folle erano senza pastore, oggigiorno il problema è il contrario, ci sono troppi “pastori”, leader, ciarlatani, guru, cattivi maestri, predicatori e influencer in internet così che il problema oggi non è che non si hanno strade da seguire, ma ce ne sono troppe e questo disorienta la nostra società, soprattutto i giovani.

IV.

La nostra voce di apostoli del terzo millennio non si deve confondere con quella dei ciarlatani che abbiamo elencato sopra, ma deve marcare la differenza. Il problema maggiore nella trasmissione della fede oggi, soprattutto alle nuove generazioni è proprio quello della comunicazione e cioè sintonizzarsi sulle medesime modulazioni di frequenza che intercettano i giovani del nostro tempo. I giovani si appassionano quando sentono le vibrazioni nell’aria. Forse siamo noi che non sappiamo trasmettere queste vibrazioni a riguardo di quello che ci appassiona. Se i classici che abbiamo letto hanno segnato la nostra vita, la grande musica ci riempie il cuore, l’arte ci fa diventare persone più belle, questo lo dovremmo trasmettere proprio per contagio. Perché anche noi siamo stati contagiati a nostra volta: penso per esempio alla forza dirompente che emanava il nostro professore (Boffelli) al liceo classico quando ci parlava dei classici, o alla passione del professore di storia dell’arte (don Giuseppe Sala) che ci ha fatto innamorare dell’arte, o dei miei maestri di piano e organo (Belloli e Manara) che mi hanno fatto amare la musica… A maggior ragione a riguardo della nostra fede: se veramente essa è il motivo che ci spinge ogni mattina ad alzarci e riempie di senso e di bellezza ogni istante della nostra esistenza, una luce si sprigionerà dai nostri occhi e emaneremo la bellezza di Dio. Dobbiamo avere la stessa “com-passione” di Gesù, com-patire cioè sforzarci di sentire gli stessi sentimenti dei giovani, per trovare la modulazione di frequenza per sintonizzarci con loro. Non dobbiamo rinunciare mai a proporre Dio ai giovani e non rassegnarci mai a lasciarli come pecoroni in balia degli influencer di turno.

V.

Il Vangelo di oggi termina con le parole “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, e anch’io vorrei terminare con le parole molto belle e profonde sul “dono della gratuità” del nostro Prefetto-Poeta il Cardinal José Tolentino de Mendonça: “Ti chiediamo, Signore, l'audacia di vivere il gratuito: che sappiamo oggi aprire una finestra non appena per ispezionare il duro suolo che già conosciamo, ma perché i nostri occhi si perdano nella vastità dei cieli; che dedichiamo oggi alla vita attorno a noi uno sguardo ampio, senza giudizi precipitosi, senza l'ombra dei risentimenti che riducono l'orizzonte e ci assediano; e che sappiamo interpretare la sovrabbondanza del reale come una chiamata a sperimentare la prodigalità dell'amore che condividi con le tue creature. Perché è l'eccesso del dono, e non l'egoistica penuria, che a ogni istante rispecchia te”.

Dopo aver sentito queste parole vorrei rispondere ai Maneskin che come detto prima cantano “E pure Dio era girato di spalle mentre gli dicevo che stavo cadendo”: Ma con chi avete parlato? Siete sicuri di esservi rivolti al Dio giusto?


  • Immagine di fondo: i Måneskin (Foto dal sito dell’Enciclopedia Treccani)

  • Musica di fondo: Johann Pachelbel - Canon in D \\ Jacob's Piano




🇵🇹 O EXCESSO DO DOM

(Texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o 11º Domingo do Tempo Comum (18-6-2023)

< Mt 9,36-10,8 (Jesus sentiu compaixão)

I.

Diz-se que os jovens de hoje são de poucas palavras, mas não no sentido de falarem pouco, de serem introvertidos ou tímidos, mas são de poucas palavras porque conhecem poucas palavras. O seu vocabulário diminuiu em comparação com as gerações anteriores, porque a sua comunicação é mais feita através de imagens, palavras em código, abreviaturas, emojis... e, por isso, o vocabulário sofre. Quanto mais asfixiada está a linguagem, mais asfixiado está o pensamento. A um vocabulário pobre segue-se um raciocínio pobre. Don Milani costumava dizer: "Cada palavra que não conheces é um pontapé extra na vida" e que "A palavra é a chave mágica que abre todas as portas". Uma das causas desta pobreza lexical é a falta de educação para a leitura. Parece que quando temos pais que se dedicam à leitura, 90% dos seus filhos são também leitores "ávidos"; a percentagem desce para 36% quando os pais não têm qualquer interesse pela leitura. Os jovens não lêem porque pensam que "ler é uma fadiga” e que, por isso, é melhor fazer coisas mais divertidas.

O mesmo se aplica à audição de música clássica, que para os jovens é algo demasiado exigente, pelo que se inclinam para géneros musicais mais imediatos. No entanto, está provado que ouvir música clássica traz muitos benefícios não só a nível psicológico, mas também físico. Ajuda a desenvolver mais a inteligência e autonomia, uma vez que se ouve o que é considerado fora de moda pelos seus pares, sendo assim um sinal de "liberdade em relação ao rebanho". De facto, uma investigação feita na América entre estudantes mostra que, geralmente, aqueles que ouvem música clássica (por exemplo, Beethoven) são também aqueles que têm um melhor desempenho nos testes da faculdade, enquanto aqueles que ouvem certas músicas e cantores (por exemplo, Beyoncé) são menos inteligentes. Também aqui, o desenvolvimento do gosto musical depende da educação: se, por exemplo, nunca se ouviu música clássica em casa, mas apenas canções ligeiras, é difícil que o amor pela música clássica nasça nos filhos. E tal como foi dito sobre o vocabulário linguístico, o mesmo se aplica ao vocabulário musical: quanto mais pobres forem as referências, mais pobre será o gosto.

O mesmo se aplica ao teatro: nos dados publicados pelo Siae em 2021, o teatro está entre os últimos lugares como local de eleição dos jovens. Também os museus são abandonados pelos jovens simplesmente porque não têm interesse. Pensava-se que a razão era o preço dos bilhetes de entrada, mas mesmo com a redução drástica do seu preço para os jovens, tal não resultou num aumento do público juvenil.

Parece que, na juventude, tudo o que é “pesado” não tem interesse.

II.

Com as devidas diferenças, o mesmo se aplica à religião, que é, sem dúvida, das coisas mais sérias e exigentes e, consequentemente, não desperta o interesse dos jovens. Deus é sentido como algo distante, como diz a letra da canção "O dom da vida", de Maneskin, lançada este ano: "E até Deus estava de costas quando eu lhe dizia que estava a cair".

Se nos preocupamos com o abandono da leitura por parte dos jovens, com a pobreza do seu gosto musical, e procuramos estratégias para os levar ao teatro e aos museus, mais uma razão para nos preocuparmos com o seu desinteresse pela fé. Se a maioria dos jovens nunca leu um clássico literário, nunca ouviu uma sinfonia de Beethoven, nunca pisou o chão de um teatro ou de um museu, isso preocupa-nos, mas no fim podemos ou devemos conformar-nos com isso, no entanto se eles não acreditam isso é não só preocupante como angustiante, porque isso compromete não só a sua maturidade cultural como a sua maturidade existencial. Porque, quando a música ensurdecedora, ou as euforias do futebol ou do álcool se extinguem, aquilo a que Galimberti chama o "hóspede perturbador" do sem-sentido vagueia entre os jovens.

III.

Toda esta desorientação a que estamos a assistir suscita a mesma "compaixão" (do grego συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", sentir emoções com..., aperceber-se do sofrimento alheio, desejando aliviá-lo), pelo que dizia, suscita a mesma compaixão de Jesus, de quem fala o Evangelho de hoje, que "vendo as multidões, teve compaixão delas, porque estavam cansadas e exaustas como ovelhas que não têm pastor". E para ir ao encontro dessas multidões cansadas e exaustas, escolheu os seus apóstolos e "deu-lhes poder sobre os espíritos imundos para os expulsarem e para curarem todas as doenças e enfermidades". Jesus preocupa-se com o cansaço, a doença e as enfermidades (não só físicas) do povo e, por isso, movido pela "compaixão", isto é, pelo desejo de aliviar o sofrimento dos outros, envia a nós, seus apóstolos, sobretudo para as ovelhas perdidas, para anunciar a esperança: "O Reino de Deus está próximo", isto é, Deus mesmo está perto.

Ao contrário do que acontecia há 2000 anos, quando as multidões não tinham pastor, hoje o problema é o contrário, há demasiados "pastores", líderes, charlatães, gurus, maus mestres, pregadores e influenciadores na Internet, de modo que o problema hoje não é que não haja caminhos a seguir, mas que há demasiados e isso desorienta a nossa sociedade, especialmente os jovens.

IV.

A nossa voz de apóstolos do terceiro milénio não deve ser confundida com a dos charlatães que enumerámos acima, mas deve marcar a diferença. O maior problema para transmitir a fé hoje, especialmente às novas gerações, é precisamente o da comunicação, ou seja, sintonizar-se com as mesmas modulações de frequência que interceptam os jovens do nosso tempo. Os jovens apaixonam-se quando sentem as vibrações no ar. Talvez sejamos nós que não saibamos transmitir essas vibrações sobre aquilo que nos apaixona. Se os clássicos que lemos deixaram a sua marca nas nossas vidas, se a grande música nos enche o coração, se a arte nos torna pessoas mais belas, deveríamos transmitir isso precisamente por contágio. Porque também nós fomos contagiados por nossa vez: estou a pensar, por exemplo, na força exuberante que o nosso professor (Boffelli) emanava no liceu clássico quando nos falava dos clássicos, ou na paixão do nosso professor de história da arte (Don Giuseppe Sala) que nos fez apaixonar pela arte, ou nos meus professores de piano e de órgão (Belloli e Manara) que me fizeram amar a música... Mais ainda no que diz respeito à nossa fé: se ela for verdadeiramente a razão que nos faz levantar todas as manhãs e que preenche de sentido e de beleza cada momento da nossa existência, uma luz brilhará nos nossos olhos e irradiaremos a beleza de Deus. Devemos ter a mesma "com-paixão" de Jesus, ou seja, esforçarmo-nos por compreender os mesmos sentimentos dos jovens, encontrar a modulação de frequência para nos sintonizarmos com eles. Nunca devemos desistir de propor Deus aos jovens e nunca nos resignarmos a deixá-los como ovelhas à mercê dos influencer do momento.

V.

O Evangelho de hoje termina com as palavras "De graça recebestes, de graça dai", e também eu gostaria de terminar com as belíssimas e profundas palavras sobre o "dom da gratuidade" do nosso Prefeito-Poeta, o Cardeal José Tolentino de Mendonça: "Pedimos-te, Senhor, a audácia de viver a gratuidade: Que saibamos abrir hoje uma janela, não apenas para inspeccionar o chão duro que já conhecemos, mas para que os nossos olhos se percam na vastidão dos céus; que dediquemos um olhar amplo à vida que nos rodeia hoje, sem juízos apressados, sem a sombra dos ressentimentos que reduzem o horizonte e nos cercam; e que saibamos interpretar a superabundância do real como um apelo a experimentar a prodigalidade do amor que partilhas com as tuas criaturas. Porque é o excesso do dom, e não a penúria egoísta, que vos espelha em cada momento".

Depois de ouvir estas palavras, gostaria de responder ao Maneskin que, como já foi dito, cantam "E também Deus se afastou enquanto eu lhe dizia que estava a cair": Mas com quem falaste? Tens a certeza de que te dirigiste ao Deus certo?


- Imagem de fundo: o Måneskin (foto do site da Enciclopédia Treccani)

- Música de fundo: Johann Pachelbel - Canon in D \\ Jacob's Piano

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