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🇮🇹L’OSPITE INQUIETANTE 🇵🇹 O HÓSPEDE INQUIETANTE

Aggiornamento: 8 mag 2022



Una riflessione per la IV Domenica di Pasqua -C (8–5-2022)

< Gv 10,27-30 (Il Buon Pastore)

I.

In questi giorni sto leggendo l’interessante libro del filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, dal titolo “L’ospite inquietante: il nichilismo e i giovani”, dove sostiene che i giovani d’oggi sono vittima di quel vuoto di senso che marca questa epoca tecnologica. Un vuoto che loro riempiono con la violenza, il consumo di alcol e droghe, trasgressioni, bullismo, ricerca del lusso e denaro, malvagità di ogni tipo.

Riconosco l’intelligenza di Galimberti e il suo brillante stile fatto di un linguaggio erudito, citazioni vaste, precise e puntuali… ma la sua analisi mi sembra ricalcare ancora gli stereotipi classici quando si parla dei giovani. Da sempre i giovani sono stati criticati dagli adulti. Gli stessi adulti che ora criticano i giovani sono stati criticati a loro tempo quando erano giovani. E i giovani criticati di oggi criticheranno a loro volta i giovani in futuro.

Vi leggo 4 Giudizi sui giovani e voglio vedere se indovinate quando sono stati formulati: Il primo "La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell'autorità e non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni. Non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi". (Socrate: 470 avanti Cristo).

Il secondo:: "Non c'è più alcuna speranza per l'avvenire del nostro paese se la gioventù di oggi prenderà il potere domani poiché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, spaventosa." (Esiodo: 720 avanti Cristo).

Il terzo: "Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori: la fine del mondo non può essere lontana." (un sacerdote dell'antico Egitto: 2000 avanti Cristo).

Il quarto: "Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore. I giovani sono maligni e pigri. Non saranno mai come la gioventù di una volta. Quelli di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra cultura." (un'incisione su un vaso d'argilla dell'antica Babilonia: 3000 anni prima di Cristo).

II.

Dopo una vita intera passata nella pastorale giovanile e nel mondo della scuola, specialmente con giovani universitari, ho visto come i giovani di ogni tempo e di ogni luogo (o almeno dei luoghi dove ho vissuto in Italia, Sudamerica e Africa) hanno qualcosa in comune: lo stesso desiderio di vivere, crescere, amare, divertirsi, istruirsi, di comunione…

Non dico che Galimberti abbia torto, ma quello che descrive nella sua analisi non riguarda tanto o esclusivamente il settore giovanile, ma la nostra società in generale, dove accanto agli adolescenti abbiamo tanti adultescenti, cioè adulti che non sono cresciuti e sono rimasti adolescenti, privando così i giovani di figure che li possano guidare, aiutare a crescere con fiducia. O peggio, incapaci di trasmettere valori si trasformano in cattivi maestri che invece di guidare come fa un buon pastore conduce le sue pecore, portano tante volte le giovani generazioni nel baratro.

III.

Gesù ci parla oggi del buon pastore che è sinonimo del buon maestro. Il pastore conduce le pecore, il maestro è il pedagogo, colui che conduce (ago) i bambini (paidós).

In questi tempi difficili, abbiamo la fortuna di avere un buon pastore, che è il nostro Papa Francesco, che si occupa e preoccupa per l’educazione dei giovani. Ha addirittura lanciato il grande progetto di un Patto Educativo Mondiale dove invita tutti gli educatori del mondo ad unirsi per essere dei buoni maestri per le nuove generazioni. Far fronte ai cattivi maestri che esercitano un grande fascino sugli adolescenti e giovani, ma che purtroppo invece di approfittare dei propri talenti comunicativi per guidare e trasmettere cose belle, esaltano comportamenti trasgressivi e mediocri che non portano da nessuna parte. Sono talenti sprecati. A proposito di talenti sprecati leggevo in questi giorni una frase del genio Giuseppe Prezzolini, un’intelligenza brillante ma sterile, che diceva: “Non c’è niente da fare: veniamo dal nulla, siamo nulla e andiamo verso il nulla”. Tutta la sua grande intelligenza lo ha portato a questa misera conclusione? Il suo grande amico Giovanni Papini, anche lui inizialmente agnostico e anticlericale, ha saputo a differenza di lui, fare il grande salto verso la fede al punto da scrivere una “Storia di Cristo” che secondo Papa Benedetto XVI è uno dei «libri più entusiasmanti» che siano mai stati scritti sulla figura del Cristo. Papini è stato uno dei miei bravi maestri della mia gioventù.

I cattivi maestri sono sterili e non conducono da nessuna parte. I bravi maestri aprono squarci infiniti.

Come Giovanni Paolo II che riuniva milioni di giovani, come Papa Francesco in dialogo con tantissimi giovani (come l’incontro del lunedì dell’angelo di quest’anno che ha visto centomila adolescenti e giovani d’Italia in Piazza San Pietro) parlando loro di speranza (Non lasciatevi rubare la speranza), di sogni (non smettete mai di sognare), di futuro, di alzare lo sguardo al cielo, di volare in alto. Come Gesù che ci regala l’eternità: “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”.

IV.

A tutti gli educatori Papa Francesco chiede non di lamentarsi o fare analisi critiche sulla realtà giovanili, ma di ascoltare i ragazzi, gli adolescenti e i giovani e insieme a loro ascoltare la voce del Pastore (“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”). Ascoltare, non significa solo udire, ma anche “ubbidire”. Una mamma per esempio quando dice “mio figlio non mi ascolta”, intende dire che non le ubbidisce. (E a proposito di mamme, auguri a tutte le mamme). Ascoltare la voce del Pastore vuol dire ubbidire a Lui, l’unico che vale veramente la pena di ascoltare, e non i vari influencer o personaggetti mediatici che si rivelano il più delle volte dei cattivi maestri, dei cattivi pastori.

Tutti noi adulti siamo chiamati da Gesù ad essere dei buoni pastori, dei buoni maestri, che sanno assumersi il proprio ruolo di educatori e smettono di essere eterni adolescenti (o adultescenti).

Non dobbiamo stancarci mai di cercare sempre nuove vie per entrare in comunicazione con i giovani. Anche se sembra che loro non vogliono ascoltare nessuno, mettiamoci noi al loro ascolto e con sorpresa scopriremo non solo che avremo tante cose da insegnare, ma che ne avremo molte altre da imparare da loro.

E smettiamola di giudicare i giovani, di fare analisi impietose come fa il nostro Umberto Galimberti (che proprio questa settimana ha compito 80 anni).

Dobbiamo prendere atto che quando non riusciamo più a capire i giovani è segno che stiamo diventando vecchi.


Per ascoltare il video in italiano clicca qui: https://youtu.be/LhuIxHmM7Vw




🇵🇹 O HÓSPEDE INQUIETANTE

Uma reflexão para o Quarto Domingo da Páscoa -C (8-5-2022)

< Jo 10:27-30 (The Good Shepherd)

I.

Nestes dias estou a ler o interessante livro do filósofo e psicanalista Umberto Galimberti, intitulado "O hóspede inquietante: o niilismo e os jovens", onde argumenta que os jovens de hoje são vítimas do vazio de sentido que marca esta era tecnológica. Um vazio que enchem de violência, consumo de álcool e drogas, transgressões, intimidação, desejo do luxo e do dinheiro, males de todos os tipos.

Reconheço a inteligência de Galimberti e o seu estilo brilhante composto por uma linguagem erudita, citações vastas, precisas e pontuais... mas a sua análise ainda me parece seguir os estereótipos clássicos quando se trata de jovens. Os jovens têm sido sempre criticados pelos adultos. Os mesmos adultos que agora criticam os jovens eram criticados no seu próprio tempo, quando eram jovens. E os jovens que hoje são criticados criticarão, por sua vez, os jovens no futuro.

Vou ler-vos quatro julgamentos sobre os jovens, e quero ver se adivinham quando foram feitos: O primeiro: "A nossa juventude adora o luxo, é rude, não tem respeito pela autoridade e pelos mais velhos. As crianças de hoje são tiranos. Não se levantam quando um idoso entra numa sala, respondem mal aos seus pais. Numa palavra, eles são maus"(Sócrates: 470 a.C.).

O segundo: "Já não há esperança para o futuro do nosso país se a juventude de hoje tomar o poder amanhã, porque esta juventude é insuportável, sem restrições, assustadora" (Hesíodo: 720 a.C.).

O terceiro: "O nosso mundo atingiu uma fase crítica. Os jovens já não ouvem os seus pais: o fim do mundo não pode estar longe" (um sacerdote do antigo Egipto: 2000 a.C.).

O quarto: "Estes jovens estão podres até ao núcleo. Os jovens são maliciosos e preguiçosos. Eles nunca serão como os jovens de outrora. Os de hoje não serão capazes de manter a nossa cultura" (da uma gravura num pote de barro da antiga Babilónia: 3000 anos antes de Cristo).

II.

Depois de uma vida passada na pastoral juvenil e no mundo da educação, especialmente com jovens estudantes universitários, vi como os jovens de todos os tempos e lugares (ou pelo menos dos lugares onde vivi em Itália, América do Sul e África) têm algo em comum: o mesmo desejo de viver, crescer, amar, divertir-se, educar-se, comungar...

Não estou a dizer que Galimberti esteja errado, mas o que ele descreve na sua análise não diz respeito tanto ou exclusivamente ao sector da juventude, mas à nossa sociedade em geral, onde ao lado dos adolescentes temos muitos “adultosescentes”, ou seja, adultos que não cresceram e que permaneceram adolescentes, privando assim os jovens de figuras que os possam orientar, ajudando-os a crescer com confiança. Ou pior, incapazes de transmitir valores, tornam-se maus mestres que, em vez de guiarem como um bom pastor conduz as suas ovelhas, conduzem frequentemente as gerações mais jovens para o abismo.

III.

Jesus fala-nos hoje do bom pastor que é sinónimo do bom mestre. O pastor conduz as ovelhas, o mestre é o pedagogo, aquele que conduz (ago) as crianças (paidós).

Nestes tempos difíceis, temos a sorte de ter um bom pastor, o nosso Papa Francisco, que está preocupado com a educação dos jovens. Lançou mesmo o grande projecto de um Pacto Educativo Mundial onde convida todos os educadores do mundo a juntarem-se para serem bons mestres para as novas gerações. Convida a enfrentar os maus mestres que exercem um grande fascínio sobre adolescentes e jovens, mas que infelizmente, em vez de aproveitarem os seus talentos comunicativos para guiar e transmitir coisas bonitas, exaltam comportamentos transgressores e medíocres que não levam a lado nenhum. Estes são talentos desperdiçados. Sobre a questão do desperdício de talentos, li recentemente uma frase do génio Giuseppe Prezzolini, um intelectual brilhante mas estéril, que disse: "Não há nada a fazer: viemos do nada, não somos nada e estamos a ir em direcção ao nada" (nihilismo total). Com toda a sua grande inteligência chegou a esta conclusão miserável? O seu grande amigo Giovanni Papini, que também era inicialmente agnóstico e anticlerical, conseguiu, ao contrário dele, dar o grande salto para a fé ao ponto de escrever uma "História de Cristo" que, segundo o Papa Bento XVI, é um dos "livros mais entusiasmantes” alguma vez escritos sobre a figura de Cristo. Papini foi um dos bons mestres da minha juventude.

Os maus mestres são estéreis e não levam a lado nenhum.

Bons mestres abrem vistas infinitas. Como João Paulo II que reunia milhões de jovens. Como o Papa Francisco em diálogo com tantos jovens (como a reunião de segunda-feira do Anjo que este ano viu 100.000 adolescentes e jovens de Itália na Praça de São Pedro) falando-lhes sobre esperança (“não deixem que vos roubem a esperança”), sobre sonhos (“nunca deixem de sonhar”), sobre o futuro, sobre olhar para o céu, sobre voar alto. Como Jesus que nos dá a eternidade: "Eu dou-lhes a vida eterna, e elas não se perderão para sempre, nem ninguém as arrancará da minha mão".

IV.

O Papa Francisco pede a todos os educadores que não critiquem ou façam análises impiedosas da realidade juvenil, mas que ouçam as crianças, adolescentes e jovens e, juntamente com eles, ouçam a voz do Pastor ("As minhas ovelhas ouvem a minha voz e eu conheço-as e elas seguem-me"). Ouvir não significa apenas ouvir com as orelhas, mas também "obedecer". Uma mãe, por exemplo, quando diz "o meu filho não me ouve", significa que ele não lhe obedece. (E por falar em mães, os melhores votos a todas as mães). Ouvir a voz do Pastor significa obedecê-Lo, o único que realmente vale a pena ouvir, e não os vários influencer ou “personalidadinhas” mediáticas que na maioria das vezes se revelam maus mestres, maus pastores.

Todos nós adultos somos chamados por Jesus para sermos bons pastores, bons mestres, que sabemos assumir o papel de educadores e deixar de ser eternos adolescentes (ou “adultosescentes”).

Não nos devemos cansar de procurar novas formas de comunicar com os jovens. Mesmo que pareça que eles não querem ouvir ninguém, ouçamo-los e ficaremos surpreendidos ao descobrir não só que temos muitas coisas para lhes ensinar, mas que temos muito mais a aprender com eles.

E vamos parar de julgar os jovens, vamos parar de fazer análises impiedosas como o nosso próprio Umberto Galimberti (que ainda esta semana celebrou o seu 80º aniversário). Temos de compreender que quando já não conseguimos entender os jovens, é um sinal de que estamos a ficar velhos.


Para escutar o vídeo em português, clicar aqui: https://youtu.be/4plJQRnaee0


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