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🇮🇹 LA “SAUDADE” DEL TOTALMENTE ALTRO 🇵🇹 A "SAUDADE" DO TOTALMENTE OUTRO


🇮🇹 LA “SAUDADE” DEL TOTALMENTE ALTRO

(Testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la Solennità dell’Ascensione (21–5-2023)

< Lc 24,46-53 (L’Ascensione di Gesù al cielo)

I.

Esistono parole magiche che sono proprie di un popolo, di una cultura e che sono difficili da tradurre in un'altra lingua. Una di queste è la parola brasiliana "saudade" che ha una valenza di significato e di evocazione molto ampia che non si può ridurre, come si fa spesso in italiano, alle parole "nostalgia" o "malinconia". La "Saudade" è molto di più di questo. E' un sentimento che racchiude in sé un miscuglio di emozioni, che vanno dal senso di vuoto per la mancanza di qualcosa o qualcuno e nello stesso tempo, desiderio di riappropriarsi nel presente di ciò che si è perduto.

Solo un poeta e cantante come il brasiliano Gilberto Gil poteva descrivere la "saudade" appropriatamente con queste parole:

"Ogni "saudade" è la presenza dell’assenza / Di qualcuno, un luogo o un qualcosa, infine / Un improvviso no che si trasforma in sì / Come se il buio potesse illuminarsi. / Della stessa assenza di luce / Il chiarore si produce, / Il sole nella solitudine. / Ogni saudade è una capsula trasparente / Che sigilla e nel contempo offre la visione / Di ciò che non si può vedere / Che si è lasciato dietro di sé / Ma che si conserva nel proprio cuore”.

La “saudade” è un sentimento; è la struggente presenza di un’assenza, è un miscuglio di tristezza e dolcezza. Tristezza per ciò che si è perso, ma dolcezza nel ricordare ciò che si è avuto. Qualcosa difficile da spiegare, che bisogna vivere. Dopo aver conosciuto il Brasile e i brasiliani si può intuire un poco cosa sia la "saudade". Io ho vissuto tre anni in Brasile e ho percepito un po’ cos’è la “saudade”.

II.

La "saudade" permea tutta la cultura brasiliana con una connotazione unica. La ritroviamo soprattutto nella MPB (Música Popular Brasileira), nel Samba e nella BossaNova, come nella famosa canzone che tutti i brasiliani cantano quasi come un secondo inno nazionale: "Chega de Saudade" di João Gilberto, che ha inaugurato il genere tutto brasiliano della Bossanova (è la musica che sentiamo in sottofondo). Così nell'altrettanto bella e famosa ""Eu Sei que Vou te Amar" dei due bravissimi compositori Tom Jobim e Vinicius de Moraes, che qui affrontano il tema della "saudade" e dell'amore eterno, e in molte altre bellissime canzoni brasiliane.

Anche nella pittura brasiliana la "saudade" è visibile attraverso la descrizione di paesaggi malinconici, figure solitarie o scene nostalgiche di artisti come Cândido Portinari e altri. Così pure la ritroviamo nella scultura, fotografia, danza e teatro, e specialmente nella letteratura, con i romanzi "Dom Casmurro" di Machado de Assis; nella famosa poesia "Canção do Exílio" (Canzone dell'Esilio) di Gonçalves Dias e nei racconti raccolti in "Felicidade Clandestina" (Felicità clandestina) di Clarice Lispector.

E questo è solo un piccolo “assaggio” della ricca cultura del continente brasiliano (continente perché grande come l'Europa, 30 volte l'Italia).

III.

Penso che il sentimento che ha regnato di più nel giorno dell'Ascensione di Gesù al cielo, sia stato proprio quello della "saudade".

Da parte degli apostoli. In quell'istante saranno stati assaliti da uno struggente dolore solo all'idea di non vedere più Gesù: come sarebbe stato possibile continuare a vivere senza il Maestro amato che aveva travolto e stravolto la loro vita riempiendola di bellezza e felicità? Il dolore della separazione c'è solo se c'è stato un grande amore. Se non c'è dolore significa che non c'è stato neppure amore (è questa la "bellezza collaterale" del dolore, di cui abbiamo già parlato in altre occasioni). Paradossalmente, l'amore degli apostoli verso Gesù è aumentato ancora di più dopo averlo tradito nei giorni della passione e dopo essere stati perdonati da Lui. Avevano capito sulla loro pelle cosa volevano dire le parole di Gesù: "A chi si è perdonato molto, amerà molto di più".

Oltre al dolore, gli apostoli avranno sentito anche una dolcezza (è questa la "saudade"), un senso di immensa gratitudine per quello che è stato donato loro: avere convissuto per tre anni con Dio stesso.

Oltre che da parte degli apostoli, la "saudade" ci sarà stata anche da parte di Gesù: dopo aver vissuto per più di trent'anni nel mondo, avrà certamente sofferto anche Lui il distacco da tutto ciò che aveva vissuto e amato. Se non ha sofferto il dolore del distacco non ha amato veramente. Nello stesso tempo però avrà sentito la dolcezza per ciò che ha vissuto su questa terra e soprattutto perché sapeva che il distacco nel giorno dell’Ascensione non significava la fine della storia, ma un nuovo inizio. Se ne andava al Padre per prepararci un posto e e per ritornare a prenderci per portarci con Lui.

IV.

La solennità dell'Ascensione ci fa riscoprire l'importanza delle relazioni, che devono continuare anche nel momento dell'assenza. Noi precisamente ci troviamo a vivere questa fase della "presenza dell'assenza" di Gesù. Non è vero quel che si dice "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Si può continuare ad amare anche se la persona amata è lontana, come per esempio fanno i genitori che continuano ad amare i propri figli che sono andati all'estero per lavorare, per studiare o per vivere. Anche se non li vedono, non per questo li amano di meno. Quando ci si ama "Lontano è un luogo che non esiste”.

Ecco che la nostra fede può essere definita una "saudade" dell'infinito, che è venuto tra noi e che ritornerà a prenderci. E fino allora ci culleremo in quel sentimento di nostalgia e dolcezza che è la “saudade”. Parafrasando il titolo del saggio del filosofo Max Horkheimer, direi che la fede è la “Saudade” del Totalmente Altro, o meglio ancora, “Saudade” del Totalmente Prossimo.

Si tratta però di una “saudade” che non si trastulla narcisisticamente nel suo stesso sentimento, ma che diventa vita, diventa azione capace di far nascere la stessa “saudade” nelle persone che incontriamo nel cammino della nostra esistenza. Gesù è tornato al Padre ed ora sta a noi il compito di mantenere vivo nel mondo la “saudade” di Lui finché tornerà a prenderci, come ha promesso.

V.

Vorrei concludere rivolgendo al “saudoso” Gesù asceso al cielo una dichiarazione di amore, adattando il testo della canzone di un altro grande poeta-cantante, Claudio Baglioni (meritevole anch’egli del premio nobel per la letteratura come Bob Dylan): Il titolo della poesia-canzone è “Mai più come te”:

“Mai più come Te, nessun altro mai / Perché dopo Te io sì che m'innamorai / Sempre più di Te, quanto Tu lo sai / E anche senza Te c'è qui la Tua assenza ormai / Che amo come Te”.


  • Nell’immagine di fondo: “Saudade” di Vincenzo D’Ambrosio

  • Nella musica di fondo: “Chega De Saudade” with backing track. Latin Jazz Piano College. Tony Winston



🇵🇹 A "SAUDADE" DO TOTALMENTE OUTRO

(Texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para a solenidade da Ascensão (21-5-2023)

< Lc 24,46-53 (A Ascensão de Jesus ao céu)

I.

Há palavras mágicas que são próprias de um povo, de uma cultura, e que são difíceis de traduzir para outra língua. Uma delas é a palavra brasileira "saudade", que tem um significado e uma evocação muito amplos, que não podem ser reduzidos, como se faz muitas vezes em italiano, às palavras "nostalgia" ou "malinconia". Saudade" é muito mais do que isso. É um sentimento que engloba uma mistura de emoções, que vão desde um sentimento de vazio pela falta de algo ou alguém e, ao mesmo tempo, um desejo de recuperar no presente o que foi perdido.

Só um poeta e cantor como o brasileiro Gilberto Gil poderia descrever adequadamente a saudade com estas palavras:

"Toda saudade é a presença / Da ausência de alguém / De algum lugar / De algo enfim / Súbito o não / Toma forma de sim / Como se a escuridão / Se pusesse a luzir / Da própria ausência de luz / O clarão se produz / O sol na solidão / Toda saudade é um capuz / Transparente / Que veda / E ao mesmo tempo / Traz a visão / Do que não se pode ver / Porque se deixou pra trás / Mas que se guardou no coração".

“Saudade" é um sentimento, é a presença pungente de uma ausência, é um misto de tristeza e doçura. Tristeza pelo que se perdeu, mas doçura ao recordar o que se teve. Algo difícil de explicar, que é preciso experimentar. Depois de conhecer o Brasil e os brasileiros, dá para entender um pouco do que é a saudade. Eu vivi três anos no Brasil e percebi um pouco o que é a “saudade”.

II.

A "saudade" permeia toda a cultura brasileira com uma conotação única. Encontramo-la sobretudo na MPB (Música Popular Brasileira), no Samba e na Bossanova, como na famosa canção que todos os brasileiros cantam quase como um segundo hino nacional: "Chega de Saudade", de João Gilberto, que inaugurou o género totalmente brasileiro da Bossanova (é a música que ouvimos ao fundo). Assim como na igualmente bela e famosa "Eu Sei que Vou te Amar" dos dois talentosos compositores Tom Jobim e Vinicius de Moraes, que aqui abordam o tema da "saudade" e do amor eterno, e em muitas outras belas canções brasileiras.

Também na pintura brasileira, a saudade é visível através da descrição de paisagens melancólicas, figuras solitárias ou cenas nostálgicas de artistas como Cândido Portinari e outros. Podemos encontrá-la também na escultura, na fotografia, na dança e no teatro e, principalmente, na literatura, com os romances "Dom Casmurro", de Machado de Assis; no famoso poema "Canção do Exílio", de Gonçalves Dias e nos contos reunidos em "Felicidade Clandestina", de Clarice Lispector.

E isto é apenas uma pequena "amostra" da rica cultura do continente brasileiro (continente porque é tão grande como a Europa, 30 vezes maior que a Itália).

III.

Acho que o sentimento que mais reinou no dia da Ascensão de Jesus ao céu foi o da 'saudade'.

Da parte dos apóstolos. Naquele momento, devem ter sido assaltados por uma dor agonizante só com a ideia de não verem mais Jesus: como seria possível continuar a viver sem o Mestre amado que tinha conquistado e virado as suas vidas de pernas para o ar, enchendo-as de beleza e de felicidade? A dor da separação só existe se tiver havido um grande amor. Se não houver dor, significa que também não houve amor (é a "beleza colateral" da dor, de que já falámos noutras ocasiões). Paradoxalmente, o amor dos apóstolos por Jesus aumentou ainda mais depois de o terem traído nos dias da paixão e de terem sido perdoados por ele. Tinham compreendido na própria pele o que significava a frase de Jesus: “A quem è perdoado muito, ama muito mais".

Para além da dor, os apóstolos devem ter sentido também uma doçura (isto é "saudade"), um sentimento de imensa gratidão pelo que lhes tinha sido dado: ter vivido com o próprio Deus durante três anos.

Tal como da parte dos apóstolos, a saudade também terá existido por parte de Jesus: depois de ter vivido mais de trinta anos no mundo, também Ele terá certamente sofrido a separação de tudo o que tinha vivido e amado. Se não sofreu a dor do afastamento, não amou verdadeiramente. Mas, ao mesmo tempo, Jesus deve ter sentido a doçura do que viveu nesta terra e, sobretudo, porque sabia que a separação no dia da Ascensão não significava o fim da história, mas um novo começo. Ele partiu para junto do Pai para nos preparar um lugar e voltar para nos levar consigo.

IV.

A solenidade da Ascensão faz-nos redescobrir a importância das relações, que devem continuar mesmo no momento da ausência. Nós vivemos precisamente esta fase da "presença da ausência" de Jesus. Não é verdade o que se diz: "Fora da vista, fora do pensamento". Pode-se continuar a amar mesmo que o/a amado/a esteja longe, como fazem, por exemplo, os pais que continuam a amar os filhos que foram para o estrangeiro trabalhar, estudar ou viver. Mesmo que não os vejam, não deixam de os amar. Quando nos amamos uns aos outros, "Longe é um lugar que não existe".

Aqui, a nossa fé pode ser chamada de "saudade" do Infinito que veio entre nós e voltará para nos levar. E, até lá, vamos sendo embalados por esse sentimento de nostalgia e doçura que é a saudade. Parafraseando o título do ensaio do filósofo Max Horkheimer, eu diria que a fé é a "Saudade" do Totalmente Outro, ou melhor, a "Saudade" do Totalmente Próximo.

Mas é uma "saudade" que não se entrega narcisicamente ao seu próprio sentimento, mas que se torna vida, se torna acção capaz de fazer nascer a mesma "saudade" nas pessoas que encontramos no caminho da nossa existência. Jesus voltou para o Pai e agora cabe-nos a nós manter viva no mundo a "saudade" d'Ele, até que Ele volte para nos levar consigo, como prometeu.

V.

Gostaria de terminar com uma declaração de amor ao "saudoso" Jesus que subiu ao céu, adaptando a letra de uma canção de outro grande poeta-cantor, Claudio Baglioni (também merecedor do Prémio Nobel da Literatura como Bob Dylan): O título da canção-poema é "Nunca mais como Tu":

"Nunca mais como Tu, nunca mais ninguém / Porque depois de Ti eu me apaixonei / Cada vez mais por Ti, tanto quanto Tu sabes / E mesmo sem Ti há aqui a tua ausência / Que eu amo como Tu".


  • Na imagem de fundo: “Saudade” de Vincenzo D’Ambrosio

  • Na música de fundo: “Chega De Saudade” with backing track. Latin Jazz Piano College. Tony Winston


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