padre Ezio Lorenzo Bono
Commento al Vangelo della domenica della
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno C) (29/12/2024)
Lc 2,41-52
I.
Tra le tante sindromi che colpiscono le persone, c'è n'è una che colpisce i genitori, la “sindrome del nido vuoto”, cioè quando i propri figli lasciano la casa o per un periodo di studio o uno stage, o in modo definitivo quando si sposano o vanno a vivere da soli. Molti genitori vivono questo momento come un trauma e alcuni entrano addirittura in depressione.
Questo distacco netto è preceduto da altri distacchi parziali che cominciano nell'età adolescenziale dei figli quando, per esempio cominciano a chiudere la porta del bagno; oppure preferiscono passare il loro tempo libero e le vacanze con gli amici che con i genitori; quando non raccontano più i loro segreti ai genitori, etc. Questi segnali che possono sembrare di crisi sono in realtà segnali di crescita (crisi vuol dire proprio crescita). Anzi, è molto più problematico un figlio che non si stacca mai dai genitori e non esce mai di casa, piuttosto di quelli che vogliono la loro indipendenza.
II.
Attraverso questa crisi nel rapporto genitori-figli sono passati anche Maria e Giuseppe, come abbiamo sentito nel Vangelo di questa domenica che racconta del ritrovamento di Gesù smarritosi a Gerusalemme. Quando ritrovano Gesù dopo tre giorni, Maria richiama il figlio: “Perché ci hai fatto questo? Ci hai fatto passare le pene dell'inferno”. E Gesù pronuncia quelle parole, le prime testimoniate nei vangeli, dove prende un netto distacco dai genitori: “Perché mi cercavate?”. E rivendica per sé una sua indipendenza, una sua vocazione: “devo fare le cose del Padre mio”, padre che non era Giuseppe. Fu allora che Maria percepì chiaramente che quel figlio non era più solo suo e probabilmente si ricordò delle parole di Simeone: “una spada ti trafiggerà l'anima”. Non solo una volta ma molte volte. Gesù infatti ha marcato molte volte il distacco dai suoi genitori e da sua madre. Quando alle nozze di Cana Maria vuole dirGli cosa fare, la risposta di Gesù è raggelante: “Donna, cosa vuoi da me. Non è ancora giunta la mia ora”. Quando Lei va a cercarlo in piazza e riferiscono a Gesù “tua madre e i tuoi fratelli ti cercano” conosciamo la risposta di Gesù: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?” E rivendica una parentela non più basata sui legami di sangue. Anche alla fine sulla croce Gesù sembra marcare ancora un ultimo distacco.
A questo proposito, il grande teologo e filosofo Romano Guardini nel suo poderoso libro di 700 pagine dal titolo “Il Signore”, scrive queste belle parole: “Ella dovette sperimentare continuamente come Egli, vivendo nel mistero di Dio, crescesse staccandosi da lei. Egli si innalzava di continuo al di sopra di lei, cosicché ella avvertiva il taglio della spada; ma a continue riprese ella si risollevava nella fede dietro di lui e di nuovo lo abbracciava. Finché da ultimo (sulla croce) egli non volle neppure essere più suo Figlio. Ora doveva esserlo l'altra persona che le stava accanto. Gesù stava solo, lassù, sul più sottile crinale della creazione, davanti alla giustizia di Dio. Ma ella accettò, nell'ultimo suo condividere la sofferenza, la separazione - e si trovò, proprio in questo, nella fede, di nuovo accanto a Lui. Sì, veramente, beata tu perché hai creduto“.
III.
In conclusione.
Anche i genitori che a malincuore hanno visto i figli staccandosi da loro, hanno poi sperimentato un nuovo legame con loro e li hanno ritrovati poi non più come i loro bambini, ma come loro figli adulti, maturi, capaci a loro volta di generare vita diventando a loro volta genitori, e per questo capaci di capire e amare ancora di più i loro propri genitori. Affinché avvenga questo ricongiungimento è prima necessario passare attraverso l'esperienza dolorosa del distacco.
Il Vangelo più volte riporta che Maria non comprendeva quello che succedeva, ma conservava tutto nel suo cuore. La Sacra Famiglia insegna l'arte della pazienza, del saper aspettare, del silenzio e ci ricorda che ogni figlio ha la sua vocazione, deve percorrere la sua strada. Ci insegna che dobbiamo soffiare sulle loro ali e non tarparle. Ci insegna che i genitori (come gli educatori) raggiungono il loro obiettivo quando diventano “inutili”, quando i figli hanno imparato a camminare con le loro gambe. Ci insegna che i figli non sono nostri ma di Dio e quindi possiamo stare tranquilli, perché quando usciranno dal nido, sarà Dio stesso che si prenderà cura di loro.
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Voglio ringraziare tutti coloro che lungo quest'anno hanno letto i miei testi. Come avete visto, nelle mie riflessioni, cerco di seguire più o meno lo schema suggerito dalla “Evangelii Gaudium”: parto da 1. un'IMMAGINE, tratta dalla letteratura, arte, cultura, attualità, vita..., per suscitare l'attenzione e introdurre a 2. l'IDEA centrale del Vangelo della domenica, e concludo con 3. un'EMOZIONE che spinga all'AZIONE.
Chi volesse inviarmi dei commenti, saluti, osservazioni, critiche o consigli, li leggerò molto volentieri. Ecco l'indirizzo email: eziolorenzobono@hotmail.com
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