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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

SANTI TUTTI

SANTI TUTTI.

Una riflessione per Domenica 1-11-2020

< Mt 5,1-12 (Solennità di Tutti i Santi )


I.

In questi giorni ho rivisto su youtube un video di quattro anni fa, dove un ricercatore di Harvard presenta i risultati di una ricerca sulla felicità, durata 75 anni. L’obiettivo era scoprire che cosa faceva diventare buona e felice la vita. Da un questionario che chiedeva cosa si desiderava di più nella vita per essere felici, l’80% aveva scelto i soldi, al secondo posto la fama e al terzo un lavoro sicuro. Però il risultato della ricerca decennale che ha monitorato per tanti anni la vita di centinaia di persone diceva invece un’altra cosa: le persone più felici e salubri non erano quelle che nella vita avevano accumulato più soldi o erano diventate famose, ma quelli che avevano avuto buone relazioni con gli altri, rapporti affettivamente importanti.

II.

Sembra abbiano scoperto l’acqua calda. Non bisogna essere dei Professori di Harvard per sapere che ciò che rende una vita felice è l’amore che riceviamo e che doniamo. Forse per gli americani è una scoperta.

Da quella ricerca risultava che il 20% delle persone si sentivano sole e generalmente queste erano quelle che erano più infelici, vivevano di meno e avevano più problemi di salute. Perché se siamo soli ci autodistruggiamo, non abbiamo interessi che spingono in avanti la nostra vita e ci lasciamo andare. Se stiamo bene o male non interessa a nessuno, non abbiamo motivi per lottare, per mantenerci vivi. Avere delle persone che si interessano a noi e alle quali noi ci interessiamo cambia la vita, ci sprona a stare bene, a essere migliori.

Non sono certamente le cose che accumuliamo che ci danno la felicità, ma il bene che facciamo e che riceviamo.

III.

Oggi, nella Solennità di Tutti i Santi, Gesù ci da la “ricetta” per essere felici, essere beati, essere santi.

Le beatitudini sono il manifesto della felicità in otto punti o come dice Papà Francesco, sono “la carta d’identità del cristiano”.

Per essere felici bisogna:

1. essere liberi senza attaccamento alle cose o alle idee, liberi dalle proprie paure e dai propri demoni (beati i poveri in spirito)

2. essere compassionevoli, saper piangere con chi piange, cioè farsi prossimo alle sofferenze degli altri, essere fiduciosi nei momenti di afflizione, non abbandonarsi alla disperazione ma avere lo sguardo fisso in colui che ci consola (beati gli afflitti).

3. Essere dolci, gentili, premurosi con gli altri. Come è bello incontrare persone gentili (beati i miti).

4. Sapere indignarsi contro qualsiasi ingiustizia, commessa contro qualsiasi persona, in qualsiasi angolo della terra (beati quelli che hanno fame e sete della giustizia).

5. Saper perdonare e chiedere perdono (beati i misericordiosi).

6. Guardare le cose e gli altri con gli stessi occhi di Dio, essere trasparenti (beati i puri di cuore).

7. Evitare ogni conflitto e cercare sempre la riconciliazione (beati gli operatori di pace).

8. Essere retti, coerenti e non scendere mai a compromessi. Riguardo alle persecuzioni Papa Francesco ci ricorda che esse «non sono una realtà del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia in maniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in un modo più sottile, attraverso calunnie e falsità» (94) (beati i perseguitati per la giustizia).

IV.

Di chi sarà allora il regno di Dio? Dei felici, dei beati.

Domenico Savio un giorno chiese a Don Giovanni Bosco cosa doveva fare per essere santo. Don Bosco gli indicò tre cose:

La prima: essere allegro, perché se sei triste significa che sei “staccato” da Dio.

La seconda cosa: fare bene ogni cosa che deve fare (studio, lavoro, preghiera, etc.).

Terza cosa: fare del bene agli altri, anche se a volte costa.

La santità è tutta qua!

Anche per don Bosco santità e felicità vanno sempre a braccetto.

V.

Papa Francesco nell’esortazione “Gaudete et exultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo indica dove sta la santità:

«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere... Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (7).

VI.

Noi siamo invitati non solo a essere “Fratelli Tutti” (non avete ancora letto la bellissima enciclica di Papa Francesco?) ma anche “Santi Tutti”. Non pensiamo che la santità sia la vocazione solo di un determinato gruppo di persone, ma è la vocazione di tutti noi, semplici uomini e donne che cerchiamo di vivere la nostra vita nel miglior modo possibile, che cerchiamo di aiutare chi ha bisogno, che veniamo qui ogni domenica per rifornirci alla fonte dell’amore per diventare anche noi amore.

Chiediamo dunque a Dio non di essere felici: la felicità non è un obiettivo, ma una conseguenza. Chiediamo invece di essere liberi, compassionevoli, miti, giusti, misericordiosi, puri, pacifici, retti e conseguentemente saremo felici.

Quindi Fratelli Tutti, Santi Tutti e Felici Tutti.


(eziolorenzobono@hotmail.com)


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