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🇮🇹 SCLERO-CARDIA 🇵🇹 ESCLERO-CARDIA


🇮🇹 SCLERO-CARDIA

Una riflessione per la XXVII Domenica, T.O. - B. (3–10-2021) < Mc 10,2-16 (Una sola carne).

I. Ciascuno di noi, io penso, ha preso qualcosa di suo papà. Un atteggiamento, una visione su determinate cose, un determinato modo di parlare, un’espressione, un intercalare, o qualche somiglianza fisica… Che ne siamo coscienti o meno, carichiamo in noi un bagaglio ereditato dai nostri genitori. Penso che anche Gesù ha caricato in se molte cose che ha preso dai suoi genitori. Una di queste è il sentimento di libertà, che risulta lampante nell’episodio dello smarrimento in Gerusalemme quando aveva 12 anni. I genitori si erano messi in viaggio tranquilli pensando che Gesù fosse nella carovana con gli altri bambini finché scoprono che non c’era. E quando lo ritrovano dopo aver passato tre giorni di inferno alla sua ricerca, Lui ha il coraggio di rispondere “perché mi cercavate?”. Un’altra cosa che penso abbia ereditato da suo papà Giuseppe, è stata la ribellione nei confronti della legge. Avrà saputo forse da sua madre, della scelta coraggiosa di suo papà che dopo aver scoperto che la sua promessa sposa era rimasta in cinta, avrebbe potuto farla lapidare come comandava la legge. Invece per amore non solo non la fece uccidere, non la lasciò nemmeno andare via come aveva pensato in un primo momento, perché ciò avrebbe significato esporla, insieme al figlio che portava nel grembo, alla mercé di scellerati. Per amore, la tiene con sé e la “perdona”. II. Ecco che quando interrogano Gesù sulla liceità del ripudio della moglie, di sicuro nella sua mente sarà apparso il suo coraggioso papà Giuseppe. Cosa ne sarebbe stato di Maria e di Lui se Giuseppe li avesse esposti al giudizio degli altri, conforme comandava la legge? Gesù, come Giuseppe, prende le distanze da quella legge. Fa un atto di estrema audacia e chiede “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Gesù lo sapeva benissimo cosa diceva Mosè. La cosa straordinaria è che Gesù non chiede “Che cosa vi ha ordinato Dio?”, ma “Cosa vi ha ordinato Mosè”, quindi fa una netta separazione tra ciò che Dio dice e ciò che l’uomo dice. Mosè aveva permesso di ripudiare la moglie consegnando un libello per permetterle di sposarsi di nuovo e non essere condannata a rimanere da sola o ad essere perseguitata. Ma Gesù riporta e riparte dall’inizio: all’inizio non era così. Riporta i suoi interlocutori al disegno primordiale di Dio che creò l’uomo maschio e femmina. È significativo che Gesù non si rifà al racconto maschilista della creazione dell’uomo dalla costola dell’uomo, ma a quello sacerdotale, dove Dio li creò maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza, perché diventassero una sola carne. Questo è il sogno primordiale di Dio sull’uomo (maschio e femmina), e quindi non è possibile l’entrata di un altro/a: Ad-ulterio vuol dire proprio “darsi ad (un) altro (ad+alter). III. La legge di Mosè (sottomessa al patriarcato) permetteva all’uomo di mandare via sua moglie per qualsiasi motivi: se era sterile, se non cucinava bene, se si era stancato di lei, se era diventata troppo vecchia, se non si concedeva come lui voleva… era un oggetto di sua proprietà. Gesù invece parla di indissolubilità ma non come cappio al collo del matrimonio, ma come la sua condizione di possibilità: un amore o è per sempre o non lo è neanche per un minuto. E questo vale per ogni tipo di relazione importante: nella relazione tra l’uomo e la donna, non possono intromettersi altri (ad-alter) se no salta la relazione (esclusione della bigamia o poligamia). I due saranno una carne sola, non i tre, i cinque… Ma possiamo essere ad-ulteri anche nell’altra relazione importante, quella con Dio, quando si intromettono altri dei o idoli (esclusione del politeismo e idolatria). Nell’amore con Dio non c’è posto per l’ad-ulterio, per un altro dio o idolo. L’amore tra l’uomo e la donna è segno (sacramento) dell’amore di tra l’uomo e Dio: non c’è posto per l’ ad-alter, non c’è posto per l’ad-ulterio. IV. Anche altri tipi di relazione possono essere ad-ulterati, quando si intromette qualcosa che va contro la relazione. In questo caso non si tratta di un’altra persona che si intromette (ad-alter) ma di un ostacolo capace di inficiare e uccidere la relazione. Penso per esempio al rapporto di amicizia: se si intromette la sfiducia, il tradimento, il sospetto… questo alter può adulterare la relazione fino a farla morire. Nel rapporto con i colleghi di lavoro o di qualche altra attività: se si intromette l’alter dell’invidia, della gelosia, della maldicenza, etc. tutto questo può adulterare e far morire la relazione. In ogni rapporto interpersonale, se lasciamo intromettersi qualsiasi alter che è contro la relazione, come discriminazioni, pettegolezzi, calunnie, insincerità… ecco che la relazione si adultera e muore. V. La cosa più importante è la nostra capacità di un’autentica relazione interpersonale: se falliamo nel rapporto con l’altro, allora falliamo in tutto. Se falliamo come marito o come moglie nella relazione con il coniuge, come creatura nei confronti del suo creatore, come amico, collega, compagno… per aver permesso all’alter di intromettersi nelle nostre relazioni (infedeltà, tradimento, gelosia, invidia, pettegolezzi, maldicenze, etc…), siamo degli ad-ulteri. L’ad-ulterio è la conseguenza di una malattia che Gesù nel vangelo di oggi chiama sclero-cardia, cioè durezza di cuore. È la sclero-cardia, che ci fa diventare freddi, distanti, indifferenti e ci porta all’ingessamento del cuore. L’unico rimedio è quello che diversi medici dicono che risolva anche molte malattie fisiche, è l’amore. La sclero-cardia per essere curata necessita della medicina dell’amore che consiste nel dire “parole di seta” e compiere gesti di gentilezza nei confronti di noi stessi, degli altri, del mondo e di Dio e non permettere ad-alter di intromettersi nelle nostre relazioni più importanti. Ho cercato sul dizionario dei sinonimi e contrari quale fosse il contrario di sclero-cardia, ma non l’ho trovato sul dizionario. L’ho trovato però nel Vangelo: il contrario di sclero-cardia è “cuore da bambino”. «In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».


🇵🇹 ESCLERO-CARDIA Uma reflexão para o XXVII Domingo, O.T. - B. (3-10-2021) < Mc 10:2-16 (Uma só carne). I. Cada um de nós, penso eu, puxou algo do seu Pai. Uma atitude, uma visão sobre certas coisas, uma maneira de falar, uma expressão, umas palavras, ou alguma semelhança física... Quer tenhamos ou não consciência disso, carregamos conosco uma bagagem herdada dos nossos pais. Penso que Jesus também carregou dentro de si muitas coisas que puxou dos seus pais. Uma delas é o sentimento de liberdade, que é evidente no episódio da sua perda em Jerusalém quando tinha 12 anos de idade. Os seus pais tinham partido calmamente a pensar que Jesus estava na caravana com as outras crianças até descobrirem que ele não estava. E quando O encontraram de novo depois de passar três dias de inferno à sua procura, Ele teve a coragem de responder "porque me procuravam". Outra coisa que penso que ele herdou do seu pai José foi a sua rebelião contra a lei. Ele pode ter ouvido da sua mãe a escolha corajosa do seu pai que, depois de descobrir que a sua noiva estava grávida, poderia tê-la apedrejado até à morte como a lei exigia.. Em vez disso, por amor, ele não só não a mandou matar, como nem sequer a deixou ir embora como tinha pensado no início, porque isso teria significado expô-la, juntamente com a criança que carregava, à misericórdia de homens maus. Por amor, ele manteve-a com ele e "perdoou-a". II. Quando questionaram Jesus sobre a legalidade do repúdio da sua esposa, certamente o seu corajoso pai José deve ter aparecido na sua mente. O que teria sido de Maria e dEle se José os tivesse exposto ao julgamento dos outros, em conformidade com a lei? Jesus, tal como José, distancia-se dessa lei. Ele faz um acto de extrema audácia e pergunta "O que vos ordenou Moisés?”. Jesus sabia muito bem o que Moisés dizia. O extraordinário é que Jesus não pergunta "O que é que Deus te ordenou?”, mas "O que é que Moisés te ordenou?”, pelo que faz uma separação clara entre o que Deus diz e o que o homem diz. Moisés tinha permitido repudiar a esposa entregando-lhe um documento para que ela pudesse casar novamente e não fosse condenada a ficar sozinha ou a ser perseguida. Mas Jesus traz de volta e começa de novo desde o início: “no início não foi assim”. Ele traz os seus interlocutores de volta ao desígnio primordial de Deus que criou o homem macho e fêmea. É significativo que Jesus não se refira ao relato machista da criação da mulher a partir da costela do homem, mas sim do sacerdotal, onde Deus os criou macho e fêmea, à sua imagem e semelhança, para que se tornem uma só carne. Este é o sonho primordial de Deus do homem (masculino e feminino), e portanto a entrada de outro não é possível: ad-ultério significa precisamente "entregar-se a (outro) (ad+alter)". III. A lei de Moisés (sujeita ao patriarcado) permitia ao homem mandar a sua esposa embora por qualquer razão: se ela fosse estéril, se ela não cozinhasse bem, se ele estivesse cansado dela, se ela se tivesse tornado demasiado velha, se ela não se concedia como ele desejava... ela era sua propriedade. Jesus, por outro lado, fala de indissolubilidade, mas não como um nó à volta do pescoço do casamento, mas como a sua condição de possibilidade: um amor ou é para sempre ou não é nem por um minuto. E isto é verdade para todo o tipo de relação importante: na relação entre um homem e uma mulher, nenhuma outra pessoa pode interferir (ad-alter), caso contrário a relação é destruída (exclusão da bigamia ou da poligamia). Os dois serão uma só carne, não os três, os cinco… Mas o mesmo vale para com a outra relação importante, aquela com Deus, quando deixamos que outros deuses ou ídolos se intrometam (exclusão do politeísmo e da idolatria). No amor por Deus não há lugar para o ad-ultério, para outro deus ou ídolo. O amor entre o homem e a mulher é um sinal (sacramento) do amor entre o homem e Deus: não há lugar para ad-alter, não há lugar para o ad-ultério. IV. Outros tipos de relação também podem ser ad-ulterados, quando algo que vai contra a relação se intromete. Neste caso, não se trata de uma intrusão de outra pessoa (ad-alter) mas sim de um obstáculo capaz de invalidar e matar a relação. Estou a pensar, por exemplo, na amizade: se a desconfiança, a traição, a suspeita... se intrometer, isto pode adulterar a relação até à sua morte. Na relação com colegas de trabalho ou noutra actividade: se o alter da inveja, ciúmes, mordidelas, etc. se envolver, tudo isto pode adulterar e matar a relação. Em qualquer relação interpessoal, se permitirmos que qualquer alter que seja contra a relação se intrometa, como discriminação, mexericos, calúnias, insinceridade... então a relação torna-se ad-ulterada e morre. V. O mais importante é a nossa capacidade de relação interpessoal autêntica: se falharmos na nossa relação com o outro, então falhamos em tudo. Se falharmos como marido ou mulher na nossa relação com o nosso cônjuge, como criatura em relação ao seu criador, como amigo, colega, parceiro... permitindo que o alter se intrometa nas nossas relações (infidelidade, traição, ciúmes, inveja, mexericos, mordidelas, etc.), somos ad-ulteros. O adultério é a consequência de uma doença que Jesus no evangelho de hoje chama esclerocardia, ou seja, dureza de coração. É a esclero-cardia, que nos torna frios, distantes, indiferentes e nos leva ao elenco do coração. O único remédio é aquele que vários médicos dizem que também resolve muitas doenças físicas, o amor. Para curar a esclero-cardia, precisamos da medicina do amor, que consiste em dizer "palavras de seda" e fazer gestos de gentileza para connosco, para os outros, para o mundo e para Deus, e não permitir que o alter interfira nas nossas relações mais importantes. Procurei no dicionário de sinónimos e antónimos o oposto de esclero-cardia, mas não o encontrei. O encontrei porém no Evangelho: o oposto de “esclero-cardia” é "coração infantil". "Em verdade vos digo que quem não receber o reino de Deus como uma criança o recebe, não entrará nele".

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