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🇮🇹 TITANO O TI-NANO? 🇵🇹 TITAN OU TIT-ANÃO?


🇮🇹 TITANO O TI-NANO?

(Video e testo in italiano)

Una riflessione per la XIII Domenica del Tempo Comune A (2–7-2023)

< Mt 10,37-42 (Chi perde la vita la ritrova)

I.

Due settimane fa , come tutti sappiamo, nelle acque del Peloponneso in Grecia, è affondato un peschereccio stracarico di emigranti e sono morte più di 600 persone. Molte richieste di aiuto inviate sono state ignorate e i soccorsi sono stati scarsissimi. Il tutto è avvenuto accompagnato dall’indifferenza pressoché generale del mondo.

Due giorni dopo un piccolo sommergibile di nome Titan, con cinque persone a bordo perde i contatti con la superficie e subito partono i soccorsi con l’impiego di strumenti sofisticati per captare rumori, dall’Europa arrivano sottomarini e navi con robot capaci di immergersi a profondità estreme, molte imbarcazioni della Guardia costiera statunitense si mettono in ricerca, tre aerei si mettono a pattugliare quella zona di mare… e soprattutto, centinaia di milioni di persone in tutto il mondo a seguire questa ricerca con molta apprensione.

È evidente il contrasto stridente tra le due vicende: da una parte abbiamo un barcone con centinaia di disperati (moltissimi bambini e donne) in fuga dai loro paesi e in viaggio alla ricerca di un futuro migliore dopo aver pagato il biglietto investendo tutti i loro risparmi; dall’altra parte un piccolo sommergibile con quattro miliardari occidentali, in un viaggio di avventura per vedere nei fondali dell’oceano i resti del Titanic, in un viaggio il cui biglietto è costato 250.000 dollari. Uno di loro l’anno scorso ha speso in doppio per un viaggio nello spazio.

Non vogliamo commentare l’assurdo contrasto tra i due avvenimenti, già molti lo hanno fatto. Penso che questi fatti si commentano da soli.

Rimane l’amarezza di fronte alla disparità di reazione di fronte all’accaduto: da un lato un’indifferenza generale verso i poveri naufragati e dall’altro lato un’apprensione del mondo verso il gruppetto di miliardari del Titan. Tutti loro hanno perso la loro vita, i primi in un viaggio disperato per la loro sopravvivenza e i secondi in un viaggio di divertimento per l’emozione di un’avventura estrema.

II.

C’è un leitmotiv (motivo conduttore) che ricorre continuamente nei vangeli e che ritroviamo anche nel vangelo di oggi: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. Gesù ha ripetuto più volte questa frase, quindi dovremmo prenderla sul serio.

Innanzitutto questa frase ci dice che la vita dev’essere spesa (perduta) per una causa, per qualcosa o per qualcuno. Altrimenti non ha nessun senso. La questione del senso della vita è la questione fondamentale per noi credenti. Se una vita non ha un senso, non vale la pena di essere vissuta. Per noi il senso è Dio, al di fuori del quale non esiste nessun altro senso. Coloro che non credono in Dio, concludono che non è necessario che ci sia un senso della vita. È la teoria sostenuta al nichilismo, e cioè quella dottrina filosofica che nega che esistano dei valori e delle verità assolute, quindi la vita non ha senso, la morale è un prodotto convenzionale, non si crede più in divinità, valori assoluti e verità.

Ugo Foscolo nelle sue “Ultime lettere di Jacopo Ortis” ci parla del nichilismo di Jacopo, il quale in conseguenza alla delusione amorosa e sopratutto politica (dell’Italia napoleonica) alla fine si suiciderà. Nell’opera seguente “Dei sepolcri” Foscolo tenterà di trovare una soluzione alla disperazione nichilista vedendo nei sepolcri una garanzia di sopravvivenza dopo la morte (grazie al ricordo dei vivi).

Il nichilismo di Nietzsche invece, prospetta dopo l’abbandono di ogni senso dato, l’invenzione di nuovi sensi. Per lo meno aveva percepito che un senso (dato o inventato) deve esistere, altrimenti rimane solo la disperazione totale. Lui con tutta la sua intelligenza però non è riuscito a capire che un senso vero non può essere inventato, ma solo ricevuto, accolto. Ciò che da senso alla vita dell’uomo, non può essere un’invenzione dell’uomo (il finito non può produrre l’infinito).

Galimberti, filosofo del quale condivido molte delle sue analisi, ma non le soluzioni che lui prospetta, chiama questo “nichilismo” come ho detto altre volte, l’”ospite inquietante” che si aggira soprattutto presso i giovani di oggi, e prospetta come soluzione un “nichilismo attivo” in contrasto con il nichilismo passivo di molti giovani che cercano di far fronte alla disperazione nichilista ricorrendo a soluzioni anestetiche (droga, alcol, piaceri, etc.). I nichilisti attivi invece sono quelli che si danno da fare, lavorano, si impegnano, sono creativi… . Ma come dicevo per la soluzione di Nietzsche, anche questa ha il sapore di un’amara illusione.

III.

La soluzione al nichilismo che ci propone Gesù è che Lui (Dio) è il senso di ogni cosa, perché tutto è stato fatto da Lui e tutto sussiste in Lui. Per questo non ci sono mezze misure o mezze verità (come pensava invece Vattimo), ma solo la Verità tutt’intera: “Io sono la Verità”, e quindi non esistono mezze soluzioni o mezze sequele: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me». È una scelta radicale. Quando qualcuno si sposa lascia il padre e la madre per formare una cosa sola con il coniuge. Questo non significa che non ameranno più i loro genitori, ma che necessariamente verranno dopo il proprio coniuge. A maggior ragione quando qualcuno sceglie di seguire Dio, non significa che smetterà di amare i propri familiari, ma certamente l’amore verso Dio verrà prima di tutto.

IV.

Cosa vuol dire Gesù con “perdere la vita per causa mia”? Vuol dire “investire” in quello che Gesù ha detto nel suo Vangelo e quindi agire come Lui, abbracciare la sua causa. In cosa consiste la sua causa? Ce lo dice nel vangelo di oggi: prendere la propria croce e seguirlo (cioè donare la propria vita agli altri come ha fatto Lui); accogliere e cioè ascoltare i profeti (quelli che parlano di Dio); accogliere i giusti; offrire anche solo un bicchiere d’acqua. Questa è la “causa” per la quale dobbiamo perdere la nostra vita e che ci permetterà poi di ritrovarla. Invece “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà”. Sono i profeti e i giusti che ci parlano di Dio che dobbiamo ascoltare, non i falsi profeti o falsi maestri che ci prospettano come senso della nostra vita il non senso e ci prospettano solo la disperazione nichilista.

V.

Per concludere. Chi alla fine ha dato maggior senso alla propria esistenza: chi è morto nel tentativo di dare un futuro più dignitoso a sé e ai propri cari, o chi è morto nella ricerca solamente di un divertimento estremo?

Cerchiamo di vivere e di “perdere” la vita per una causa giusta, e allora la ritroveremo, come Gesù ci ha promesso.

Quei miliardari del Titan che si sono avventurati nel fondo dell’oceano per vedere gli inutili resti del Titanic pensavano forse che quell’esperienza avrebbe riempito di senso la loro vita? In realtà quel sommergibile più che un Titano si è rivelato un Ti-nano, esattamente come il relitto in fondo al mare del Titanic che di titanico non ha proprio nulla.


  • Nell’immagine di fondo: foto del relitto del Titanic

  • Nella musica di fondo: Titanic: My Heart Will Go On – James Horner / Céline Dion [piano cover]



🇵🇹 TITAN OU TIT-ANÃO?

(Vídeo e texto em 🇵🇹 português)

Reflexão para o 13º Domingo do Tempo Comum A (2-7-2023)

< Mt 10,37-42 (Quem perder a vida achá-la-á)

I.

Há duas semanas, como todos sabemos, nas águas do Peloponeso, na Grécia, um barco de pesca sobrecarregado de migrantes afundou-se e mais de 600 pessoas morreram. Muitos pedidos de ajuda que foram enviados foram ignorados e muito pouca ajuda foi prestada. Tudo isto foi acompanhado pela indiferença quase geral do mundo. Dois dias mais tarde, um pequeno submarino chamado Titan, com cinco pessoas a bordo, perdeu o contacto com a superfície e, de imediato, começaram os esforços de salvamento, utilizando instrumentos sofisticados para captar ruídos, submarinos e navios com robôs capazes de mergulhar a profundidades extremas chegaram da Europa, muitos navios da Guarda Costeira dos Estados Unidos iniciaram as buscas, três aviões começaram a patrulhar aquela zona do mar... e, sobretudo, centenas de milhões de pessoas em todo o mundo seguiram esta busca com grande apreensão.

O contraste entre os dois acontecimentos é evidente: por um lado, temos uma barcaça com centenas de pessoas desesperadas (muitas delas crianças e mulheres) que fogem dos seus países e viajam em busca de um futuro melhor, depois de terem pago o seu bilhete investindo todas as suas poupanças; por outro lado, um pequeno submarino com quatro bilionários ocidentais, numa viagem de aventura para ver os restos do Titanic no fundo do oceano, numa viagem cujo bilhete custou 250.000 dólares. No ano passado, um deles gastou o dobro disso numa viagem ao espaço. Não queremos comentar o contraste absurdo entre os dois acontecimentos, muitos já o fizeram. Penso que estes factos falam por si. O que resta é a amargura perante a disparidade de reacções ao acontecimento: por um lado, uma indiferença geral em relação aos pobres náufragos e, por outro, uma apreensão mundial em relação ao punhado de multimilionários do Titan. Todos eles perderam a vida, os primeiros numa viagem desesperada pela sua sobrevivência e os segundos numa viagem de diversão pela emoção de uma aventura extrema.

II.

Há um leitmotiv (motivo) que se repete várias vezes nos evangelhos e que encontramos também no evangelho de hoje: "Quem guardar a sua vida para si, perdê-la-á, e quem perder a sua vida por minha causa, achá-la-á". Jesus repetiu esta frase várias vezes, pelo que devemos levá-la a sério. Em primeiro lugar, esta frase diz-nos que a vida deve ser gasta (perdida) por uma causa, por algo ou alguém. Caso contrário, não tem sentido. A questão do sentido da vida é a questão fundamental para nós, crentes. Se uma vida não tem sentido, não vale a pena ser vivida. Para nós, o sentido é Deus, fora do qual não há outro sentido. Aqueles que não acreditam em Deus concluem que a vida não precisa de ter sentido. Esta é a teoria sustentada pelo niilismo, ou seja, a doutrina filosófica que nega a existência de valores e verdades absolutas, pelo que a vida não tem sentido, a moral é um produto convencional, já não se acredita na divindade, nos valores e verdades absolutas. Ugo Foscolo, nas suas "Últimas Cartas de Jacopo Ortis", fala-nos do niilismo de Jacopo, que, devido à sua desilusão amorosa e sobretudo política (na Itália napoleónica), acabará por se suicidar. Na obra seguinte, "Dei sepolcri", Foscolo tenta encontrar uma solução para o desespero niilista, vendo nos sepulcros uma garantia de sobrevivência após a morte (graças à memória dos vivos).

O niilismo de Nietzsche, por outro lado, prevê a invenção de novos sentidos após o abandono de todo o significado dado. Pelo menos ele tinha percebido que um sentido (dado ou inventado) deve existir, caso contrário só resta o desespero total. Mas ele, com toda a sua inteligência, não compreendeu que um verdadeiro sentido não pode ser inventado, mas apenas recebido, acolhido. O que dá sentido à vida do homem não pode ser uma invenção do homem (o finito não pode produzir o infinito).

Galimberti, um filósofo com quem partilho muitas das suas análises, mas não as soluções que ele prevê, chama a este "niilismo", como já disse noutras ocasiões, o "hóspede inquietante" que espreita sobretudo os jovens de hoje, e prevê como solução um "niilismo ativo", em contraste com o niilismo passivo de muitos jovens que tentam fazer face ao desespero niilista recorrendo a soluções anestésicas (drogas, álcool, prazeres, etc.). Os niilistas activos, pelo contrário, são aqueles que se ocupam, trabalham, se empenham, são criativos... . Mas, tal como disse para a solução de Nietzsche, também esta tem o sabor de uma amarga ilusão.

III.

A solução para o niilismo que Jesus nos propõe é que Ele (Deus) é o sentido de tudo, porque tudo foi feito por Ele e tudo subsiste n'Ele. Por isso não há meias-medidas ou meias-verdades (como pensava Vattimo), mas apenas a Verdade na sua totalidade: "Eu sou a Verdade", e por isso não há meias-soluções ou meias-sequelas: "Quem ama o pai ou a mãe mais do que a mim, não é digno de mim; quem ama o filho ou a filha mais do que a mim, não é digno de mim". É uma escolha radical. Quando alguém se casa, deixa o seu pai e a sua mãe para se unir ao seu cônjuge. Isto não significa que deixará de amar os seus pais, mas que estes virão necessariamente depois do seu cônjuge. Mais ainda, quando alguém escolhe seguir Deus, isso não significa que deixará de amar os seus familiares, mas certamente o amor a Deus virá em primeiro lugar.

IV.

O que é que Jesus quer dizer com "perder a vida por minha causa"? Significa "investir" no que Ele disse no seu Evangelho e, assim, agir como ele, abraçando a sua causa. Em que consiste a sua causa? Ele diz-nos no Evangelho de hoje: tomar a sua cruz e segui-lo (isto é, dar a vida pelos outros como ele fez); acolher, isto é, escutar os profetas (aqueles que falam de Deus); acolher os justos; oferecer até um copo de água. Esta é a "causa" pela qual devemos perder a nossa vida e que nos permitirá reencontrá-la. Por outro lado, "aquele que guardou a sua vida para si mesmo perdê-la-á". É aos profetas e aos justos que nos falam de Deus que devemos dar ouvidos, e não aos falsos profetas ou aos falsos mestres que nos apresentam o não-sentido como sentido da nossa vida e só nos apresentam o desespero niilista.

V.

Para concluir. Quem, afinal, deu mais sentido à sua existência: os que morreram na tentativa de proporcionar um futuro mais digno para si e para os seus entes queridos, ou os que morreram apenas na busca de um gozo extremo?

Procuremos viver e "perder" a vida por uma causa justa, e então encontrá-la-emos, como Jesus nos prometeu.

Será que os bilionários do Titan que se aventuraram a ir ao fundo do mar para ver os restos inúteis do Titanic pensaram que essa experiência iria encher as suas vidas de significado? Na realidade, aquele submarino revelou-se mais do que um Titan um Tit-anão, tal como os destroços do Titanic no fundo do mar, que de titânico têm absolutamente nada.


- Na imagem de fundo: fotografia dos destroços do Titanic

- Na música de fundo: Titanic: My Heart Will Go On - James Horner / Céline Dion [cover para piano].

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