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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

Dici di amarmi... (John Keats)

Aggiornamento: 6 giorni fa


Commento al Vangelo della

 Lc 21,25-28.34-36


I.

In questi giorni ho visitato la casa dove John Keats, uno dei più grandi poeti del Romanticismo inglese, trascorse gli ultimi mesi della sua vita. Questo giovane poeta, affetto da tubercolosi, sperava che il clima mite di Roma lo aiutasse a guarire. Invece morì all'età di soli 25 anni proprio in quella casa, ora trasformata in un museo in suo ricordo, che si trova accanto alla scalinata di Trinità dei Monti.

Keats è ricordato come il poeta della bellezza, capace di cogliere il sublime anche nelle cose più semplici. Per lui, la bellezza e la verità erano inseparabili: "Beauty is truth, truth beauty,-that is all / Ye know on earth, and all ye need to know." ("La bellezza è verità, e la verità bellezza: - questo è tutto ciò che sappiamo sulla terra, e tutto ciò che dobbiamo sapere"). Ma Keats ci ha lasciato anche un'altra importante lezione, quella della "capacità negativa", l'abilità di vivere nell'incertezza, nel dubbio, senza affrettarsi a trovare risposte immediate. Questa virtù non è solo degli artisti, ma di tutti noi, soprattutto quando affrontiamo i momenti più complessi della vita. Lo psicoanalista britannico Wilfred Bion riprese questo concetto, collegandolo all'idea di attesa. Secondo Bion, la maturità della mente si misura nella capacità di sopportare il vuoto e di attendere, senza cercare scorciatoie. Chi non sa aspettare, diceva, rischia di diventare un "tossicodipendente" della gratificazione immediata, incapace di vivere il tempo dell'attesa come occasione di crescita. Keats stesso, nonostante le sue difficoltà - la salute fragile, le ristrettezze economiche, un amore tormentato e non corrisposto per Fanny Brawne - ci ha lasciato una riflessione luminosa sulla felicità: "Dove risiede la felicità? Nel vedere, nell'udire, / Nel respirare l'anima di tutte le cose, e nell'attendere." Attendere è un'arte, e noi uomini moderni spesso la ignoriamo. In una società che ci spinge verso gratificazioni rapide, rischiamo di diventare "tossicodipendenti spirituali", incapaci di vivere il mistero e di lasciare spazio a Dio per operare nelle nostre vite.

II.

In questa domenica inizia il tempo dell'Avvento, il tempo dell'attesa. Nel Vangelo appena ascoltato, Gesù ci parla di eventi drammatici: "Gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra." Ma subito dopo ci invita alla speranza: "Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina." Non è la fine che Gesù annuncia, come dicevamo l'altra domenica, ma un nuovo inizio. L'attesa di cui parla non è vuota, ma uno spazio di incontro con Dio. La parola "Avvento" significa "venuta" e condivide l'etimologia di "avventura": con il Natale, inizia l'avventura di Dio tra gli uomini, una novità assoluta che irrompe nel mondo. Ma per accogliere questa avventura, dobbiamo essere disposti a lasciare il "vecchiume", come Gesù ci invita: dissoluzioni, ubriachezze, affanni. Vivere il tempo dell'attesa significa vivere il tempo della fede, uno spazio dove Dio può operare, rinnovarci e prepararci a qualcosa di grande. Non è un'attesa vana, ma piena di fiducia nella sua venuta.

III.

Per concludere.

John Keats è sepolto nel suggestivo Cimitero Acattolico di Roma, accanto alla Piramide Cestia. Sulla sua lapide non c'è il suo nome, ma un epitaffio struggente scelto da lui stesso: "Here lies One Whose Name was writ in Water." ("Qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua"). Con questa frase, Keats esprimeva la sua convinzione che la sua vita e la sua opera sarebbero state dimenticate, svanendo come parole scritte sull'acqua. Ma non è stato così: il suo nome è scolpito nella storia della poesia mondiale. Anche noi, a volte, ci lasciamo angustiare dal pensiero della morte, temiamo che nulla di noi resterà, che saremo dimenticati, che i nostri gesti e le nostre scelte svaniranno nel nulla. Ma Gesù ci ha fatto una promessa ancora più grande: i nostri nomi non sono scritti sull'acqua, ma nei cieli.

In una bella e sconsolata poesia alla sua amata, Keats scriveva: "Dici di amarmi..." e invece l'amore svanisce come un'ombra. Lui, che era un grande poeta e conosceva la forza delle parole, sapeva anche che le parole, per quanto alte e liriche, se non diventano azione, rimangono solo belle parole. L'amore di Dio non è un amore che svanisce nell'ombra, non è fatto di sole parole. È un amore che si è fatto carne, che è venuto in questo mondo per stare con noi, per sempre. E allora, in questo tempo di Avvento, siamo chiamati anche noi a trasformare le parole d'amore in gesti d'amore. Non diciamo alle persone soltanto con le parole che le amiamo, ma amiamole davvero, prendendoci cura di loro con gesti concreti. Perché il Natale è questo: "Verbum caro factum est", (la Parola, la Poesia si è fatta carne), e cioè l'amore è davvero amore solo quando si incarna, altrimenti come ci ricorda Keats, svanirà come un'ombra.


(NB. Durante il tempo di Avvento potrai trovare un mio pensiero sul Vangelo del giorno nella sezione dei commenti "Feriali" di qumran2.net ).

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Ti invito a guardare il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo) ispirato al Vangelo della Domenica, che puoi trovare (generalmente a partire da ogni mercoledì) sul mio profilo Facebook Instagram e TikTok, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage.

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