top of page
Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

🇮🇹 UNA NOTTE SUL MONTE CALVO 🇵🇹 UMA NOITE NA MONTANHA CARECA


🇮🇹 UNA NOTTE SUL MONTE CALVO

(Testo e video in 🇮🇹 italiano)

Una riflessione per la XII Domenica del Tempo Comune (25–6-2023)

< Mt 10,26-33 (Non abbiate paura)

I.

Quando l’anno scorso la Russia invase l’Ucraina, si è percepita in Europa una diffusa sensazione di paura, perché lo spettro della guerra che da 70 anni era sparito, si era riaffacciato in modo minaccioso. Come per reazione si scatenò nel mondo una ritorsione contro tutto ciò che era russo. Non solo ci fu l’embargo e il boicottaggio dei prodotti made in Russia, ma ci fu un ostruzionismo anche in campo culturale, con la cancellazione di rappresentazioni di opere russe dai teatri e anche dai corsi universitari (ricordo che il giovane genio pianista russo Alexander Malofeev dovette sospendere i suoi concerti internazionali). Ma la cancellazione della produzione artistica russa si è rivelato un danno non tanto per la Russia, che rimase coi suoi capolavori, ma per il mondo. Come possiamo pensare di privarci dei capolavori mondiali di Dostojevski, Tolstoy, Chekov, Gogol, Bulgakov? O dei grandi musicisti come Čajkovskij, Stravinskij, Prokof'ev, o il mio preferito Rachmaninov (di cui Malofeev è un grande interprete).

II.

Tra i grandi musicisti russi c’è il grande (anche se da noi non molto conosciuto) Modest Musorgskij famoso per la sua composizione originalissima "Una notte sul Monte Calvo" considerata una delle pietre miliari della musica russa.

Questo poema sinfonico si rifà ai comuni riti folklorici della Russia e Ucraina. Il Monte cui fa riferimento il compositore è il Lysa Hora (letteralmente “monte privo di tratti distintivi”, “monte sterile” o “monte calvo”), una grande collina dell’Ucraina nei pressi della capitale Kiev. Viene descritta la celebrazione di un Sabba, e cioè l’aduno notturno di streghe, demoni e altre creature sovrannaturali per rinnovare i loro poteri magici proprio nella notte di San Giovanni, in occasione del solstizio d'estate. Questo rituale rappresenta un'immersione nell'inconscio, un viaggio verso le profondità della psiche umana dove le streghe e le creature sovrannaturali che partecipano al Sabba possono essere interpretate come archetipi o simboli degli aspetti più oscuri e reconditi della mente umana e delle paure e ansie interiori, delle quali siamo sempre in balia. Questa lotta viene magistralmente descritta da Musorgskij con una musica minacciosa e a volte angustiante (che sentiamo in sottofondo nella versione pianistica). Quando la notte finisce si ode in lontananza il suono di una campana e il canto dei sacerdoti che insieme all'arrivo della luce del giorno, dissolvono i riti magici e le paure. La musica da angustiante di trasforma in musica rilassante.

Ancora oggi in Europa sono sopravvissuti dei rimasugli della festa pagana delle streghe che secondo la leggenda si riuniscono proprio in occasione del solstizio d'estate. Come la festa di tutti i santi si è sovrapposta alla festa pagana di Halloween, così questi riti furono soppiantati dalla celebrazione della festa di San Giovanni che con l'acqua del battesimo lava via ogni male.

III.

Il vangelo di questa domenica ci parla proprio di Gesù che ci invita a liberarci dalle nostre paure, da quelle streghe che ci portiamo sempre appresso e attanagliano la nostra vita. "Non abbiate paura!". Ce lo dice tre volte oggi il Signore. E sembra che in tutta la Bibbia quest'invito a non temere, a non avere paura è ripetuto 365 volte, il numero dei giorni dell'anno, quasi a significare che ogni giorno il Signore ci dice di non avere paura.

Eppure, nonostante che Dio ci ripeta ogni giorno di non temere, noi continuiamo in ostaggio della paura. Quante streghe si aggirano ancora nel nostro tempo e nella nostra vita e continuano ad angustiarci: epidemie, disastri naturali, guerre, contrasti, incomprensioni, cattiverie... E Gesù ci dice ancora oggi: "Non abbiate paura"!

In questo mondo di falsità, di bugie, di calunnie e fake news, Gesù ci dice ancora: "Non abbiate paura" di dire la verità, di annunciarla dalle terrazze, dai tetti, e in ogni situazione in cui ci troviamo a vivere. La verità che dobbiamo annunciare è Gesù stesso. Anche se sembra che la verità oggigiorno non interessa più a nessuno, non fa niente, continuiamo ad annunciarla perché alla fine, la verità sarà disvelata.

In questo mondo di violenze e di guerre Gesù ci dice "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima". Potranno distruggere il nostro corpo o le nostre cose, ma non distruggeranno la nostra anima, e cioè la nostra essenza, il nostro essere.

In questo tempo in cui ci sentiamo così insicuri e esposti alla precarietà (società liquida, direbbe Bauman) e a volte ci sentiamo magari soli, senza nessuno che si preoccupo per noi, ecco che Gesù ci dice “Non abbiate paura”, io conosco il numero dei vostri capelli. La paura appare soprattutto perché ci sentiamo soli, ma Gesù ci dice che non siamo soli mai, neanche quando moriremo, non saremo soli: nemmeno un passerotto che è un esserino insignificante non muore senza che Dio lo sappia. Immaginiamoci allora noi, suoi figli?

IV.

Se Gesù ci dice di non avere paura, smettiamola davvero di avere paura di tante cose e cominciamo a fidarci di Lui. O forse pensiamo che anche Lui faccia promesse elettorali che poi non vengono mantenute? O giuramenti da marinai che vengono sempre disattesi? Pensiamo davvero che Gesù sia un politico lestofante o un marinaio malandrino?

Da questo possiamo misurare la nostra fede o mancanza di fede in Dio: se sento di essere una persona che vive prevalentemente nella paura o nella fiducia. La paura è segno della mancanza di fiducia, di fede in Dio.

V.

Per concludere. Modest Musorgskij con la sua notte sul monte Calvo sembra descrivere la parabola della vita umana: dopo la lotta contro le nostre paure, i timori si dissolvono con l'arrivo della luce, della fede (simbolizzati dal suono delle campane e dei cori dei monaci). Potremmo dire che al monte Calvo ricrescono i capelli.

Ecco che allora mi piace descrivere la parabola della vita come un viaggio che può essere compiuto scegliendo tra due treni: il treno dei credenti che a un certo punto entrerà in un tunnel (della morte) ma che sfocerà in una nuova terra, piena di luce, per iniziare un nuovo viaggio, infinitamente più strabiliante del primo ("chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli"); l'altro treno è quello dei non credenti, che anche lui alla fine entrerà entrerà nel tunnel (della morte) ma il suo viaggio si concluderà lì nel tunnel, e tutti i passeggeri scompariranno nel nulla ("chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli").

Stiamo attenti allora a non sbagliare treno, perché se saliamo su quello dei non credenti, non meravigliamoci poi di avere sempre paura.


  • Immagine di fondo: Ritratto di Modest Mussorgsky

  • Musica di sottofondo: Mussorgsky-Berezovsky: Night on Bald Mountain



🇵🇹 UMA NOITE NA MONTANHA CARECA

(Texto e vídeo em 🇵🇹 português)

Uma reflexão para o XII Domingo do Tempo Comum (25-6-2023)

< Mt 10,26-33 (Não tenhais medo)

I.

Quando a Rússia invadiu a Ucrânia no ano passado, houve um sentimento generalizado de medo na Europa, porque o espetro da guerra, que tinha desaparecido durante 70 anos, tinha reaparecido de forma ameaçadora. Como que em reação, foi desencadeada no mundo uma retaliação contra tudo o que era russo. Não só houve embargo e boicote aos produtos fabricados na Rússia, como também houve obstrucionismo no campo cultural, com o cancelamento de representações de obras russas nos teatros e até nos cursos universitários (lembro-me que o jovem génio pianista russo Alexander Malofeev teve de suspender os seus concertos internacionais). Mas o cancelamento da produção artística russa revelou-se prejudicial não tanto para a Rússia, que permaneceu com as suas obras-primas, mas para o mundo. Como é que podemos pensar em privar-nos das obras-primas mundiais de Dostoiévski, Tolstoi, Tchekov, Gogol, Bulgakov? Ou de grandes músicos como Tchaikovsky, Stravinsky, Prokofiev, ou o meu favorito Rachmaninov (de quem Malofeev é um grande intérprete).

II.

Entre os grandes músicos russos encontra-se o grande (embora não tão conhecido por nós) Modest Mussorgsky, famoso pela sua composição altamente original "Uma Noite na Montanha Calva", considerada um dos marcos da música russa.

Este poema sinfónico baseia-se nos rituais folclóricos comuns da Rússia e da Ucrânia. A montanha a que o compositor se refere é a Lysa Hora (literalmente "montanha sem traços distintivos", "montanha estéril" ou "montanha careca"), uma grande colina na Ucrânia, perto da capital Kiev. Descreve a celebração de um Sabbath, ou seja, a reunião nocturna de bruxas, demónios e outras criaturas sobrenaturais para renovarem os seus poderes mágicos na noite de São João, o solstício de verão. Este ritual representa uma imersão no inconsciente, uma viagem às profundezas da psique humana, onde as bruxas e as criaturas sobrenaturais que participam no Sabbath podem ser interpretadas como arquétipos ou símbolos dos aspectos mais obscuros e recônditos da mente humana e dos medos e ansiedades interiores de que estamos sempre à mercê. Esta luta é magistralmente descrita por Mussorgsky com música sinistra e por vezes angustiante (que ouvimos ao fundo na versão para piano). Quando a noite termina, ouve-se ao longe o som de um sino e o canto dos sacerdotes, que, juntamente com a chegada da luz do dia, dissolve os ritos mágicos e os medos. A música passa de angustiante a relaxante.

Ainda hoje subsistem na Europa vestígios da festa pagã das bruxas, que, segundo a lenda, se reúnem precisamente no solstício de verão. Tal como a festa de Todos os Santos se sobrepunha à festa pagã do Halloween, também estes ritos foram suplantados pela celebração da festa de S. João, que, com a água do batismo, lava todos os males.

III.

O evangelho deste domingo fala-nos precisamente de Jesus que nos convida a libertarmo-nos dos nossos medos, dessas bruxas que trazemos sempre connosco e que nos agarram a vida. "Não tenhais medo!" O Senhor diz-nos isto três vezes hoje. E parece que, em toda a Bíblia, este convite a não temer, a não ter medo, se repete 365 vezes, o número de dias do ano, como se quisesse significar que todos os dias o Senhor nos diz para não ter medo.

No entanto, apesar do facto de Deus nos dizer todos os dias para não termos medo, continuamos reféns do medo. Quantas bruxas ainda rondam o nosso tempo e a nossa vida e continuam a angustiar-nos: epidemias, catástrofes naturais, guerras, desavenças, incompreensões, maldades... E Jesus ainda hoje nos diz: "Não tenhais medo"!

Neste mundo de falsidade, de mentiras, de calúnias e de fake news, Jesus diz-nos de novo: "Não tenhais medo" de dizer a verdade, de a anunciar dos terraços, dos telhados, ou seja, em todas as situações em que nos encontramos. A verdade que devemos anunciar é o próprio Jesus. Mesmo que hoje pareça que a verdade não interessa a ninguém, não faz mal, continuemos a anunciá-la porque, no fim, a verdade revelar-se-á.

Neste mundo de violência e de guerras, Jesus diz-nos: "Não tenhais medo daqueles que matam o corpo, mas não têm poder para matar a alma. Eles podem destruir o nosso corpo ou as nossas coisas, mas não destruirão a nossa alma, isto é, a nossa essência, o nosso ser.

Neste tempo em que nos sentimos tão inseguros e expostos à precariedade (a sociedade líquida, diria Bauman) e, por vezes, nos sentimos talvez sozinhos, sem ninguém que se preocupe connosco, eis que Jesus nos diz: "Não tenhais medo", conheço o número dos vossos cabelos. O medo aparece sobretudo porque nos sentimos sós, mas Jesus diz-nos que nunca estamos sós, nem mesmo quando morrermos, não estaremos sós: nem mesmo um pardal, que é uma criaturinha insignificante, morre sem que Deus o saiba. Imaginemos então nòs que somos seus filhos?

IV.

Se Jesus nos diz para não termos medo, deixemos realmente de ter medo de tantas coisas e comecemos a confiar nele. Ou será que pensamos que também Ele faz promessas de eleição que depois são quebradas? Ou promessas de marinheiro que são sempre quebradas? Será que achamos mesmo que Jesus é um político vigarista ou um marinheiro maltrapilho?

Podemos medir a nossa fé em Deus por isto: se me sinto uma pessoa que vive predominantemente no medo ou na confiança. O medo é um sinal de falta de confiança, de fé em Deus.

V.

Para concluir. Modest Mussorgsky, com a sua "Uma Noite na Montanha Careca", parece descrever a parábola da vida humana: depois da luta contra os nossos medos, estes dissolvem-se com a chegada da luz, da fé (simbolizada pelo som dos sinos e do coro dos monges). Poderíamos dizer que a Montanha Careca volta a ter cabelo.

Gostaria então de descrever a parábola da vida como uma viagem que pode ser feita escolhendo entre dois comboios: o comboio dos crentes, que a certa altura entrará num túnel (da morte) mas que desembocará numa nova terra, cheia de luz, para iniciar uma nova viagem, infinitamente mais linda do que a primeira ("quem me reconhecer diante dos homens, também eu o reconhecerei diante de meu Pai que está nos céus"); o outro comboio é o dos incrédulos, que também acabará por entrar no túnel (da morte) e a viagem terminará aí, e todos os passageiros desaparecerão no nada ("quem me negar diante dos homens, também eu o negarei diante de meu Pai que está nos céus").

Prestamos atenção para não errar de comboio, pois se entrarmos no comboio dos não crentes, não nos admiremos depois de estarmos sempre com medo.


- Imagem de fundo: Retrato de Modest Mussorgsky

- Música de fundo: Mussorgsky-Berezovsky: Night on Bald Mountain



25 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2 Post
bottom of page