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Immagine del redattore P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

VOLARE IN ALTO

VOLARE IN ALTO Una riflessione per Domenica 5-07-2020 < Mt 11,25-30


I.

Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui ci sentiamo stanchi e oppressi. Come per esempio in questi giorni che stiamo vivendo, reduci da un periodo angustiante di lockdown, di paure dei contagi, di notizie di morte, di incertezza riguardo al futuro. Oltre a ciò esplodono tensioni accumulate lungo tanto tempo, ci ritornano nella mente e nel cuore tante cose dolorose che abbiamo vissuto e siamo presi dallo sconforto.

Per questo scendono come balsamo sulle nostre ferite le parole di Gesù: “Venite a me voi tutti stanchi e oppressi, ed io vi darò ristoro”. Ci invita ad andare da Lui, così come siamo. Non per essere giudicati o ammaestrati, ma per essere rincuorati, per ricevere sollievo, consolazione. Per ricevere le sue carezze e i suoi baci, per farci asciugare le nostre lacrime.

Ci invita a prendere il suo giogo sopra noi. Come sapete, il giogo è quello strumento che unisce due animali da tiro per fare dei lavori. Da “giogo” deriva anche la parola “coniuge”, in latino “cum iugum”, ossia due persone unite che procedono trascinando insieme i pesi. Gesù non ci dice che cancellerà il nostro peso, il dolore, le difficoltà, le sofferenze. Ma che ci aiuterà a portarle: “cum iugum”. E dunque tutto sarà più dolce e leggero.

II.

Quando Gesù pronunciò queste parole, anche lui era reduce da um momento difficile: Giovanni Battista, constatando l’inazione di Gesù gli aveva mandato qualcuno a chiedergli: “ma sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Contrariamente all’austero Giovanni Battista, Gesù era chiamato mangione e beone; le città sul lago non lo avevano accolto; le folle lo avevano abbandonato... Dunque Lui sa perfettamente cosa significa essere stanchi, incompresi, oppressi e per questo sa benissimo che cosa proviamo noi nei momenti di stanchezza e scoramento. Lui non promette di eliminare i pesi, ma si offre per aiutarci a portarli, così che il carico diventa più leggero. (Anche domenica scorsa ci aveva detto di prendere la nostra croce, non di abbandonarla o eliminarla).

Impariamo anche a consolare quelli che si sentono schiacciati dai loro pesi. Tante volte basta solo dedicare un po’ del nostro tempo a coloro che si sentono stanchi e oppressi, ascoltare le loro preoccupazioni perché loro si sentano un poco risollevati e non si sentano soli con il loro dolore.

III.

Gesù ci invita ad essere come Lui, miti e umili. Non dobbiamo lasciare che la stanchezza e l’oppressione ci abbruttiscano e ci facciano rivoltare con rancore contro tutto e tutti, ma dobbiamo affrontare tutto con mansuetudine. Anche Gesù ha portato la sua croce, il suo giogo. Gesù non ci libera dal giogo, ma lo porta insieme a noi. Non si può fuggire dal dolore, dalle contraddittorietà, dalla stanchezza, dall’oppressione. Quando soffriamo, Gesù è lì con noi, soffrendo con noi, alleviando così la nostra sofferenza. Così il giogo diventa più dolce e leggero. Impariamo dunque a caricare i pesi, a convivere con le nostre debolezze, con i nostri errori, con i nostri limiti.

Rifugiarci nel Signore vuol dire diventare anche un poco immuni al dolore, che se non scompare per lo meno diventa un po’ più leggero, perché impariamo a dare importanza a ciò che è veramente importante e che conta veramente nella vita e a ignorare quello che è inutile, e che non deve e non può ferirci. IV.

Questo è espresso magnificamente nei bellissimi versi attribuiti alla poetessa Alda Marini, con i quali voglio concludere questa riflessione:

“E poi la vita ci insegna che bisogna sempre volare in alto... più in alto dell’invidia, del dolore, della cattiveria... Più in alto delle lacrime, dei giudizi. Bisogna sempre volare in alto, dove certe parole non possono offenderci, dove certi gesti non possono ferirci, dove certe persone non potranno arrivare mai”.



(eziolorenzobono@hotmail.com)

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