IO NON SO PARLAR D’AMORE. Una riflessione per Domenica 23-08-2020 < Mt 16,13-20 (XXI, TC-A).
I. Negli anni 50 e 60 nei teatri di tutto il mondo venne rappresentato il capolavoro di Diego Fabbri: “Processo a Gesù” (mi ricordo che anche in Seminario negli anni 70 rappresentammo quest’opera teatrale dove io facevo la parte di Giuda!). In questo nuovo processo moderno a Gesù, venivano chiamati a deporre davanti a dei giudici ebrei, i vari protagonisti coinvolti in quella vicenda: Pilato, Caifa, Maria, Giuseppe, anche i discepoli Pietro, Giovanni, Giuda. Prima del giudizio finale, il giudice interpellava anche il pubblico tra il quale all’insaputa erano frammisti altri attori, e chiedeva: “chi è per voi Gesù?” E questi davano la loro toccante testimonianza. E sembra che anche altri, non attori, intervenivano testimoniando con parole altrettanto toccanti il loro amore per Gesù. Alla fine il giudice sentenziava: “Perché non lo gridate forte, dovunque e sempre, quel che avete detto stasera? Tutti dovete gridarlo! Tutti! Perché altrimenti si ripete anche per voi, quello che accadde per noi, allora. Di rinnegare… di condannare… di crocifiggere Gesù. Io debbo ormai proclamare… alto… e al cospetto di tutti… che non so ancora se Gesù di Nazareth sia stato quel Messia che noi aspettavamo… non lo so… ma è certo che Lui, Lui solo, alimenta e sostiene da quel giorno tutte le speranze del mondo! E io lo proclamo innocente… e martire… e guida…” II. Quella di Diego Fabbri era solo un’opera letteraria, però quello che racconta succede veramente anche a noi. Io penso che tutti noi qui presenti se ci chiedessero “chi è Gesù per te?” avremmo delle risposte toccanti, parole bellissime, ma che non diremo mai. Il perché non lo sappiamo, forse per pudore, o forse perché abbiamo sentimenti confusi, o forse perché non sappiamo parlare d’amore... così come tante volte siamo incapaci di dire alle persone che amiamo quanto vogliamo bene loro. III. Penso che anche molte altre persone che non vengono mai in Chiesa, se domandassero loro “chi è Gesù per te?” potrebbero rispondere cose bellissime. Ma non le diranno mai. Perché pensiamo che l’amore per Dio, per Gesù dev’essere qualcosa di intimo, che non si deve mettere in piazza. Testimoniare la nostra fede, il nostro amore a Gesù fa bene più a noi che a Lui, perché ci conferma nella fede e modella il nostro cuore, la nostra mente, la nostra anima, definisce la nostra identità, ci rende più forti. Invece rimaniamo muti correndo il rischio non solo di non testimoniare, ma di rinnegare, condannare, crocifiggere di nuovo Gesù, come fu fatto duemila anni fa e come si ripete in ogni tempo. IV. Chiediamo a Gesù di aiutarci a saper esternare il nostro amore per Lui e testimoniarlo senza vergogna, anche con piccoli gesti come per esempio portare al collo una croce; appendere nella nostra casa un crocifisso o un’immagine sacra; mettere un rosario o un simbolo religioso nella nostra automobile o sulla scrivania al nostro posto di lavoro; mettere una frase religiosa sul nostro profilo di Whatsapp o di Facebook o qualsiasi altro network; nei nostri discorsi intercalare “grazie a Dio”, “se Dio vuole”, “mio Dio”, ”Dio solo sa”, “che Dio ti benedica”, etc. Piccoli segni ma che dicono chiaramente a chi apparteniamo. Non dobbiamo vergognarcene, ricordandoci che Gesù ci disse: “chi non mi rinnegherà davanti agli uomini, neanch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio”. V. Restiamo ora un minuto in silenzio per rispondere a Gesù che chiede a ciascuno di noi: “Chi sono io per te?”. Vediamo di rispondere non con la mente, ma con il cuore. E se non riusciamo o non sappiamo cosa dire, diciamogli con il cuore in mano e con totale sincerità: “Signore, io non so parlare d’amore, ma Tu mi conosci meglio di me stesso e sai chi e che cosa Tu sei per me”.
(eziolorenzobono@hotmail.com)

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