IL BACIO DI GESÙ (Fëdor Dostoevskij)
- P. Ezio Lorenzo Bono, CSF

- 19 ore fa
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Commento al Vangelo della
III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (14/12/2025)
Vangelo: Mt 11,2-11
I.
Nel famoso romanzo e capolavoro di Fëdor Dostoevskij, I Fratelli Karamazov, Ivàn Karamazov racconta al fratello Aleksej (Alëša) una storia di sua invenzione, sulla figura del Grande Inquisitore. Siamo nella Spagna del 1500, nei tempi della “Santa Inquisizione”, e Gesù (anche se mai nominato esplicitamente) appare e viene riconosciuto dalla folla. Dopo aver risuscitato una bambina di sette anni viene fatto imprigionare dal Grande Inquisitore, il quale lo raggiunge poi in prigione per interrogarlo. Gli dice: “Perché sei venuto a infastidirci?... Io non so chi tu sia né voglio sapere se tu sia proprio Lui o gli somigli, ma domani ti condannerò, ti brucerò sul rogo come il più empio degli eretici...”. Dopo un lungo discorso in cui rinfaccia a Gesù tutti i suoi errori, gli dice: “Perché mi fissi in silenzio, con il tuo sguardo mite e penetrante? Adirati, io non voglio il tuo amore perché io stesso non ti amo”. Alla fine, come risposta, Gesù gli si avvicina e gli dà un bacio. L'Inquisitore sussultò meravigliato, poi gli apre la porta della cella e gli dice: “Vattene e non venire più... mai più, mai più!”. E lo lascia andare per le oscure vie della città.
II.
Con questo racconto non voglio dire che Giovanni Battista sia come il Grande Inquisitore che interroga Gesù, anche perché in questo caso, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa terza domenica di Avvento, è il Battista che è in prigione e non Gesù. In comune però, il Battista e l'Inquisitore hanno l'incomprensione di chi sia realmente Gesù. L'Inquisitore dice a Gesù: “non so chi tu sia né voglio sapere se tu sia proprio Lui o gli somigli”, e Giovanni Battista gli manda a chiedere: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Giovanni Battista non comprende perché Gesù stia agendo in quel modo, esattamente al contrario di quanto lui aveva profetizzato. Infatti il Messia avrebbe dovuto condannare tutti i malvagi e i peccatori (vi ricordate il Vangelo di domenica scorsa, dove parlava di ira, fuoco, scure...?) e invece resta scandalizzato quando viene a sapere che Gesù banchetta coi pubblicani e le prostitute, tocca e guarisce gli impuri, dice solo parole dolci a ognuno... Possiamo capire la confusione del Battista, che vedeva crollare tutta la sua predicazione. “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Più che una domanda, risuona come una minaccia: “O ti metti a fare seriamente il Messia (castigamatti), oppure noi ne aspettiamo un altro”.
Il Battista aveva moltissimi seguaci (followers), molti di più di Gesù. Se non fosse stato in prigione forse avrebbe fatto irruzione nei banchetti incriminati e avrebbe sferzato tutti, compreso Gesù. Avrebbe “finalmente” dato una lezione a Gesù su come deve fare il Messia. Mi viene in mente qui quella “leggenda metropolitana” che racconta del concorso per trovare un sosia di Charlie Chaplin, al quale lo stesso Chaplin partecipò in incognito e arrivò ventesimo nella classifica. La morale di questa “buffa storia” (anche se probabilmente non è mai avvenuta) è che se segui l'opinione degli altri tu non andrai mai bene a fare niente, neppure per essere te stesso.
Gesù però, nonostante le pressioni del cugino, non indietreggia nemmeno di un passo, non risponde male a chi vuole insegnargli a fare il Messia, non inveisce, ma risponde con il “bacio di Dio”: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. E conclude: “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.Gesù non condanna il Battista, anzi di lui dice quelle parole bellissime: “fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. Però lo colloca al suo posto, nel passato, tra i “nati da donna”, dove vigeva una visione “diversa” di Dio (nella citazione di Isaia sui ciechi e gli zoppi che guariscono, Gesù taglia la parte finale dove si parla della vendetta di Dio). Ora però, nel presente e nel futuro di Gesù, tra i “nati dal cielo” vige una nuova visione di Dio, e chi prima era il più grande (Giovanni Battista) ora è l'ultimo: “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.
III.
In conclusione.
Anche noi, come Giovanni Battista, siamo a volte tormentati da crisi di fede, e a volte, come il Grande Inquisitore, imprechiamo contro Dio e lo accusiamo dei mali che succedono nella nostra vita e nel mondo, o per lo meno lo accusiamo di non intervenire per risolvere il problema del male nel mondo e cancellare la nostra sofferenza. Come loro due anche noi, a volte, gli chiediamo: “Ma sei davvero tu il Messia?”. In quei momenti di afflizione mettiamoci davanti alla croce di Gesù, guardiamo con amore il suo volto senza dire nulla, e sentiremo che Lui guarisce le nostre ferite e ci dà il suo bacio.
*Un pensiero al giorno per prepararsi al Natale.
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