Commento al Vangelo della
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/09/2024)
Mc 9,38-43.45.47-48
I.
Nel suo recente viaggio in Asia, Papa Francesco si è pronunciato nuovamente riguardo al pluralismo religioso, come ha fatto molte altre volte, suscitando ancora una volta reazioni da parte della componente più conservatrice della Chiesa. Alcuni movimenti conservatori sostengono che l'apertura del Papa verso le altre religioni possa diluire l'importanza del cristianesimo. Alcuni arrivano persino a dire: “Questo non è il nostro Papa”, esprimendo una chiara opposizione alle sue posizioni sul dialogo interreligioso e sulla pluralità religiosa. Uno dei temi principali di contestazione riguarda l'idea che tutte le religioni possano essere viste come “linguaggi” che portano a Dio, in quanto esiste un unico Dio, e le diverse fedi offrono percorsi differenti per avvicinarsi a Lui.
Tuttavia, Papa Francesco non intende affermare che tutte le religioni siano uguali o che il cristianesimo perda la sua centralità. Il suo messaggio si concentra sull'importanza della fraternità universale, del rispetto reciproco tra le fedi, e sulla necessità di costruire ponti di dialogo per promuovere la pace e la giustizia nel mondo. Questo approccio è in perfetta armonia con il Concilio Vaticano II, che riconosce la possibilità che persone di altre fedi possano anch'esse essere toccate dalla grazia di Dio, pur mantenendo la centralità del cristianesimo nella salvezza.
Il grande teologo cattolico Karl Rahner ha introdotto l'idea di “cristiani anonimi”, ampliando la comprensione tradizionale della salvezza cristiana. Rahner riconosce che la grazia di Dio opera non solo all'interno delle comunità esplicitamente cristiane, ma anche in coloro che, pur non conoscendo Cristo o non identificandosi formalmente come cristiani, vivono comunque in accordo con i valori cristiani.
Anche l'antica idea di"Extra Ecclesiam nulla salus" ("Al di fuori della Chiesa non c'è salvezza"), originariamente letta in modo più rigoroso e esclusivo, oggi viene interpretata in un senso più inclusivo e dialogico. Si afferma che la salvezza è mediata dalla Chiesa, ma Dio può salvare anche chi non è visibilmente membro della Chiesa, purché viva secondo la propria coscienza e la verità che ha conosciuto. Si ritiene che queste persone possano essere unite misteriosamente alla Chiesa, anche se non ne fanno parte in modo visibile. In questo modo, si “allarga” il concetto di Chiesa, intesa come “corpo di Cristo”, di cui Cristo è il capo e l'umanità intera sono le membra.
II.
Niente di nuovo sotto il sole. Fin dai primi tempi, come ci racconta San Paolo, ci sono state divergenze di opinioni all'interno della Chiesa. Lo vediamo anche nel Vangelo di questa domenica, che ci parla del tentativo degli apostoli di escludere o interdire chi non appartiene alla loro cerchia perché "non è dei nostri". Gesù però li corregge subito: “Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,39-40).
Gesù, quindi, accoglie tutti, non fa discriminazioni tra "i nostri" e "gli altri". Per Lui, tutti sono "nostri", tutti appartengono a Cristo, perché tutti sono stati creati in Cristo Gesù, anche quelli che non lo sanno o non conoscono Cristo. Questi sono i "cristiani anonimi", cioè tutti gli uomini creati in Cristo, ma che non portano espressamente il nome di "cristiani". Di conseguenza, oltre a dire che “Fuori dalla Chiesa non c'è salvezza”, possiamo affermare con forza che “Fuori da Cristo non c'è salvezza”. Questo, Papa Francesco lo sa molto bene: solo Cristo è la Via, la Verità e la Vita, ma ciò non implica l'esclusione di nessuno, perché tutti sono stati creati in Cristo Gesù.
III.
In conclusione, allora perché dovrei appartenere alla Chiesa, se posso salvarmi anche fuori di essa?
Se mi pongo questa domanda, è segno che non ho capito proprio nulla. Sarebbe come se, dopo tanti anni vissuti insieme a una persona che amiamo, questa ci dicesse: “Perché dovrei continuare a stare con te, se posso essere felice anche senza di te?”. La nostra risposta, con profonda delusione, sarebbe: “Dopo tanti anni, non l'hai ancora capito?”.
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