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UNA STORIA CHE CONTINUA


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Commento al Vangelo della festa di

Visualizza Mt 10,17-22


Secondo i dati più recenti di "Open Doors", nel mondo circa 380 milioni di cristiani vivono in situazioni di persecuzione grave o estrema. Comunità intere costrette a nascondersi, chiese distrutte, famiglie spezzate. Pensiamo ai massacri quotidiani in Nigeria, ma anche ad altre regioni dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia. Cristiani uccisi non perché violenti, non perché armati, ma semplicemente perché cristiani.

Santo Stefano, la cui festa celebriamo oggi, è il primo anello di una catena che attraversa i secoli. Chiamarlo protomartire rischia quasi di farci pensare a qualcosa di lontano, di concluso, di archiviato nei primi secoli della Chiesa. In realtà, Stefano non è il primo di una serie finita, ma - come abbiamo visto - il primo di una storia che continua ancora oggi.

Gesù ci aveva avvisati: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome».Gesù non nasconde il prezzo della sequela, però garantisce: «Chi persevererà fino alla fine sarà salvato».I martiri - da Stefano fino a oggi - non sono morti invano. La loro morte non è una sconfitta, ma una testimonianza.

Essere cristiani non vuol dire uccidere per i propri ideali, semmai - ed è questo che li distingue radicalmente da altre religioni o ideologie- essere pronti, se necessario, a farsi uccidere per essi.


 
 
 

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